Comunicato stampa inaugurazione della mostra: “Porrajmos: lo sterminio dimenticato degli zingari”

Comunicato stampa
Inaugurazione della mostra: “Porrajmos: lo sterminio dimenticato degli zingari”
Oggi, 21 gennaio, alle ore 11.15 all’IPSAS “Aldrovandi-Rubbiani” è stata inaugurata ufficialmente la mostra dal titolo “Porrajmos: lo sterminio dimenticato degli zingari” che rimarrà aperta alle classi di ogni ordine e grado prolungata fino al 15 febbraio.
La mostra si colloca nell’ambito delle iniziative sul tema della memoria dello sterminio operato dal nazifascismo contro ebrei, zingari, omosessuali, disabili, oppositori politici e tutte le altre categorie considerate da questi regimi “non degne di vivere”. È giusto ricordare che il 27 gennaio 1945, quando fu liberato il campo di Auschwitz-Birkenau, furono trovate vive solo 4 persone Rom dei circa 23.000 che vi erano stati reclusi, all’interno della sezione denominata zigeunerlager (il campo degli zingari).
Un gruppo di circa 100 studenti delle classi quinte dell’Istituto, guidati dal prof. Pino De March, hanno visitato la mostra e assistito con interesse agli interventi dei curatori e di tre mediatori culturali Rom e Sinti che hanno portato la testimonianza viva delle antiche e nuove discriminazioni.
Nel portare il saluto della scuola, la vicepreside Daniela Mattei ha sottolineato la valenza educativa dell’iniziativa e il pieno sostegno dell’Istituto nell’ospitare la mostra e favorire la visita anche delle classi di altre scuole di Bologna.
Il prof. Matteo Vescovi per il Cesp (Centro Studi Scuola pubblica) ha spiegato che questa iniziativa si colloca all’interno di un percorso di aggiornamento rivolto a tutti gli insegnanti della Regione, che vuole tenere insieme la memoria delle tragedie passate con l’attualità dell’emarginazione e discriminazione degli zingari.
La prof.ssa Bianca Maria Cattabriga per l’MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) ha sottolineato come la scuola debba valorizzare le tante diversità che la compongono, tra cui quella della cultura romanes.
La discussione è proseguita con una riflessione di Mario Abbiezzi, ideatore della mostra, sul valore della memoria e sull’utilità di studiare nelle scuole le tragedie del passato e di averle sempre presenti per sviluppare i giusti anticorpi contro il riemergere del razzismo e delle persecuzioni.
Tomas Fulli, mediatore culturale della comunità Sinti di Bologna, ha voluto sottolineare l’importanza della scuola nel diffondere la conoscenza sulla storia e cultura del popolo zingaro, per cercare di contrastare la tendenza ancora forte ai nostri giorni di attribuire le colpe di un singolo a tutti gli appartenenti a una cultura o a un gruppo. Inoltre, ha invitato gli insegnanti presenti a parlare degli aspetti positivi della cultura zingara, moltiplicando le occasioni di incontro come questa.
Liana Michelini per l’ANPI di Bologna ha ricordato come anche nella nostra città ci siano stati combattenti Sinti che l’Associazione Partigiani ricorda nel memoriale ai Caduti di Sabbiuno a Villa Spada e nel memoriale della Certosa. Inoltre, ha voluto ribadire che anche il contributo degli zingari alla lotta di liberazione dal nazifascismo andrebbe valorizzato.
Infine, il prof. Pino De March ringraziando tutti gli intervenuti ha ricordato che la visita alla mostra sarà aperta tutte le mattine dalle 9 alle 12 fino al 10 febbraio (per le prenotazioni scrivere a comunimappe@gmail.com).
Cesp Bologna

3ª LEZIONE INTERATTIVA       GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30 -CENTRO CIVICO MARCO POLO-VIA MARCO POLO 51-BOLOGNA-lameROM E SINTI TRA PERSECUZIONI, DEPORTAZIONI E STERMINIO NAZI-FASCISTA     PORRAJMOS       –   DIVORAMENTO  (parlata rom)    

3ª LEZIONE INTERATTIVA      
 GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30 -CENTRO CIVICO MARCO POLO-VIA MARCO POLO 51-BOLOGNA-lame
ROM E SINTI TRA PERSECUZIONI, DEPORTAZIONI E STERMINIO NAZI-FASCISTA     PORRAJMOS       –   DIVORAMENTO  (parlata rom)                                                                     SAMUDARIPEN  –  UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO (parlata rom-sinti)      E NELLA RESISTENZA  COME CIRICLE’ –   UCCELLI E  PASSERI ALLA  MACCHIA  PARTIGIANI   (parlata rom e sinti) 

A
Persecuzione nazi-fascista, sterminio o Porrajmos e resistenza dei Rom e Sinti. Dispositivi di disciplinamento e controllo e repressione  nel corso del tempo. Dispositivi di annientamento razziale nazi-fascista resistenza e ri-nascita delle costituzioni democratiche e delle legislazioni inclusive che tutelano l’esistenza delle minoranze linguistiche e culturali.                                    
Interverranno


Mario Abiezzi, Sergio Andena e Carlo Cuomo del CIPES (Centro Iniziativa Politica e Sociale) di Milano.

Esperienze dirette di due mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della città  metropolitana di Bologna
Lettura di alcune pagine del libro Circo capovolto  con lautrice Milena Magnani.
AI CIRICLE’ O PASSERI ALLA MACCHIA O PARTIGIANI
I viaggi fra i boschi
e i fuochi dell’accampamento
li amo più di qualsiasi cosa.
Miei piccoli uccelli
vi mangerei i becchi
Avete cantato tanto bene
e avete conquistato il mio cuore.
Miei uccelli incantevoli
chi vi ascolterà ancora
quando noi zingari non saremo più nel bosco?
Tutti, venite tutti
a cantarmi il vostro canto.
PAPUSZA-POETA ZINGARA PARTIGIANA POLACCA


LO STERMINIO  DEGLI ‘ZINGARI’                                                                   ì  PORRAJMOS       –   DIVORAMENTO  (nella parlata rom)                                                                     SAMUDARIPEN  –  UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO (nella parlata rom-sinti)     
è stato per lungo tempo ignorato o meglio dimenticato. La scoperta e  la condanna dei campi di concentramento e sterminio postuma, non li ha riguardati,e nei processi ai nazisti e ai collaborazionisti fascisti a Norimberga, non ebbero alcuna considerazione, se non in alcuni paesi democratici e socialisti dell’Europa dell’Est. La persecuzione razziale di cui furono vittime è stata riconosciuta solo dopo un lungo silenzio in Occidente. Finalmente gli ‘zingari’ hanno potuto avere coscienza e dare a tutto questo orrore e dolore un  nome, anzi due, per scolpirlo nel marmo e nelle coscienze per esorcizzarlo:
 PORRAJMOS (=BARO XAIMOS, DIVORAMENTO) nella parlata Rom 
SAMUDARIPEN (UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO) nella parlata RomSinti.
(1) I due termini si compensano e si completano a vicenda in una visoni totale dell’olocausto. I Rom hanno voluto sottolineare con un termine crudo l’orrenda carneficina (il maccellamento di .carne umana),operata dai carnefici. I Sinti hanno inteso mettere in risalto il massacro, l’annientamento e quindi il genocidio di un popolo. La voce della parte lesa SAMUDARIPEN e la condanna dei carnefici PORRAJMOS.                                                                                         (Nella lingua romanes abbiamo differenti parlate o variazioni linguistiche di essa ROM E SINTI e altre ancora.   Gli ‘zingari’ o i ROM hanno subito grandi perdite a causa delle politiche razziali naziste (leggi razziali di Norimberga) o di politiche fasciste nei vari stati europei occupati o alleati dei nazisti (leggi razziali italiane).                                                                                                                                       
 In Polonia perse la vita il 75% di loro.                                                                                       
 In Boemia, Moravia, Estonia, Lituania furono quasi tutti sterminati, mentre solo la metà della popolazione ‘zingara’ o Rom della Lettonia sopravisse.                                                                  
La loro eliminazione fu pressoché totale in Croazia, Ucraina e Bielorussia. Gli ‘zingari’ o Rom in Belgio e Lussemburgo furono tutti annientati nel campo di sterminio di Auschwitz –Bierkenau. Gravi perdite ebbero anche in Germania, Austria e Francia. Interi clan sono scomparsi nelle camere a gas, anche i cosiddetti zingari puri e i Sinti lalleri, che Himmler in un primo momento intendeva risparmiare. In tutti i paesi occupati dalla Germania nazista dell’Est come dell’Ovest, non mancò la collaborazione attiva dei fascisti locali nella identificazione, cattura degli ‘zingari’ e la consegna alla deportazione nazista. Fu un vero genocidio che costò la vita a 500.000 Rom e Sinti.          
Nota
(1))parlo di parlate rom differenti in quanto la lingua romanes o romanì è stata per lungo tempo una  lingua con molte varianti di tradizione orale. Pur avendo delle basi comuni per comune origine linguistica e provenienza geografica dall’India settentrionale, le parlate rom si differenziano per vissuti e si contaminano dei dialetti e delle lingue dei paesi di attraversamento. Solo all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso molti tra i clan rom si sono incontrati in un Congresso internazionale a Londra e lì hanno concordato una lingua standard comune ai Rom, anche se a questo Congresso abbiamo partecipato la stragrande maggioranza dei Rom ed una esigua minoranza di Rom Sinti, per questo ancora oggi i Rom Sinti non si riconoscono pienamente in questa lingua internazionale standard ufficiale e a questa polemicamente ne contrappongono una propria, ma le differenze restano minime.                                   
 (2)  abbiamo usato l’espressione’zingari’ nel testo per indicare i Rom e Sinti, pur ritenendo oggi questo termine ‘zingari’  inappropriato e per alcuni versi  dispregiativo, ma l’insistenza nel riproporlo ha solo la funzione storico-culturale del modo con cui vennero nominati le popolazioni Rom e  Rom Sinti da sempre tra la gente comune. Anche se questo termine ha avuto molti significati che evocano libertà e spontaneità di vita, per alcuni versi come  il ‘buon selvaggio’ di Rousseau nelle filosofie e pedagogie illuministe  ma anche nelle culture romantiche europee.

‘Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra’. Claudio Lolli poeta e musica 

RATVALE JASVA
        (Lacrime di sangue)
Nel bosco senz’acqua, senza fuoco – grande fame.
Dove dormiranno i bambini? Non c’è una tenda.
Non si può accendere il fuoco durante la notte,
di giorno il fumo dà l’allarme ai tedeschi.
Come vivere con i bambini nel duro inverno?
I fiocchi di neve cadevano sulla terra                                                                                                         sulle mani come piccole perle.

Occhi neri si gelavano

Piccoli cuori morivano.
PAPUSZA-POETA PARTIGIANA POLACCA

 NELLA RESISTENZA  COME CIRICLE’ –   UCCELLI E  PASSERI ALLA  MACCHIA  PARTIGIANI   (parlata rom e sinti)

Un’altra pagina sconosciuta ma ‘eroica’ della storia degli ‘zingari’ (o di r-esistenza come riaffermazione di vita di una vita di liberi ed uguali dei Romanes nelle loro molteplici forme di vita e di parlate) è stata quella dei loro rapporti con i movimenti di resistenza locali o nazionali. Ormai si ha una sufficiente documentazione per affermare che anche gli ‘zingari’ hanno partecipato alla resistenza al nazi-fascismo e alla lotta armata di liberazione. Non si tratta di casi isolati o sporadici, ma in quasi tutte le nazioni europee in cui divampò la lotta armata anti-fascista non esitarono a dare il loro contributo. In Jugoslavia gli ‘zingari’ presero parte attiva alla lotta di liberazione della nascente Repubblica Federale democratica e socialista della Jugoslavia(slavi del sud) condotta dal Partito Comunista di Tito (partito comunista non allineato con la Terza Internazionale dell’Urss- Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Però anche negli altri paesi dell’Europa dell’Est come dell’ovest gli ‘zingari’ non furono di meno.                                          In Bulgaria parteciparono attivamente alla lotta partigiana e all’insurrezione del 1944 contro il governo fascista.                                                                                                                                        In Slovacchia nella fase finale della lotta armata di contrasto all’occupazione nazista entrarono in organizzazioni partigiane.         
 Tomas Farkas con in suoi ‘zingari’ nell’estate del 1944, bloccò un contrattacco nazista a Banska Bystica.  
In Albaniasi unirono alle bande partigiane.                                                                                         In Polonia la poeta zingara Bronislawa Wais detta Papusza (Bambola) partecipò attivamente alla lotta anti-nazista.                                                                                                                              In Romania ed in Ucraina dove, secondo lo scrittore rumeno Petre Radrita, due bambini zingari di 9 e 13 anni, Jonel e Maria, che operavano come staffette partigiane,furono catturati dai fascisti e barbaramente torturati, ma anche queste violenze risultarono inutile, affinché essi rivelassero nomi dei loro compagni ed informazioni sulla resistenza, e per questo silenzio furono impiccati nelle pubbliche piazze.                                                                                     
In Francia il comandante partigiano zingaro Armand Stenegry (decorato medaglia d’oro) con un gruppo di gitani e di maquis (partigiani alla macchia francesi) coadiuvò lo sbarco in Normandia nel 1944. E così fecero i fratelli gitani Beaumarie aiutando i maquis, uno di loro catturato fu impiccat       In Italia dopo l’8 settembre 1943 alcuni zingari si unirono ai partigiani, che nella loro lingua chiamavano Ciriclé –uccelli o passeri alla macchia – contro i fascisti che loro chiamavano Kastangeri o manganelli.  Giuseppe Levakovich –detto Tzigari operò nella Brigata Osoppo il cui comandante era il mitico Lupo.                                                                                                                    E altri ancora: Amilcare Debar –detto Taro-Sinto piemontese; Rubino Bonora- in Friuli con la  Divisione Nannetti. Walter Catter , Sinto-veneto fu impiccato a Vicenza l’11 novembre 1944. Ed il fratello Giuseppe Catter morì partigiano in Liguria.
Per ricordare questa attiva partecipazione alla Resistenza e lotto armata contro i nazi-fascisti  (o Kastangeri) in Europa vi è un unico monumento al partigiano zingaro(al ciriclè) e questo si trova a TEL AVIV in Israele. Sarebbe tempo che ne sorgesse uno anche in Europa, per esempio nella nostra città di Bologna.
                                                                                                                                                               Frammenti tratti d un piccolo opuscolo realizzato da Angelo Arlati nel ‘sessantennale della liberazione dal nazi-fascismo’ per ricordare il PORRAJMOS O SAMUDARIPEN delle genti Rom e Sinti e la loro partecipazione attiva dei ciriclè alla resistenza e liberazione contro i regimi nazi-fascisti europei.   
-Pino de march, co-autore dei testi e responsabile corso di formazione su culture, lingue e quotidianità delle Genti Rom e Sinti.                                    
                                                                                                                                                                                                             
                                                   

2ª LEZIONE INTERATTIVA Il valore simbolico della lingua e della cultura costituente (identità) o riconoscimento di esistenza individuale e macro-individuale o comunitaria

2ª LEZIONE INTERATTIVA
 
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 
DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30 
presso Centro Civico Marco Polo -Quartiere Navile-  in via Marco Polo 51
Il valore simbolico della lingua e della cultura costituente (identità) o riconoscimento di esistenza individuale e macro-individuale o comunitaria.
Riconoscimento come presupposto di esistenza che genera convivenza, interazione, inclusione, e cooperazione culturale sociale fra gruppi umani presenti in comuni territori.
Relazione e conversazione  con Angelo Arlati, linguista e conoscitore della lingua e delle culture Romanès.- 
Presenta e co-relaziona Pino de March, responsabile del corso formazione medesimo, libero ricercatore di psicologia delle relazioni neo-umane 
-su ‘critica al concetto di identità,nel nostro tempo identitaria ed ossessiva,fonte di inimicizie ed ostilità
verso minoranze etno-linguistiche Rom e Sinti ,migranti , o minoranze religiose, culturali o sessuali. 
.Per l’affermazione di processi relazionali sociali di riconoscimento della’molteplicità’  di  esistenza, convivenza e cooperazione culturale e sociale tra gruppi umani ed etno-linguisti presenti nei nostri emergenti territori globalizzati.
Apporti culturali alla lezione dei mediatori culturali Tomas Fulli e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della citta metropolitana di Bologna.
info:comunimappe.blogspot.com
contatti:comunimappe@gmail.com
 
 

MOSTRA FOTOGRAFICA SUL PORRAJMOS – DIVORAMENTO O STERMINIO DEL POPOLO ROM E SINTI

IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E L’MCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ – PLURIVERSITÀ BOLOGNINA
PROMUOVE
PORRAJMOS  IN LINGUA ROMANES – DIVORAMENTO
O LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI

 Mostra fotografica 
dal 20 gennaio al 10 febbraio dalle ore 9 alle ore 12
presso l’I.P.S.I.A. Aldrovandi Rubbiani di Bologna, via Marconi 40
aperta alle classi di ogni ordine e grado.
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese
(è necessaria la prenotazione scrivendo a comunimappe@gmail.com).

Con questo percorso fotografico che comprende 40 immagini commentate ed altre duecento riproduzioni sul tema, vogliamo accompagnarvi in un viaggio infernale attraverso la persecuzione e lo  sterminio nazi-fascista degli ‘zingari’, ma vogliamo anche testimoniare la resistenza orgogliosa di questo popolo che non rifugge l’integrazione e la convivenza con gli abitanti dei paesi che attraversa e che li ospita (i ‘gagè’, come loro li chiamano). Un popolo che non ha mai dichiarato guerra ai suoi vicini, ma che è stato capace di combattere e sacrificarsi al fianco delle forze della resistenza democratica antifascista per riconquistare per sé e per noi la libertà calpestata. Queste immagini, oltre ad interpellare la nostra memoria comune di tutte le vittime del nazifascismo, ci ricordano che, come per la Repubblica italiana, le radici della nuova Europa democratica sono da ricercare nella guerra di resistenza che tanti hanno combattuto in nome del diritto di tutti e di ciascuno a vivere in una società aperta e solidale, in cui siano riconosciute le molteplici minoranze etno-linguistiche e sia finalmente sopita ogni forma di fobia verso le diverse umanità e culture, siano esse ebrei, rom, omosessuali, disabili, o altre. In questo senso, possiamo affermare con forza che anche il popolo romanes ha saputo dare il proprio significativo contributo alla realizzazione di questa Europa che deve ancora venire.
Ringraziamo l’associazione CIPES (Centro di Iniziativa Politica e Sociale) di Milano per averci prestato il loro materiale.
PORRAJMOS: LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI
“Alzatevi Rom (uomini liberi)
è arrivato il momento, venite con me
e con tutti gli uomini liberi del mondo.
O Rom, o giovani!
Io pure avevo una grande famiglia
La nera legione l’ha massacrata.
Perché?
 Le strade zingare ci sono aperte
E’ il momento: alzati rom
Noi scatteremo e agiremo.
O zingari, o giovani!”
Djelem, djelem di  Zarko Jovanovic, rom serbo

PORRAJMOS: (divoramento) un vocabolo che nella lingua romanì indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò, con la complicità degli altri fascismi d’Europa, nei confronti del popolo romanes. “O’ Porrajmos”, al pari della più nota Shoah, è diretta conseguenza dell’ideologia razzista nazi-fascista. Fin da subito i nazisti nel Terzo Reich si preoccuparono di isolare gli zingari dal “corpo sano” della società per recluderli nei campi di concentramento, così nel 1938 fu emanata la legge che definisce i provvedimenti da prendere per la gestione della “razza zingara”, mentre lo sterminio del popolo romanes fu avviato da Himmler, come parte della “soluzione finale”, il 16 dicembre del 1942 con l’ordine di deportare ad Auschwitz “tutti gli zingari”.
L’approccio razziale venne ripreso dal regime fascista italiano, in cui la questione “zingari” si inquadrava all’interno della legge razziale del 1938. I rastrellamenti cominciarono subito, ma la prima disposizione specifica è del 1940 e prevedeva la reclusione di tutti “gli zingari” italiani e stranieri in campi ad hoc. La situazione, poi, mutò in peggio dopo l’8 settembre del 1943, quando con la Repubblica Sociale i detenuti dei campi furono deportati verso i lager tedeschi.
Proprio come gli ebrei, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto “razza inferiore” destinata, secondo l’aberrante ideologia nazista non alla sudditanza al Terzo Reich, ma alla morte. Ma proprio questa definizione è il nodo del problema, perché per molto tempo dopo la fine della guerra, allo sterminio nazista degli zingari non è stata riconosciuta la motivazione razziale, ma lo si è considerato conseguenza, in un certo senso anche ovvia, di quelle misure di prevenzione della criminalità che naturalmente si acuiscono in tempo di guerra. Una tesi smentita, ma che trova fondamento anche nella constatazione che, almeno nella prima fase del governo nazista, esso non fece altro che applicare ed ampliare le disposizioni già presenti in tantissimi stati europei che già nei primi anni del ‘900 avevano tentato di schedare e controllare le minoranze zigane, ritenute un elemento disgregatore della supposta e ben ordinata comunità ‘organica’.
In realtà, i provvedimenti presi dal Reich tedesco nella metà degli anni Trenta servirono solo a preparare un “più coerente” piano di sterminio. Gli zingari, infatti, furono dichiarati “asociali” e poi furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati in massa, utilizzati come cavie per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio proprio in quanto zingari e quindi, secondo l’ideologia nazista, geneticamente ladri, truffatori, nomadi, razza inferiore indegna di esistere. E chiunque si fosse unito in matrimonio con un appartenente al popolo rom, fosse anche un ‘ariano o ariana’,doveva  divorziare e in caso contrario  subire le stesse conseguenze di persecuzioni e sterminio riservato agli ‘zjgari’ come agli ebrei.
Almeno cinquecentomila morirono nei campi di concentramento, ma probabilmente furono molti di più, considerando quelli non censiti o uccisi nei rastrellamenti delle campagne. Nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944 oltre ventimila tra Rom e Sinti vennero condotti nelle camere a gas.
In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars. Si trattava di cittadini italiani, ma anche di altre nazionalità; un gran numero erano Rom slavi, fuggiti in Italia dalle persecuzioni in patria. Molti di loro riuscirono a fuggire e si unirono alle bande partigiane.
(Note da Giovanna Boursier, Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice 1996)

Per prenotare la visita alla mostra scrivere a comunimappe@gmail.com
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese

Cesp Bologna via San Carlo, 42
www.cespbo.it MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com

S’AVVIA IL CORSO DI AUTO-FORMAZIONE   2016-17

S’AVVIA IL CORSO DI AUTO-FORMAZIONE   2016-17
SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)

IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E LMCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ  – PLURIVERSITÀ  BOLOGNINA 
PROMUOVE
CORSO DI FORMAZIONE SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)

PER UNA EMERGENTE  COOPERAZIONE EDUCATIVA DELL’EUROPA MEDITERRANEA – CITTA’  METROPOLITANA BOLOGNA
 2ª LEZIONE INTERATTIVA
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Il valore simbolico della lingua e della cultura costituente identità  individuale e macro-individuale delle minoranze italiane ed europee Rom e Sinti, come per i migranti provenienti dal resto del mondo e presupposto di interazione, inclusione e cooperazione sociale. Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanès;
presenta e relaziona Pino de March, responsabile del corso formazione medesimo, libero ricercatore di psicologia delle relazioni neo-umane  su ‘lingue, culture ed identità individuali o macro-individuali come elementi costitutivi, dinamici e connotativi dei molteplici gruppi etno-linguistici umani; cooperano all’auto-formazione inter-culturale  i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della citta metropolitana di Bologna.
        CALENDARIO DEL CORSO                                                                                                     ANNO SCOLASTICO 2016-2017
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
giovedì 17 novembre 2016 dalle ore 16,30 alle 18,30
venerdì 16 dicembre 2016    dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 19 gennaio    2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 febbraio 2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 marzo 2017     dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 20 aprile 2017        dalle ore 16,30 alle 18,30
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO  IN VIA MARCO POLO 53 – NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)

N.B. con il materiale prodotto si realizzerà un numero speciale di Inchiesta Edizioni Dedalo e estratti per la rivista Cooperazione Educativa del Movimento di cooperazione educativa edizioni Erickson.
Per iscrizioni: comunimappe@gmail  oppure cespbo@gmail.com oppure mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
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Libera comune università pluirversità bolognina
Il Cesp e l’MCE sono enti accreditati per la formazione e aggiornamento degli insegnanti. La partecipazione dà diritto, ai sensi degli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009, allESONERO DAL SERVIZIO. Ai partecipanti verrà rilasciato regolare attestato di partecipazione. Tale esonero si estende a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Regione Emilia-Romagna..
Cesp Bologna via San Carlo, 42
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
PROGETTIAMO INSIEME
Il progetto di formazione partecipata nasce dallesigenza di trovare terreni comuni di comunicazione e relazione, ma soprattutto di valorizzazione delle specifiche e molteplici forme culturali e linguistiche in cui siamo immersi.
Tutto parte da alcune mie esperienze personali legate a territori frequentati per nascita, socialità e studio in una Regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, ove sono presenti differenti minoranze etno-linguistiche (friulane, slovene e venete), da anni di docenza di comunicazione e relazione in una scuola superiore della nostra città Bologna, ove erano presenti studenti e studentesse di etnia Romanes (Sinti e Rom) e da alcuni anni come responsabile ‘commissione intercultura’ della medesima scuola, oltre che da riflessioni tratte da esperienze ed incontri nella nostra città con variegati mondi culturali paralleli ed intrecciati, mondi propri di minoranze etno-linguistiche italiane ed europee, territoriali e non territoriali.
Con il termine non territoriali non intendo persone appartenenti a minoranze straniere o extra-europee, ma mi riferisco a minoranze italiane ed europee, sia esse ebraiche o romanes (Rom e Sinti), che abitano ormai da secoli i territori europei anche se non diffusamente come gli sloveni in Friuli Venezia Giulia, o i tedeschi in Alto Adige, o i francesi di Valle dAosta con proprie istituzioni autonome, politiche, culturali educative ed istruttive, ma a macchia di leopardo, relegati in ghetti o campi e più recentemente anche in micro-aree o appartamenti privati o pubblici.
In una recente video-intervista realizzata da alcuni mediatori culturali e comunicativi della comunità ROM E SINTI di Bologna(tra cui Tomas sinti-bolognina), Dario Fo affermava che le culture nazionali ed europee devono molto alle culture nomadi Romanì e per questo le genti romanes dovrebbero essere orgogliose della loro cultura e operare insieme  per farla emergere e riconoscere in tutti gli ambiti di vita sociale e culturale, accettando anche che siano analizzati quegli aspetti negativi che li riguardano e questo significherebbe, come prima cosa, mettere in discussione non solo ciò che li discrimina anche dopo il porajimos- divoramento(o olocausto)nazi-fascista delle loro genti dallesterno con lo sterminio primae lesclusione e lisolamento poi, ma anche ciò che dallinterno li mantiene separati attraverso laccettazione della ghettizzazione come strategia di sopravvivenza indotta e motivata da condizioni di permanenti discriminazioni, che li hanno spinti a mantenere distanze e separazioni con i Gagi (cioè coloro che non appartengono alle loro comunità romanes), visti un po tutti come altro da sé.
Negli ultimi anni da entrambe le parti cominciano a emergere figure di mediatori culturali romanes e gagi che costruiscono terreni comuni di relazione, socializzazione e ricerca al fine di far emergere questo mondo variegato sociale e culturale spesso celato, dissimulato, osteggiato, che solo in rarissimi casi emerge e quasi sempre in forma inappropriata, esotica, romantica ed immaginaria nella letteratura come in altre arti , ma mai nella sua reale condizione di mondo di umani e di genti italiane ed europee con propri universi culturali che popolano da secoli le nostre estreme periferie.
In questo senso e cioè nella direzione di creare un terreno culturale comune, la scuola è sicuramente il luogo in cui è possibile lavorare avendo presenti le prossime generazioni di cittadine e cittadini italiani e europei.
Come docente, in servizio ormai alcuni anni fa (non ora che sono in pensione e non a riposo), mi sono trovato ad insegnare alle superiori a ragazzi e ragazze romanes (Rom e Sinti). A dire la verità le occasioni sono state rare anche perché normalmente la frequenza scolastica di questi alunni si dirada lungo il corso della scuola dellobbligo, fino a interrompersi per molti di loro alle medie inferiori e questo accade nonostante che l’obbligo e le esigenze di formazione culturale e professionale incentivino a continuare gli studi.
Inoltre, per tutto il periodo scolastico lidentità linguistico-culturale di questi miei studenti rimaneva celata, come la loro vita quotidiana, e tanto meno veniva esplicitata la loro appartenenza a comunità romanes. Tutto rimaneva coperto da segreti professionali e da segreti personali e mai accadeva che questi ragazzi e ragazze rivelassero la loro identità romanes, né ai docenti, né ai loro compagni e compagne di classe, temendone con ogni probabilità la discriminazione che vivevano ovunque andassero o abitassero fin dalla nascita.
In quegli anni di docenza di psicologia della comunicazione e relazione mi ero posto l’impegno di lottare contro le discriminazioni etno-culturali e i pregiudizi di ogni genere, sessuali o culturali, ma mai avevo fino in fondo analizzato il problema di come si sentiva a scuola un ragazzo o ragazza romanes Rom o Sinti, immerso in una cultura, storia e lingua che non gli appartiene, se non parzialmente.
La cultura, la lingua e la storia sociale romanì, Rom o Sinti, rimane per questi ragazzi e ragazze presente nella sfera della famiglia o della comunità d’appartenenza, ma mai accade che le didattiche scolastiche o i programmi preventivi dinizio anno includano o richiamino implicitamente o esplicitamente alla memoria culturale del docente lesigenza dintrodurre elementi della cultura, della lingua e della letteratura romanì, come accade per altre culture e minoranze territoriali (quelli delle regioni autonome), o non territoriali (ebraica, sarda o meridionale). E tanto meno si fa cenno nei libri di testo o negli appunti dei docenti che la lingua e la cultura Romanì appartengono di fatto alle lingue e culture europee, ed inoltre, che queste minoranze ormai da secoli sono presenti in Europa (fin dal XV secolo) come le altre minoranze con culture maggiori o minori, ma riconosciute.
Per evitare poi che le maggioranze etno-linguistiche dominanti nei territori continuino a ripetere, con lignoranza storica e culturale che spesso li caratterizza, che queste minoranze non territoriali Rom e Sinti non sono europee e tanto meno italiane.
E questa ignoranza è spesso dovuta alla mancanza di conoscenza personale, ma anche al fatto che nelle scuole italiane non sono presenti programmi che evidenzino la composizione plurilinguistica e pluri-culturale della cultura pluriversa europea ed italiana, che deve comprendere anche quella dei romanì, in quanto la cultura delle genti romanes ha influenzato di fatto molta della cultura Europea in svariati ambiti: la musica, larte, il teatro, il cinema, la letteratura, la poesia, le attività circensi e lo spettacolo in genere.
Inoltre, è importante che un bambino o bambina, ragazzo o ragazza romanes (Rom o Sinti), possa riconoscersi nelle variegate didattiche che vengono proposte a scuola. La sua specifica cultura dei  romanes deve essere riconosciuta come parte di questa Europa pluriculturale e plurilinguistica e dellimmenso patrimonio culturale dellumanità, e chi si riconosce in essa non deve essere identificato come appartenente ad un gruppo privo di cultura e portatore di disagio.
Dal quadro appena abbozzato, emerge con chiarezza che, mentre alcune minoranze italiane ed europee possono salvaguardare la propria lingua e cultura, perché viene loro attribuito dalle Costituzioni il potere di autogovernarsi attraverso proprie Autonomie Locali e a loro volta istituire scuole di ogni ordine e grado nella propria lingua di minoranza nei territori da loro abitati, altre minoranze etno-linguistiche, per scarsi mezzi o per dispersione abitativa, non riescono a fare altrettanto, anche se cominciano a emergere aggregazioni culturali indipendenti e autofinanziate delle federazioni di lingua Romanì italiane ed europee presenti nel territorio italiano. Esempi di questa attività possono essere la rivista Roma – Cultural Magazine e le pagine Facebook dei Sinti italiani. 
Alle minoranze dei romanes (Rom e Sinti) viene offerto dallattuale Sistema Scolastico Nazionale e locale, a causa di una restrittiva interpretazione dellart. 6 della Costituzione, la possibilità di non essere discriminati linguisticamente, permettendo e obbligando loro di frequentare le scuole italiane dalla primaria alle secondarie al pari di tutte e tutti coloro che risiedono nel territorio italiano, fossero pure migranti e stranieri.
Allinterno di queste istituzioni scolastiche, però, essi, che pure appartengono a pieno titolo alla cultura italiana e europea, non ritrovano nulla, neppure per cenni, della loro cultura e lingua, andando incontro ad un vero e proprio processo di assimilazione linguistico e culturale.
Da queste esperienze, riflessioni e letture specifiche ho via via maturato limportanza delle varie lingue e culture e la necessità che non si estinguano. Non solo perché, come dice un detto popolare, quando muore una lingua e una cultura è come scomparisse o bruciasse una foresta, ma per il ruolo che esse rappresentano per la formazione e l’evoluzione dell’identità degli appartenenti a quello specifico nucleo etno-linguistico.   Si tratta non solo di culture nazional-popolari dominanti politicamente e linguisticamente (italiano, francese ecc), ma di genti minori europee ed italiane, nel nostro caso Romanes (Rom Sinti), che spesso vivono, come altri migranti extra-europei, una forte marginalità sociale accompagnata ad una crescente ostilità da parte delle popolazioni di lunga stanzialità (quelli della stessa regione) o di nuova stanzialità frutto di migrazioni interne al paese (italiani di altre regioni), e che possono assumere laspetto di campagne mediatiche e politiche contro la presenza di Rom, Sinti o migranti nei territori della città, fino alle manifestazioni violente di gruppi di abitanti locali che possono giungere anche alla devastazione delle strutture abitative o delle infrastrutture delle aree che ospitano gente romanes, senza arrivare per il momento agli estremi della violenza esplicita e organizzata contro le persone, ch presentano in potenza tutte le caratteristiche del pogrom.
pogrom (il termine deriva dalle sollevazioni popolari contro le comunità ebraiche nella Russia zarista), o manifestazioni di varia natura vengono agite contro queste minoranze non territoriali (migranti non comunitari e Romanes comunitari) da forze politiche e sociali prevalentemente di orientamento populista, localista o nazionalista, che partendo dal pretesto di fenomeni isolati di violenza contro le persone o i patrimoni, promuovono mobilitazioni a carattere reattivo sociale non per comprendere e trovare soluzioni ai problemi che insorgono a seguito delle conflittualità relazionali che si radicano in una perdurante e sistematica condizione di emarginazione forzata, ma per operare generalizzazioni e discriminazioni contro tutti gli appartenenti a quel gruppo etno-linguistico, in modo razziale, identificando tutti e tutte, tout court come nemici e portatori di insicurezza.
Per rendere chiaro lo stigma che vivono queste popolazioni comunitarie europee non territoriali Rom e Sinti, voglio semplificare con un esempio i ricorrenti pregiudizi nella vox populi e in una parte dell’opinione pubblica mainstream (stampa, radio-televisioni) o new media: se a commettere un reato patrimoniale o personale è un Rom o Sinti (o zingaro nella vulgata popolare), sono tutti gli zingari a farlo, se invece è un comunitario a farlo, italiano o svedese che sia, è un singolo che lo fa. Per questi ultimi la responsabilità rimane personale.
Al contrario, ogni essere umano, come ogni gruppo etno-linguistico, deve essere considerato nella sua umana ambivalenza, in quanto portatore di possibilità di relazioni costruttive (buona-vita) o di pericolo e di relazioni distruttive (mala-vita). Per questo, nessun essere umano o gruppo etno-linguistico può essere identificato a priori come pericoloso, solo perché qualcuno dei suoi affini culturali o parentali conduce una mala-vita. Chi fa questa operazione di riduzione è un razzista ed un pericoloso portatore di discordia sociale ed umana. Come sosteneva un sociologo berlinese dinizio secolo George Simmel, scandalizzando i suoi contemporanei, non è delinquente il miserabile, ma la miseria in cui è costretto dal sistema di ingiustizia sociale a vivere o sopravvivere.
Dal blog: comunimappe.blogpot.com
COME ISCRIVERSI AL CORSO
Per liscrizione al corso inviare ladesione a COMUNIMAPPE, o MCE, o CESP Bologna, che in quanto enti formatori accreditati dal MIUR (Ministero dellIstruzione Università e Ricerca), provvederanno a fornire regolare attestato  ai fini della richiesta del permesso di assenza da lezioni o impegni scolastici, e attestato di partecipazione all’aggiornamento che non sarà obbligatorio come vuole la cosiddetta buona scuola, ma libero e sentitamente scelto.
E-mail:comunimappe@gmail.com oppure cespbo@gmail.com oppure  mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
ARTICOLAZIONE DEL CORSO INTERCULTURALE SULLA STORIA, LINGUA E CULTURA ROMANI (ROM-SINTI)
ANNO SCOLASTICO 2016-2017                 
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO L. BORGATTI IN VIA MARCO POLO 51. QUARTIERE NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)
1ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 17 NOVEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Presentazione del corso da parte di Pino De March di comunimappe, Maria Bianca Cattabriga del MCE – Movimento di Cooperazione Educativa e Matteo Vescovi del Cesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica.
Seguirà presentazione del volume di Spigolare parole, rubare sguardi. Conversazione con i Rom e Sinti. con lautore Dimitris Argiropolus.  A seguito, racconti e vissuti di due mediatori culturali Aghiran e Tomas, appartenenti al popolo Sinti e Rom.
 2ª LEZIONE INTERATTIVA
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Il valore simbolico della lingua e della cultura per lidentità delle minoranze italiane ed europee Rom e Sinti, come per i migranti provenienti dal resto del mondo.
Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanì
Il nodo dell’idendità etnica-culturale dopo le guerre etiniche ex-jugoslavia o in altre parti del mondo e l’emergere di nuove singolarità culturali e linguistiche critiche (o dividualità post-etniche) e pratiche comunicative inter-culturali (dalla negritudine alla versitudine)
Relaziona giuseppe (pino) psicologo delle relazioni neo-umane.
i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della cittametropolitana di Bologna.
 3ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Persecuzione nazi-fascista, sterminio o porajmos e resistenza dei Rom e Sinti. Nascita delle costituzioni democratiche e delle legislazioni che tutelano lesistenza delle minoranze linguistiche e culturali.
Interverranno:
Mario Abibezzi, Sergio Andena e Carlo Cuomo del CIPES (Centro Iniziativa Politica e Sociale) di Milano.
Esperienze dirette di due mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della città  metropolitana di Bologna
Lettura di alcune pagine del libro Circo capovolto  con lautrice Milena Magnani.
 4ª LEZIONE INTERATTIVA 2017
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
La musica Rom e Sinti e la sua influenza sulla musica contemporanea.
Relaziona:
Giorgio Mancinelli, etnomusicologo e giornalista etno-culturale, corrispondente e fotografo di tradizoni etno-muiscali-culturali del popolo rom e di altri popoli del sud del mondo.programmatore Rai 2 e Rai 3, conduttore di trasmissioni sulle tradizioni etno-culturali nomadi a Radio Svizzera italiana e Radio Vaticana,
Salvatore Panu, musicista e musicologo e fondatore della Scuola popolare Ivan Illich di Bologna-bolognina.
Conversazioni ed esecuzioni musicali con Dragran Nicolic e Aghiran, ballerino appartenente al popolo Rom di Bologna cittàmetropolitana
5ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 La storia, la letteratura e la poesia Rom e Sinti e la sua influenza sulle letterature e culture contemporanee.
Fabien Bassetti, storico delle culture romanì e nomadi
Teresa Rossano – femminista e docente storia e  letteratura del Cesp presenta libro di Majgull Axelsson, Io non sono Mirian, edizioni Iperborea

Tomas, mediatore culturale rom-sinti, Pino De March, psicologo relazionali neo-umane e ricercatore attivo di poesia e letteratura  di strada, migrante e marginale e Alfredo Stori leggeranno testi e poesie del popolo rom.
 6ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 20 APRILE 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Il teatro, il cinema, le arti, il circo e gli spettacoli viaggianti di strada.
  Relazione e conversazione con
Milena Magnani, autrice del libro Circo capovolto, edizioni Feltrinelli Fuori catalogo.
Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni autori di ‘confini dimanti’ ed. Ombre Rosse,Verona.

Coordina Matteo Vescovi e Pino de march

 FESTA INTERCULTURALE
SABATO 13 MAGGIO 2017 DALLE 15 ALLE 20 IN ZONA ORTIVA, VIA ERBOSA 17
 Teatro delle temperie di Andrea Lupo

E Serena Raggi Luna, artista che mescola diverse arti e culture – pittura olio-acrilico, indian ink, matita.
Organizzatori: Carlotta Grillini e Pino De March

N.B. questo evento finale si realizzerà, non al centro civico Marco Polo come il corso, ma alla zona ortiva via erbosa 17-accanto allarea campo Sinti

FINALITA’ INTERCULTURALI E SOCIALI DEL CORSO

La libera comune università pluriversità -bolognina -gruppo ricer-azione contrade solidali Rom-Sinti in cooperazione con CESP-Centro Studi per la Scuola Pubblica e l’MCE-Movimento di cooperazione educativa, lo promuovono. I docenti che parteciperanno al Simposio-corso d’auto-formazione potranno usufruire dell’esonero ministeriale a valenza regionale E.R.. Tale Simposio-Corso si progetta e si propone come auto-aggiornamento-autoformazione al fine di conoscere la vita, la lingua e le culture romanì e per favorirne la valorizzazione. Esse sono ormai da secoli lingue e culture delle nostre minoranze linguistiche italiane ed europee. Con il simposio-corso inoltre ci si impegna ad agire contro la dispersione scolastica dei bambini-e ragazzi-e romanì-rom e sinti e non solo; dispersione in parte dovuta alla poca considerazione attribuita alla scuola da parte dei genitori, ma questa non considerazione è trasversale anche a genitori territorializzati. Le cause principali però di tale dispersione sono da attribuire alle distanze che spesso questi bambini e ragazzi devono percorrere per andare a scuola data la collocazioni sempre più periferiche dei loro insediamenti abitativi provvisori o micro-aree stanziali [extra-urbane], a strategie politiche confuse, misure psico-pedagogiche e conoscenze inadeguate da parte del sistema politico e scolastico della vita,lingua e cultura di questi loro cittadini-studenti, vissuti come invisibili-culturali e per questo resi impotenti e e considerati solo come portatori di disagio di cui liberarsi il prima possibile. Spesso con ‘immeritate’ promozioni (1) vissute come ingiuste dagli altri compagni di classe; promozioni che finiscono per accrescere la loro marginalità di vuoti a perdute.
Conoscersi e riconoscersi invece come parte di quelle molteplici genti lingue e gruppi etno-linguistici che popolano l’Italia e l’Europa potrebbe essere una entusiasta scoperta di nuovi mondi;nuovi amici e nuovi cittadini
Esplori-amo-ci.
NOTA (1)
ho messo ‘Immeritate’ tra virgolette perchè il merito perchè questo concetto è sempre stato qualcosa di ambiguo, ma in questo tempo liquido e cinico e anaffettivo allude maggiormente ad un agonismo distruttivo e di sopraffazione e divoratore di sè e degli altri da sè, e non rimanda ad un agonismo maturo come affermazione o come sfida di costruzione di un sè autonomo e di relazioni alla pari e cooperaitive con altri sè autonomi e interdipendenti. Come diceva Che Guevara:’da soli non si è nessuno’
Pino de March per COMUNIMAPPE ED MCE e Matteo Vescovi per il Cesp
 PROVE DI RICERC-AZIONE DI STRADA DELLA LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ – PLURIVERSITA’ BOLOGNINA E DI COOPERAZIONE TRA DUE ENTI FORMATORI CESP E MCE ENTRAMBI MOVIMENTI DI COOPERAZIONE EDUCATIVA, DI RICERCA E DI TRASFORMAZIONE CULTURALE E SOCIALE DAL BASSO DELLA SCUOLA PUBBLICA
 Prima di tutto si tratta di due percorsi paralleli ed intrecciati di partecipazione e trasformazione dal basso per rendere la scuola pubblica aperta a nuove istanze di partecipazione e a generare relazioni educative e conoscenze condivise da docenti e studenti.
Movimenti che hanno contribuito a democratizzare nel corso della seconda meta del Novecento il sistema scolastico nel suo insieme, come istituzione repubblicana laica ed autogovernata, con propri organi collegiali e da nuove soggettività: docenti, studenti e personale tutto che vi è compreso come parte di una comunità educativa.
La scuola è stata intesa dai padri e madri costituenti come una istituzione innanzitutto pubblica e aperta alla società e ai suoi bisogni di educazione, istruzione e formazione con lobiettivo di formare un cittadino-a e un lavoratore-trice consapevole delle sue libertà civili e sociali e animata degli stessi ideali di giustizia e libertà tra le genti e i generi sessuali che hanno motivato la resistenza contro la tirannide nazi-fascista, contro i privilegi aristocratici e le discriminazioni culturali e socio-economiche di una società elitaria e liberista-borghese.
Movimenti dal basso di docenti, studenti e personale coadiuvante le attività scolastiche-amministrative, tecniche ed ausiliarie, in netto contrasto con una scuola gerarchica autoritaria e chiusa alla società che il fascismo prima, ed una certa democrazia autoritaria dopo, avevano resa impermeabile alla socialità.
Il Cesp e il MCE, con la loro attività culturale, si sforzano di promuovere la crescita di una scuola partecipata anche nellattività’ di ricerca e produzione di nuove didattiche condivise, nei laboratori come nelle classi, con studenti e docenti che esperimentano nuovi apprendimenti e conoscenze e lezioni che diventano via via interattive, abbandonando la passività degli studenti e delle studentesse. Inoltre, si sono battuti contro le classi speciali e per riconoscere che nei silenziati ed esclusi portatori handicap fisico o psichico ci sono intelligenze emotive e cognitive divers-abili.
MCE  MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
LAssociazione della Pedagogia Popolare Italiana
Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet.
Allindomani della guerra, nel momento di pensare alla ricostruzione, alcuni maestri quali G. Tamagnini, A. Fantini, A. Pettini, E. Codignola e più tardi B. Ciari, M. Lodi,    A. Manzi, A.Bernardini e tanti altri in Italia e allestero (P. Le Bohec), si unirono attorno allidea di una cooperazione solidale che diviene crescita e integrazione sociale. Non si è trattato solo della introduzione e utilizzazione di alcune tecniche di base, ma di dare vita a un movimento di ricerca che ponga al centro del processo educativo i soggetti, per costruire le condizioni di uneducazione popolare, in quanto garanzia di rinnovamento civile e democratico.
Con questi maestri è difficile per noi non continuare a sentire, ancora oggi, lesigenza di condividere progetti di cambiamento della scuola per essere responsabilmente attori del cambiamento come educatori/educatrici.
Il Mce si propone come gruppo, libero e autonomo di insegnanti che non vogliono smettere di pensarsi, oltre che trasmettitori, anche elaboratori di cultura, attenti alla valorizzazione delle culture di cui sono portatori i bambini/e; a creare in classe climi favorevoli allascolto e alla comunicazione autentica.
Insegnanti che operano per realizzare una scuola in cui sia promossa la libertà espressiva, sia dato spazio alla creatività; siano realizzati processi circolari di apprendimento-insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Il Mce è unAssociazione professionale collegata alla Federation internationale de lEcole Moderne (ovvero il movimento delle scuole che si rifanno allattivismo e alla pedagogia popolare).
Puoi trovare il Mce in molte città dItalia, in varie proposte educative per i ragazzi/e e per i loro insegnanti, in diverse scuole che stanno attuando progetti di educazione nuova.
CESP – CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA
Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica, nasce nel 1999 per iniziativa di lavoratori della scuola di area Cobas.  
L’intento è quello di affiancare all’attività politica e sindacale uno spazio specificamente dedicato alla riflessione culturale e didattica sulla scuola, realizzata attraverso seminari, convegni, attività di aggiornamento e pubblicazioni.  
I principi di riferimento del CESP sono la difesa della scuola pubblica statale, l’opposizione alle diverse forme di privatizzazione, alle vecchie e nuove forme di mercificazione del sapere e ai processi di aziendalizzazione che stanno avanzando da alcuni anni a ritmi inediti e preoccupanti.   Parallelamente ad un circuito di iniziative coordinate a livello nazionale, anche localmente stanno crescendo articolazioni dell’Associazione che organizzano attività a livello provinciale e regionale.
Gli anni Settanta sono stati un decennio caratterizzato da un intenso dibattito sulla forma e sul ruolo della scuola pubblica. In quegli anni sono state varate leggi innovative e si sono manifestate proficue rivoluzioni didattiche. Gran parte delle innovazioni sono state prodotte dal basso, in centinaia di “officine” scolastiche dove insegnanti, bambine e bambini, studenti, comitati di genitori e di quartiere prendevano nelle loro mani le tradizioni della vita scolastica e le riplasmavano secondo le nuove sensibilità emerse dalla società civile.
Tutto il periodo ha visto un continuo e intenso scambio di stimoli e di condizionamenti positivi e reciproci tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Si rafforzava l’idea di una ragione sociale della scuola pubblica. La scuola divenne così oggetto di investimenti emancipativi da parte dei ceti sociali popolari alla ricerca di eguaglianza, protagonismo, diritti. Sulla scuola si riversarono energie e sguardi utopici finalizzati ad una trasformazione democratica e ad un inveramento di giustizia sociale.
Questo intenso crogiolo ha plasmato la scuola degli anni successivi, anche se, una volta caduto lo stimolo proveniente dalla società, tutto si è nuovamente irrigidito. Così, mentre le nuove politiche di intervento – dagli anni Ottanta – ratificavano la generalizzazione del modello, nella scuola reale iniziava l’erosione dall’interno degli elementi più vitali.
Oggi che l’attacco, nel primo decennio del nuovo secolo, si è fatto diretto, distruttivo e carico di un’esplicita ideologia di restaurazione, risulta ancor più preziosa l’azione di raccolta, documentazione, verità e dibattito sulla scuola di quegli anni. Non per riproporne pedissequamente le pratiche, ma per fare tesoro e raccoglierne gli elementi profondi: l’opposizione ad una scuola come strumento di selezione sociale, la spinta verso una didattica collegata ai bisogni e alle aspirazioni dei giovani e delle giovani, l’impegno per l’elaborazione di un sapere critico collegato alle caratteristiche della nostra società.
Nasce da questo ragionamento la scelta di aprire il Centro di Documentazione sulla Scuola negli anni ’70. Un primo gruppo di materiali, offerti da insegnanti e famiglie, è stato raccolto attraverso una rete di conoscenze e il passaparola. Oggi abbiamo deciso di fare un passo in più, di dare ufficialità e solidità all’archivio, organizzando una rete di documentazione e di dibattito riferiti alle tematiche cruciali di quegli anni. Nella speranza che la lotta sociale per la difesa della scuola pubblica riceva aiuto anche da questo Centro di documentazione e dal lavoro che abbiamo intenzione di svolgere, tra memoria e storia.
Pino De March
comunimappe.blogspot.com

Alcuni personaggi famosi di etnia rom e sinta.

La lista include personaggi famosi aventi origine rom e sinta da parte di uno dei due genitori.

/famosiBanderas Antonio:
 attore di origini kalé
Brynner Yul: attore, rom da parte del nonno materno. Acquistò il titolo di Presidente Onorario dei Rom
Caine Michael: attore di etnia rom romanichael
Cansino Antonio: ballerino creatore del flamenco moderno, kalé spagnolo
Chaplin Charles: attore, rom romanichael da parte di madre
Ciganer Cécilia: meglio nota come ex-moglie di Nicolas Sarkozy. Suo padre è rom
Cortés Joaquìn: ballerino di flamenco, kalé spagnolo
Giménez Malla Ceferino: kalé spagnolo beatificato nel 1997
Hayworth Rita: attice, nipote del ballerino di flamenco kalé Antonio Cansino
Hoskins Bob: attore americano di origine sinta
Ibrahimovic Zlatan: calciatore, rom bosniaco da parte paterna
Krogh August: scienziato e premio nobel per la medicina, di etnia rom
Kubitschek De Oliveira Juscelino: ex presidente del Brasile, di origine rom
Müller Gerhard: ex calciatore e vincitore Pallone d’Oro. Ha origini rom e sinte
Olasunmibo Ogunmakin Joy: nome d’arte Ayo. Cantantautrice tedesca con madre rom romena. Nel 2008 ha vinto l’European Border Breakers Awards
Orfei Liana: artista circense e attrice, sinta italiana
Orfei Moira: artista circense e attrice, sinta italiana
Presley Elvis: cantante di padre sinto e madre romanichael
Reinhardt Jean-Baptiste: musicista jazz conosciuto col nome di Django Reinhardt. Sinto eftavagarya
Spinelli Santino Alexian: professore universitario e musicista rom abruzzese
Solario Antonio: pittore rom Abruzzese, detto “lo zingaro”, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo

SIMPOSIO D’AUTUNNO INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI

IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E LMCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ  – PLURIVERSITÀ  BOLOGNINA
PROMUOVE

 

 

 

SIMPOSIO DAUTUNNO
SABATO 12 NOVEMBRE
 
INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI
 
L’INCONTRO-CONFRONTO SI TERRA’ ALLA CASETTA DELLA ZONA ORTIVA IN VIA ERBOSA 17 VICINO AL CAMPO SINTI-BOLOGNINA SABATO 12 NOVEMBRE.
 
Programma
Mattina dalle 10 alle 13: relazioni e conversazioni
Pranzo sociale: dalle 13 alle 14
Pomeriggio dalle 15 alle 19
Pino De March e Tomas dei Sinti Bolognina- mediatore culturale presenteranno il libro di Dario Fo (premio nobel) “Razza di zingaro”, edizioni Chiare Lettere. 
A seguire relazione e conversazioni.
Cena sociale: dalle ore19 alle 20.
Dalle ore 21 alle 23 proiezione del documentario La colonna infinita o Gypsy caravan
 
INTERVERRANNO I SEGUENTI ESPERTI INTERNI ED ESTERNI AL VARIEGATO MONDO ROMANES (ROM E SINTI) :
Accordatore del Simposio Pino De March psicologo delle relazioni umane
Dimitris Argiropolus – docente universitario e pedagogista dei processi interculturali
Vittorio Capecchi sociologo e direttore della rivista Inchiesta
Giovanni De Plato docente universitario e psichiatra esperto servizi socio-sanitari
Nazzareno Guarnieri e Corsina Depalo -Redattori della rivista Roma cultural magazine
Tomas – mediatore culturale Sinti
Aghiran mediatore culturale Rom
Salvatore Panu – musicologo e musicista
Fabien Bassetti – operatore interculturale e libero ricercatore della storia e della cultura delle popolazioni Rom-Sinti  e delle tribù nomadi
Renzo Simonati -penalista e avvocato difensore in differenti processi delle genti rom-an-est
Milena Magnani autrice multimediale (scrittura, teatro, video e cinema) con esperienza nelleducazione allaccoglienza
Franco Berardi (Bifo) filosofo, scrittore ed agitatore culturale
Guida Brunella – esperta nessi amministrativi locali e attuale consigliera al quartiere Navile per Coalizione civica
Il Cesp e l’MCE sono enti accreditati per la formazione e aggiornamento degli insegnanti. La partecipazione da diritto, ai sensi degli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009, allESONERO DAL SERVIZIO. Ai partecipanti verrà rilasciato regolare attestato di partecipazione. Tale esonero si estende a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Regione Emilia-Romagna.
 

 

 

 

Cesp Bologna via San Carlo, 42
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com

PerchéSimposio e non invece Convegno come succede di solito quanto si organizzano eventi di questo tipo?
Perché il Simposio ha una conduzione più orizzontale paragonabile ad un’assemblea, in cui vengono invitati degli ospiti esperti a vario titolo del tema da trattare. Nel nostro caso ci saranno analisti, ricercatori e operatori sociali, interculturali Gagé (non rom), ma anche mediatori interculturali interni alla comunità romanes (Rom-Sinti) e gente comune. Ognuno a turno relazionerà sul tema portando saperi ed esperienze, in tempi contingentanti in modo che  tutti e tutte possano esprimersi. Il Simposio è una modalità di trasmissione dei saperi che la Libera Comune Università Pluriversità della Bolognina ha già sperimentato nei diversi simposi annuali dedicati al filosofo, teologo e ricercatore attivo Ivan Illich
 
COME ARRIVARE AL SIMPIOSIO
SI ARRIVA CON LA MACCHINA O CON LAUTOBUS 11 C DA VIA ARCOVEGGIO, SI SCENDE ALLA FERMATA PALESTRA IPPODROMO A DESTRA, DOPODICHE’ VOLTANDO LE SPALLE AL CENTRO SI PRENDE A SINISTRA PER VIA FRATELLI CERVI, LA SI PERCORRE FINO IN FONDO, ARRIVATI IN FONDO SI INCROCIA VIA ERBOSA, DI LI’ A DESTRA LA SI PERCORRE PER CIRCA 100 METRI, SI OLTREPASSA UN PONTE FERROVIARIO E PROCEDENDO ANCORA PER 100 MT COSTEGGIANDO A DESTRA IL CAMPO ‘NOMADE’ SINTI SI ARRIVA SUBITO DOPO AD UNO STRISCIONE -ZONA ORTIVA-, E LI’ DI FRONTE S’INTRAVEDE LA CASETTA DEGLI ORTI. SIETE ARRIVATI A DESTINAZIONE
 
Info: Pino De March attivatore del gruppo ricerc-azione contrade solidali Rom-Sinti con Tomas, Arghiran, Dimitris Argiropolus, Fabien Bassetti , Paolo Bosco, Carlotta Grillini, Salvatore Panu e Marinella Africano segreteria ed amministratrice di comunimappe.
BLOG: comunimappe.blogspot.com

PER PARTECIPAZIONE AL SIMPOSIO E AL CONVEGNO MAIL:comunimappe@gmail.com 
 
Le differenze tra le lingue, forme darte, costumi non vanno negati. Ma le annovererei tra gli accidenti di luogo e/o di tempo, non tra le chiare, inequivocabili ed immobili essenze culturali: potenzialmente ogni cultura ètutte le culture. tratto da Contro lineffabilitàculturale di Paul Feyrabend (epistemologo anarchico).
Contro anche quei relativisti che sostengono che siamo in presenza di qualcosa di incomparabile o indicibile quando si confronta una cultura o una lingua con altra lingua o cultura.
  
IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E LMCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ  – PLURIVERSITÀ  BOLOGNINA
PROMUOVE
CORSO DI FORMAZIONE SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)
 
 

 

 
Trattasi di un corso di auto-formazione per docenti dalle primarie alle secondarie, aperto alla partecipazione degli operatori culturali ed interculturali che operano come educatori e mediatori tra scuola e comunità Sinti e Rom.
 
 CALENDARIO DEL CORSO                                                                                             ANNO SCOLASTICO 2016-2017
 
 
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
giovedì 17 novembre 2016 dalle ore 16,30 alle 18,30
venerdì 16 dicembre 2016    dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 19 gennaio    2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 febbraio 2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 marzo 2017     dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 20 aprile 2017        dalle ore 16,30 alle 18,30
 
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO IN VIA MARCO POLO 53 – NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)

N.B. con il materiale prodotto si realizzerà un numero speciale di Inchiesta Edizioni Dedalo e estratti per la rivista Cooperazione Educativa del Movimento di cooperazione educativa edizioni Erickson.
 
Il Cesp e l’MCE sono enti accreditati per la formazione e aggiornamento degli insegnanti. La partecipazione dà diritto, ai sensi degli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009, allESONERO DAL SERVIZIO. Ai partecipanti verràrilasciato regolare attestato di partecipazione. Tale esonero si estende a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Regione Emilia-Romagna..
 

 

 

 

Cesp Bologna via San Carlo, 42
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
 
Presentazione a cura di Pino De March
 
Il progetto di formazione partecipata nasce dallesigenza di trovare terreni comuni di comunicazione e relazione, ma soprattutto di valorizzazione delle specifiche e molteplici forme culturali e linguistiche in cui siamo immersi.
Tutto parte da alcune mie esperienze personali legate a territori frequentati per nascita, socialità e studio in una Regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, ove sono presenti differenti minoranze etno-linguistiche (friulane, slovene e venete), da anni di docenza di comunicazione e relazione in una scuola superiore della nostra città Bologna, ove erano presenti studenti e studentesse di etnia Romanes (Sinti e Rom) e da alcuni anni come responsabile ‘commissione intercultura’ della medesima scuola, oltre che da riflessioni tratte da esperienze ed incontri nella nostra città con variegati mondi culturali paralleli ed intrecciati, mondi propri di minoranze etno-linguistiche italiane ed europee, territoriali e non territoriali.
Con il termine non territoriali non intendo persone appartenenti a minoranze straniere o extra-europee, ma mi riferisco a minoranze italiane ed europee, sia esse ebraiche o romanes (Rom e Sinti), che abitano ormai da secoli i territori europei anche se non diffusamente come gli sloveni in Friuli Venezia Giulia, o i tedeschi in Alto Adige, o i francesi di Valle dAosta con proprie istituzioni autonome, politiche, culturali educative ed istruttive, ma a macchia di leopardo, relegati in ghetti o campi e più recentemente anche in micro-aree o appartamenti privati o pubblici.
In una recente video-intervista realizzata da alcuni mediatori culturali e comunicativi della comunità ROM E SINTI di Bologna(tra cui Tomas sinti-bolognina), Dario Fo affermava che le culture nazionali ed europee devono molto alle culture nomadi Romanì e per questo le genti romanes dovrebbero essere orgogliose della loro cultura e operare insieme  per farla emergere e riconoscere in tutti gli ambiti di vita sociale e culturale, accettando anche che siano analizzati quegli aspetti negativi che li riguardano e questo significherebbe, come prima cosa, mettere in discussione non solo ciò che li discrimina anche dopo il porajimos- divoramento(o olocausto)nazi-fascista delle loro genti dallesterno con lo sterminio primae lesclusione e lisolamento poi, ma anche ciò che dallinterno li mantiene separati attraverso laccettazione della ghettizzazione come strategia di sopravvivenza indotta e motivata da condizioni di permanenti discriminazioni, che li hanno spinti a mantenere distanze e separazioni con i Gagi (cioè coloro che non appartengono alle loro comunità romanes), visti un po tutti come altro da sé.
Negli ultimi anni da entrambe le parti cominciano a emergere figure di mediatori culturali romanes e gagi che costruiscono terreni comuni di relazione, socializzazione e ricerca al fine di far emergere questo mondo variegato sociale e culturale spesso celato, dissimulato, osteggiato, che solo in rarissimi casi emerge e quasi sempre in forma inappropriata, esotica, romantica ed immaginaria nella letteratura come in altre arti , ma mai nella sua reale condizione di mondo di umani e di genti italiane ed europee con propri universi culturali che popolano da secoli le nostre estreme periferie.
 
In questo senso e cioè nella direzione di creare un terreno culturale comune, la scuola è sicuramente il luogo in cui è possibile lavorare avendo presenti le prossime generazioni di cittadine e cittadini italiani e europei.
Come docente, in servizio ormai alcuni anni fa (non ora che sono in pensione e non a riposo), mi sono trovato ad insegnare alle superiori a ragazzi e ragazze romanes (Rom e Sinti). A dire la verità le occasioni sono state rare anche perché normalmente la frequenza scolastica di questi alunni si dirada lungo il corso della scuola dellobbligo, fino a interrompersi per molti di loro alle medie inferiori e questo accade nonostante che l’obbligo e le esigenze di formazione culturale e professionale incentivino a continuare gli studi.
Inoltre, per tutto il periodo scolastico lidentità linguistico-culturale di questi miei studenti rimaneva celata, come la loro vita quotidiana, e tanto meno veniva esplicitata la loro appartenenza a comunità romanes. Tutto rimaneva coperto da segreti professionali e da segreti personali e mai accadeva che questi ragazzi e ragazze rivelassero la loro identità romanes, né ai docenti, né ai loro compagni e compagne di classe, temendone con ogni probabilità la discriminazione che vivevano ovunque andassero o abitassero fin dalla nascita.
In quegli anni di docenza di psicologia della comunicazione e relazione mi ero posto l’impegno di lottare contro le discriminazioni etno-culturali e i pregiudizi di ogni genere, sessuali o culturali, ma mai avevo fino in fondo analizzato il problema di come si sentiva a scuola un ragazzo o ragazza romanes Rom o Sinti, immerso in una cultura, storia e lingua che non gli appartiene, se non parzialmente.
La cultura, la lingua e la storia sociale romanì, Rom o Sinti, rimane per questi ragazzi e ragazze presente nella sfera della famiglia o della comunità d’appartenenza, ma mai accade che le didattiche scolastiche o i programmi preventivi dinizio anno includano o richiamino implicitamente o esplicitamente alla memoria culturale del docente lesigenza dintrodurre elementi della cultura, della lingua e della letteratura romanì, come accade per altre culture e minoranze territoriali (quelli delle regioni autonome), o non territoriali (ebraica, sarda o meridionale). E tanto meno si fa cenno nei libri di testo o negli appunti dei docenti che la lingua e la cultura Romanì appartengono di fatto alle lingue e culture europee, ed inoltre, che queste minoranze ormai da secoli sono presenti in Europa (fin dal XV secolo) come le altre minoranze con culture maggiori o minori, ma riconosciute.
Per evitare poi che le maggioranze etno-linguistiche dominanti nei territori continuino a ripetere, con lignoranza storica e culturale che spesso li caratterizza, che queste minoranze non territoriali Rom e Sinti non sono europee e tanto meno italiane.
E questa ignoranza è spesso dovuta alla mancanza di conoscenza personale, ma anche al fatto che nelle scuole italiane non sono presenti programmi che evidenzino la composizione plurilinguistica e pluri-culturale della cultura pluriversa europea ed italiana, che deve comprendere anche quella dei romanì, in quanto la cultura delle genti romanes ha influenzato di fatto molta della cultura Europea in svariati ambiti: la musica, larte, il teatro, il cinema, la letteratura, la poesia, le attività circensi e lo spettacolo in genere.
Inoltre, è importante che un bambino o bambina, ragazzo o ragazza romanes (Rom o Sinti), possa riconoscersi nelle variegate didattiche che vengono proposte a scuola. La sua specifica cultura dei  romanes deve essere riconosciuta come parte di questa Europa pluriculturale e plurilinguistica e dellimmenso patrimonio culturale dellumanità, e chi si riconosce in essa non deve essere identificato come appartenente ad un gruppo privo di cultura e portatore di disagio.
 
Dal quadro appena abbozzato, emerge con chiarezza che, mentre alcune minoranze italiane ed europee possono salvaguardare la propria lingua e cultura, perché viene loro attribuito dalle Costituzioni il potere di autogovernarsi attraverso proprie Autonomie Locali e a loro volta istituire scuole di ogni ordine e grado nella propria lingua di minoranza nei territori da loro abitati, altre minoranze etno-linguistiche, per scarsi mezzi o per dispersione abitativa, non riescono a fare altrettanto, anche se cominciano a emergere aggregazioni culturali indipendenti e autofinanziate delle federazioni di lingua Romanì italiane ed europee presenti nel territorio italiano. Esempi di questa attività possono essere la rivista Roma – Cultural Magazine e le pagine Facebook dei Sinti italiani. 
Alle minoranze dei romanes (Rom e Sinti) viene offerto dallattuale Sistema Scolastico Nazionale e locale, a causa di una restrittiva interpretazione dellart. 6 della Costituzione, la possibilità di non essere discriminati linguisticamente, permettendo e obbligando loro di frequentare le scuole italiane dalla primaria alle secondarie al pari di tutte e tutti coloro che risiedono nel territorio italiano, fossero pure migranti e stranieri.
Allinterno di queste istituzioni scolastiche, però, essi, che pure appartengono a pieno titolo alla cultura italiana e europea, non ritrovano nulla, neppure per cenni, della loro cultura e lingua, andando incontro ad un vero e proprio processo di assimilazione linguistico e culturale.
Da queste esperienze, riflessioni e letture specifiche ho via via maturato limportanza delle varie lingue e culture e la necessità che non si estinguano. Non solo perché, come dice un detto popolare, quando muore una lingua e una cultura è come scomparisse o bruciasse una foresta, ma per il ruolo che esse rappresentano per la formazione e l’evoluzione dell’identità degli appartenenti a quello specifico nucleo etno-linguistico.   Si tratta non solo di culture nazional-popolari dominanti politicamente e linguisticamente (italiano, francese ecc), ma di genti minori europee ed italiane, nel nostro caso Romanes (Rom Sinti), che spesso vivono, come altri migranti extra-europei, una forte marginalità sociale accompagnata ad una crescente ostilità da parte delle popolazioni di lunga stanzialità (quelli della stessa regione) o di nuova stanzialità frutto di migrazioni interne al paese (italiani di altre regioni), e che possono assumere laspetto di campagne mediatiche e politiche contro la presenza di Rom, Sinti o migranti nei territori della città, fino alle manifestazioni violente di gruppi di abitanti locali che possono giungere anche alla devastazione delle strutture abitative o delle infrastrutture delle aree che ospitano gente romanes, senza arrivare per il momento agli estremi della violenza esplicita e organizzata contro le persone, ch presentano in potenza tutte le caratteristiche del pogrom.
 
I pogrom (il termine deriva dalle sollevazioni popolari contro le comunità ebraiche nella Russia zarista), o manifestazioni di varia natura vengono agite contro queste minoranze non territoriali (migranti non comunitari e Romanes comunitari) da forze politiche e sociali prevalentemente di orientamento populista, localista o nazionalista, che partendo dal pretesto di fenomeni isolati di violenza contro le persone o i patrimoni, promuovono mobilitazioni a carattere reattivo sociale non per comprendere e trovare soluzioni ai problemi che insorgono a seguito delle conflittualità relazionali che si radicano in una perdurante e sistematica condizione di emarginazione forzata, ma per operare generalizzazioni e discriminazioni contro tutti gli appartenenti a quel gruppo etno-linguistico, in modo razziale, identificando tutti e tutte, tout court come nemici e portatori di insicurezza.
Per rendere chiaro lo stigma che vivono queste popolazioni comunitarie europee non territoriali Rom e Sinti, voglio semplificare con un esempio i ricorrenti pregiudizi nella vox populi e in una parte dell’opinione pubblica mainstream (stampa, radio-televisioni) o new media: se a commettere un reato patrimoniale o personale è un Rom o Sinti (o zingaro nella vulgata popolare), sono tutti gli zingari a farlo, se invece è un comunitario a farlo, italiano o svedese che sia, è un singolo che lo fa. Per questi ultimi la responsabilità rimane personale.
Al contrario, ogni essere umano, come ogni gruppo etno-linguistico, deve essere considerato nella sua umana ambivalenza, in quanto portatore di possibilità di relazioni costruttive (buona-vita) o di pericolo e di relazioni distruttive (mala-vita). Per questo, nessun essere umano o gruppo etno-linguistico può essere identificato a priori come pericoloso, solo perché qualcuno dei suoi affini culturali o parentali conduce una mala-vita. Chi fa questa operazione di riduzione è un razzista ed un pericoloso portatore di discordia sociale ed umana. Come sosteneva un sociologo berlinese dinizio secolo George Simmel, scandalizzando i suoi contemporanei, non è delinquente il miserabile, ma la miseria in cui è costretto dal sistema di ingiustizia sociale a vivere o sopravvivere.
Dal blog: comunimappe.blogpot.com
 
COME ISCRIVERSI AL CORSO
Per liscrizione al corso inviare ladesione a COMUNIMAPPE, o MCE, o CESP Bologna, che in quanto enti formatori accreditati dal MIUR (Ministero dellIstruzione Università e Ricerca), provvederanno a fornire regolare attestato  ai fini della richiesta del permesso di assenza da lezioni o impegni scolastici, e attestato di partecipazione all’aggiornamento che non sarà obbligatorio come vuole la cosiddetta buona scuola, ma libero e sentitamente scelto.
 
 
ARTICOLAZIONE DEL CORSO INTERCULTURALE SULLA STORIA, LINGUA E CULTURA ROMANI (ROM-SINTI)
 
ANNO SCOLASTICO 2016-2017                 
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO L. BORGATTI IN VIA MARCO POLO 51. QUARTIERE NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)
 
  
1ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 17 NOVEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Presentazione del corso da parte di Pino De March di comunimappe, Maria Bianca Cattabriga del MCE – Movimento di Cooperazione Educativa e Matteo Vescovi del Cesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica.
Seguirà presentazione del volume di Spigolare parole, rubare sguardi. Conversazione con i Rom e Sinti. con lautore Dimitris Argiropolus.  A seguito, racconti e vissuti di due mediatori culturali Aghiran e Tomas, appartenenti al popolo Sinti e Rom.
 
 2ª LEZIONE INTERATTIVA
 
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Il valore simbolico della lingua e della cultura per lidentità delle minoranze italiane ed europee Rom e Sinti, come per i migranti provenienti dal resto del mondo.
 Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanì
 Il nodo dell’idendità etnica-culturale dopo le guerre etiniche ex-jugoslavia o in altre parti del mondo e l’emergere di nuove singolarità culturali e linguistiche critiche (o dividualità post-etniche) e pratiche comunicative inter-culturali (dalla negritudine alla versitudine)
Relaziona giuseppe (pino) psicologo delle relazioni neo-umane.
 i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della cittametropolitana di Bologna.
 
 3ª LEZIONE INTERATTIVA
 
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Persecuzione nazi-fascista, sterminio o porajmos e resistenza dei Rom e Sinti. Nascita delle costituzioni democratiche e delle legislazioni che tutelano lesistenza delle minoranze linguistiche e culturali.
Interverranno:
Mario Abibezzi, Sergio Andena e Carlo Cuomo del CIPES (Centro Iniziativa Politica e Sociale) di Milano.
Esperienze dirette di due mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della città  metropolitana di Bologna
Lettura di alcune pagine del libro Circo capovolto  con lautrice Milena Magnani.
 
 4ª LEZIONE INTERATTIVA 2017
 
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
La musica Rom e Sinti e la sua influenza sulla musica contemporanea.
Relaziona:
Giorgio Mancinelli, etnomusicologo e giornalista etno-culturale, corrispondente e fotografo di tradizioni etno-muiscali-culturali del popolo rom e di altri popoli del sud del mondo,
programmatore per alcuni anni di Rai 2 e Rai 3, conduttore di trasmissioni sulle tradizioni etno-culturali nomadi a Radio Svizzera italiana e Radio Vaticana.
Salvatore Panu, musicista e musicologo e fondatore della Scuola popolare Ivan Illich di Bologna-bolognina.
 Conversazioni ed esecuzioni musicali con Dragran Nicolic e Aghiran, ballerino appartenente al popolo Rom di Bologna cittàmetropolitana.

 

 

5ª LEZIONE INTERATTIVA
 
GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 La storia, la letteratura e la poesia Rom e Sinti e la sua influenza sulle letterature e culture contemporanee.
 
Fabien Bassetti, storico delle culture romanì e nomadi
Teresa Rossano – femminista e docente storia e  letteratura del Cesp presenta libro di Majgull Axelsson, Io non sono Mirian, edizioni Iperborea
Tomas, mediatore culturale rom-sinti, Pino De March, psicologo relazionali neo-umane e ricercatore attivo di poesia e letteratura  di strada, migrante e marginale e Alfredo Stori leggeranno testi e poesie del popolo rom.

 

 6ª LEZIONE INTERATTIVA
 
GIOVEDÌ 20 APRILE 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Il teatro, il cinema, le arti, il circo e gli spettacoli viaggianti di strada.
Forme di disciplinamento, annientamento, repressione controllo degli spettacoli viaggianti, delle attività differenti, della vita del popolo Rom:
Gabriele Roccheggiani (ricercatore del Dipartimento di Economia Società Politica dellUniversità di Urbino) sullintreccio tra persecuzione, tutela e emergenza. La “questione rom” tra discriminazione e diritti.
 Relazione e conversazione con
Milena Magnani, autrice del libro Circo capovolto, edizioni Feltrinelli Fuori catalogo.
Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni autori di ‘confini dimanti’ ed. Ombre Rosse,Verona.

Coordina Matteo Vescovi e Pino de march

 FESTA INTERCULTURALE
 
SABATO 13 MAGGIO 2017 DALLE 15 ALLE 20 IN ZONA ORTIVA, VIA ERBOSA 17
 Teatro delle temperie di Andrea Lupo
E Serena Raggi Luna, artista che mescola diverse arti e culture – pittura olio-acrilico, indian ink, matita.
Organizzatori: Carlotta Grillini e Pino De March
N.B. questo evento finale si realizzerà, non al centro civico Marco Polo come il corso, ma alla zona ortiva via erbosa 17-accanto allarea campo Sinti

FINALITA’ INTERCULTURALI E SOCIALI DEL CORSO
La libera comune università pluriversità -bolognina -gruppo ricer-azione contrade solidali Rom-Sinti in cooperazione con CESP-Centro Studi per la Scuola Pubblica e l’MCE-Movimento di cooperazione educativa, lo promuovono. I docenti che parteciperanno al Simposio-corso d’auto-formazione potranno usufruire dell’esonero ministeriale a valenza regionale E.R.. Tale Simposio-Corso si progetta e si propone come auto-aggiornamento-autoformazione al fine di conoscere la vita, la lingua e le culture romanì e per favorirne la valorizzazione. Esse sono ormai da secoli lingue e culture delle nostre minoranze linguistiche italiane ed europee. Con il simposio-corso inoltre ci si impegna ad agire contro la dispersione scolastica dei bambini-e ragazzi-e romanì-rom e sinti e non solo; dispersione in parte dovuta alla poca considerazione attribuita alla scuola da parte dei genitori, ma questa non considerazione è trasversale anche a genitori territorializzati. Le cause principali però di tale dispersione sono da attribuire alle distanze che spesso questi bambini e ragazzi devono percorrere per andare a scuola data la collocazioni sempre più periferiche dei loro insediamenti abitativi provvisori o micro-aree stanziali [extra-urbane], a strategie politiche confuse, misure psico-pedagogiche e conoscenze inadeguate da parte del sistema politico e scolastico della vita,lingua e cultura di questi loro cittadini-studenti, vissuti come invisibili-culturali e per questo resi impotenti e e considerati solo come portatori di disagio di cui liberarsi il prima possibile. Spesso con ‘immeritate’ promozioni (1) vissute come ingiuste dagli altri compagni di classe; promozioni che finiscono per accrescere la loro marginalità di vuoti a perdute.
Conoscersi e riconoscersi invece come parte di quelle molteplici genti lingue e gruppi etno-linguistici che popolano l’Italia e l’Europa potrebbe essere una entusiasta scoperta di nuovi mondi;nuovi amici e nuovi cittadini
Esplori-amo-ci.
NOTA (1)
ho messo ‘Immeritate’ tra virgolette perchè il merito perchè questo concetto è sempre stato qualcosa di ambiguo, ma in questo tempo liquido e cinico e anaffettivo allude maggiormente ad un agonismo distruttivo e di sopraffazione e divoratore di sè e degli altri da sè, e non rimanda ad un agonismo maturo come affermazione o come sfida di costruzione di un sè autonomo e di relazioni alla pari e cooperaitive con altri sè autonomi e interdipendenti. Come diceva Che Guevara:’da soli non si è nessuno’
Pino de March per COMUNIMAPPE ED MCE e Matteo Vescovi per il Cesp
 
 PROVE DI RICERC-AZIONE DI STRADA DELLA LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ – PLURIVERSITA’ BOLOGNINA E DI COOPERAZIONE TRA DUE ENTI FORMATORI CESP E MCE ENTRAMBI MOVIMENTI DI COOPERAZIONE EDUCATIVA, DI RICERCA E DI TRASFORMAZIONE CULTURALE E SOCIALE DAL BASSO DELLA SCUOLA PUBBLICA
 
 Prima di tutto si tratta di due percorsi paralleli ed intrecciati di partecipazione e trasformazione dal basso per rendere la scuola pubblica aperta a nuove istanze di partecipazione e a generare relazioni educative e conoscenze condivise da docenti e studenti.
 
Movimenti che hanno contribuito a democratizzare nel corso della seconda meta del Novecento il sistema scolastico nel suo insieme, come istituzione repubblicana laica ed autogovernata, con propri organi collegiali e da nuove soggettività: docenti, studenti e personale tutto che vi ècompreso come parte di una comunità educativa.
La scuola è stata intesa dai padri e madricostituenti come una istituzione innanzitutto pubblica e aperta alla società e ai suoi bisogni di educazione, istruzione e formazione con lobiettivo di formare un cittadino-a e un lavoratore-trice consapevole delle sue libertà civili e sociali e animata degli stessi ideali di giustizia e libertà tra le genti e i generi sessuali che hanno motivato la resistenza contro la tirannide nazi-fascista, contro i privilegi aristocratici e le discriminazioni culturali e socio-economiche di una società elitaria e liberista-borghese.
Movimenti dal basso di docenti, studenti e personale coadiuvante le attività scolastiche-amministrative, tecniche ed ausiliarie, in netto contrasto con una scuola gerarchica autoritaria e chiusa alla società che il fascismo prima, ed una certa democrazia autoritaria dopo, avevano resa impermeabile alla socialità.
Il Cesp e il MCE, con la loro attivitàculturale, si sforzano di promuovere la crescita di una scuola partecipata anche nellattività’ di ricerca e produzione di nuove didattiche condivise, nei laboratori come nelle classi, con studenti e docenti che esperimentano nuovi apprendimenti e conoscenze e lezioni che diventano via via interattive, abbandonando la passività degli studenti e delle studentesse. Inoltre, si sono battuti contro le classi speciali e per riconoscere che nei silenziati ed esclusi portatori handicap fisico o psichico ci sono intelligenze emotive e cognitive divers-abili.
 
MCE MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
LAssociazione della Pedagogia Popolare Italiana
Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet.
Allindomani della guerra, nel momento di pensare alla ricostruzione, alcuni maestri quali G. Tamagnini, A. Fantini, A. Pettini, E. Codignola e più tardi B. Ciari, M. Lodi,    A. Manzi, A.Bernardini e tanti altri in Italia e allestero (P. Le Bohec), si unirono attorno allidea di una cooperazione solidale che diviene crescita e integrazione sociale. Non si ètrattato solo della introduzione e utilizzazione di alcune tecniche di base, ma di dare vita a un movimento di ricerca che ponga al centro del processo educativo i soggetti, per costruire le condizioni di uneducazione popolare, in quanto garanzia di rinnovamento civile e democratico.
Con questi maestri èdifficile per noi non continuare a sentire, ancora oggi, lesigenza di condividere progetti di cambiamento della scuola per essere responsabilmente attori del cambiamento come educatori/educatrici.
Il Mce si propone come gruppo, libero e autonomo di insegnanti che non vogliono smettere di pensarsi, oltre che trasmettitori, anche elaboratori di cultura, attenti alla valorizzazione delle culture di cui sono portatori i bambini/e; a creare in classe climi favorevoli allascolto e alla comunicazione autentica.
Insegnanti che operano per realizzare una scuola in cui sia promossa la libertàespressiva, sia dato spazio alla creatività; siano realizzati processi circolari di apprendimento-insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Il Mce è unAssociazione professionale collegata alla Federation internationale de lEcole Moderne (ovvero il movimento delle scuole che si rifanno allattivismo e alla pedagogia popolare).
Puoi trovare il Mce in molte città dItalia, in varie proposte educative per i ragazzi/e e per i loro insegnanti, in diverse scuole che stanno attuando progetti di educazione nuova.
CESP – CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA
Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica, nasce nel 1999 per iniziativa di lavoratori della scuola di area Cobas.  
L’intento è quello di affiancare all’attività politica e sindacale uno spazio specificamente dedicato alla riflessione culturale e didattica sulla scuola, realizzata attraverso seminari, convegni, attività di aggiornamento e pubblicazioni.  
I principi di riferimento del CESP sono la difesa della scuola pubblica statale, l’opposizione alle diverse forme di privatizzazione, alle vecchie e nuove forme di mercificazione del sapere e ai processi di aziendalizzazione che stanno avanzando da alcuni anni a ritmi inediti e preoccupanti.   Parallelamente ad un circuito di iniziative coordinate a livello nazionale, anche localmente stanno crescendo articolazioni dell’Associazione che organizzano attività a livello provinciale e regionale.
Gli anni Settanta sono stati un decennio caratterizzato da un intenso dibattito sulla forma e sul ruolo della scuola pubblica. In quegli anni sono state varate leggi innovative e si sono manifestate proficue rivoluzioni didattiche. Gran parte delle innovazioni sono state prodotte dal basso, in centinaia di “officine” scolastiche dove insegnanti, bambine e bambini, studenti, comitati di genitori e di quartiere prendevano nelle loro mani le tradizioni della vita scolastica e le riplasmavano secondo le nuove sensibilità emerse dalla società civile.
Tutto il periodo ha visto un continuo e intenso scambio di stimoli e di condizionamenti positivi e reciproci tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Si rafforzava l’idea di una ragione sociale della scuola pubblica. La scuola divenne così oggetto di investimenti emancipativi da parte dei ceti sociali popolari alla ricerca di eguaglianza, protagonismo, diritti. Sulla scuola si riversarono energie e sguardi utopici finalizzati ad una trasformazione democratica e ad un inveramento di giustizia sociale.
Questo intenso crogiolo ha plasmato la scuola degli anni successivi, anche se, una volta caduto lo stimolo proveniente dalla società, tutto si è nuovamente irrigidito. Così, mentre le nuove politiche di intervento – dagli anni Ottanta – ratificavano la generalizzazione del modello, nella scuola reale iniziava l’erosione dall’interno degli elementi più vitali.
Oggi che l’attacco, nel primo decennio del nuovo secolo, si è fatto diretto, distruttivo e carico di un’esplicita ideologia di restaurazione, risulta ancor più preziosa l’azione di raccolta, documentazione, verità e dibattito sulla scuola di quegli anni. Non per riproporne pedissequamente le pratiche, ma per fare tesoro e raccoglierne gli elementi profondi: l’opposizione ad una scuola come strumento di selezione sociale, la spinta verso una didattica collegata ai bisogni e alle aspirazioni dei giovani e delle giovani, l’impegno per l’elaborazione di un sapere critico collegato alle caratteristiche della nostra società.
Nasce da questo ragionamento la scelta di aprire il Centro di Documentazione sulla Scuola negli anni ’70. Un primo gruppo di materiali, offerti da insegnanti e famiglie, èstato raccolto attraverso una rete di conoscenze e il passaparola. Oggi abbiamo deciso di fare un passo in più, di dare ufficialitàe soliditàall’archivio, organizzando una rete di documentazione e di dibattito riferiti alle tematiche cruciali di quegli anni. Nella speranza che la lotta sociale per la difesa della scuola pubblica riceva aiuto anche da questo Centro di documentazione e dal lavoro che abbiamo intenzione di svolgere, tra memoria e storia.
 
Pino De March
comunimappe.blogspot.com
Alcuni personaggi famosi di etnia rom e sinta.
La lista include personaggi famosi aventi origine rom e sinta da parte di uno dei due genitori.

/famosiBanderas Antonio:
 attore di origini kalé
Brynner Yul: attore, rom da parte del nonno materno. Acquistò il titolo di Presidente Onorario dei Rom
Caine Michael: attore di etnia rom romanichael
Cansino Antonio: ballerino creatore del flamenco moderno, kalé spagnolo
Chaplin Charles: attore, rom romanichael da parte di madre
Ciganer Cécilia: meglio nota come ex-moglie di Nicolas Sarkozy. Suo padre è rom
Cortés Joaquìn: ballerino di flamenco, kalé spagnolo
Giménez Malla Ceferino: kalé spagnolo beatificato nel 1997
Hayworth Rita: attice, nipote del ballerino di flamenco kalé Antonio Cansino
Hoskins Bob: attore americano di origine sinta
Ibrahimovic Zlatan: calciatore, rom bosniaco da parte paterna
Krogh August: scienziato e premio nobel per la medicina, di etnia rom
Kubitschek De Oliveira Juscelino: ex presidente del Brasile, di origine rom
Müller Gerhard: ex calciatore e vincitore Pallone d’Oro. Ha origini rom e sinte
Olasunmibo Ogunmakin Joy: nome d’arte Ayo. Cantantautrice tedesca con madre rom romena. Nel 2008 ha vinto l’European Border Breakers Awards
Orfei Liana: artista circense e attrice, sinta italiana
Orfei Moira: artista circense e attrice, sinta italiana
Presley Elvis: cantante di padre sinto e madre romanichael
Reinhardt Jean-Baptiste: musicista jazz conosciuto col nome di Django Reinhardt. Sinto eftavagarya
Spinelli Santino Alexian: professore universitario e musicista rom abruzzese
Solario Antonio: pittore rom Abruzzese, detto “lo zingaro”, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo
 

 

 

SIMPOSIO D’AUTUNNO – PRESENTAZIONE

SIMPOSIO DAUTUNNO

SABATO 12 NOVEMBRE

INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI

SULLA CONDIZIONE ABITATIVA, ESISTENZIALE E LINGUSTICO-CULTURALE IN CITTA’ DEI ROM E DEI SINTI DEL CAMPO DI VIA ERBOSA 15-BOLOGNINA   
OGGETTO DI TRASFERIMENTO A PARTIRE DALL’ESTATE 2017 IN TRE MICRO-AREE SITUATE AI MARGINI EST  DEL QUARTIERE NAVILE 

LA LIBERA COMUNE  UNIVERSITA’ PLURIVERSITA’ BOLOGNINA E BOLOGNINA IN CONGRESS
A partire dalla metà di settembre 2016 abbiamo costituito un gruppo di ricerc- azione ‘Contrade solidali-bolognina’ su problematiche inerenti  ‘le comunità non territoriali italiane e ed europee’  nello specifico Sinti E Rom (non territoriali intese giuridicamente nel senso di presenze etno-linguistiche-culturali non concentrate in  un solo territorio regionale come ad esempio i cittadini di lingua cultura tedesca del Trentino Alto Adige), bensì presenti a macchia di leopardo in diversi territori regionali, ad es. le  comunità ebraiche-italiane a Venezia,Ferrara , Roma ecc. abitanti porzioni limitate di certi quartieri o rioni, storicamente definiti ghettti.
L’attività di ricerc-azione intrapresa riguarda l’analisi delle condizione socio-culturale ed  i vissuti dell’aggregato umano Sinti della Bolognina situato in via erbosa 15(cittadini italiani e bolognesi ormai presenti da generazioni o con più precisione da secoli nei nostri territori, giusto per chiarire la campagna pregiudiziale o i progrom  intentati nei loro confronti nell’ultima campagna elettorale da parte della coppia Borgonzoni-Salvini della Lega Nord.
Cittadini e cittadine che vivono ormai da molti anni in una condizione di ‘segregazione’ in campi ai margini della città, marginalità di cui ne sono complici il Comune di Bologna  e il Quartiere Navile con le loro miopi ‘disposizioni politico-amministrative’ e passivamente gli stessi residenti del campo  Sinti;
le une, le Istituzioni, non vogliono intraprendere soluzioni radicali quali l’inserimento residenziale in case popolari alla stregua degli altri cittadini territoriali, temendo forse che quei provvedimenti  ‘radicali’ potrebbero far  insorgere conflitti,invidie-risentimenti- tra cittadini  che si trovano nelle medesime condizioni in emergenza casa(guerra tra poveri cristi o diavoli da parte di chi da sempre soffia sul fuoco delle diseguaglianze crescenti  per poi lasciarli ancora più poveri ed insicuri di prima, perché l’abbiamo visto governare  il centro-destra anche in questa città, e non è che le cose sono mutate. Voci istituzioni in controtendenza ci sono e sono quelle di un giovane candidato sindaco  presentatosi con una piccola coalizione civica che auspica e sogna che Bologna diventi’ la città meno diseguale d’Europa,gli altri,i residenti dei campi che  vivendo di fragili e precarie economie di sussistenza, forse temono che l’abbandono del campo-ghetto’ possa esporli a gravi difficoltà, quali l’impossibilità di far fronte in futuro a spese fisse di vario genere(affitto, bollette ecc.).

Noi come costituenti Contrade Solidali – riteniamo invece che si deve procedere verso soluzioni radicali perché come si è visto in altre circostanze simili queste soluzioni – emergenziali e posticce –quali i campi – creano strani indotti(di mafia capitale o di samaritani criminali) costi alla fine molto superiore in termini sia finanziari che  umani, per questo  vorremmo assegnare un posto abitativo più dignitoso all’interno della Bolognina  e un reddito di cittadinanza per  Sinti come  per tutti quelli che sono nel medesimo bisogno di case o altro, siano essi cittadini territoriali o non territoriali o migranti lavoratori e lavoratrici.
Pensavamo specificatamente per gli abitanti del campo –erbosa 15 –di procedere alla loro collocazione in a casette a schiera (di muratura o di legno) progetto realizzato già dal Comune di Faenza; la soluzione casette a schiera per i Sinti e Rom di Faenza, è nata dalle considerazioni e confronti tra amministratori, tecnici urbanistici comunali e responsabili comunità federate romanì, ritenendole più idonee ad una reale integrazione in moduli abitativi orizzontali che quelli verticali, perché queste abitazioni meglio aderiscono alle esigenze di una vita fatta di economie di sussistenza e di vissuti pregressi di semi-nomadismo, di stanzialità o in luoghi aperti ormai decennali nei campi.

 Nello stesso tempo desidereremo per le nuove generazioni(bambini e ragazzi) Sinti e Rom della nostra città affermare non solo il diritto alla lingua nazionale italiana per non essere discriminati ma anche il diritto conservare la propria lingua e cultura romanì -sinti e rom(lingua parlata dai 180.000  rom italiani), perché proprio loro ‘sono i primi a rischiare le conseguenze di una crisi d’identità, ignorando troppo spesso le proprie radici e le proprie tradizioni(da Roma-Cultural Magazine, maggio 2013)
e nello stesso tempo promuovere la cultura ‘romani’ attraverso nuove unità didattiche  seppur limitate e volontarie nelle nostre scuole dalla primaria alla secondaria, attraverso l’apprendimento di alcune parole, suoni e storie romani’  come comune terreno di ricerca ed apprendimento per tutti e tutte, in uno scambio di reciprocità linguistica e culturale. Perché vorremmo ‘dare la priorità ai temi della cultura e dell’identità, ai racconti di vita, alle aspirazioni e alle visioni del mondo dalla prospettiva dei Rom. Consapevoli che solo la conoscenza può vincere il pregiudizio, la paura e la segregazione del diverso (da Roma-Cultural Magazine, maggio 2013
In alcuni paesi dell’Europa Dell’Est, Macedonia ed Albania, come ad ovest, la Spagna, non si pratica solo il diritto alla lingua nazionale per superare discriminazioni ma si formano insegnanti per creare corsi specifici di lingua e cultura romani(prevalentemente cultura orale ed anche negli ultimi tempi scritta. Questo apprendimento specifico si delinea come rinforzo individuale e  sociale che permetterà ad ogni bambino o bambina Rom di ritrovare una propria identità ed in divenire, di ripensare e rielaborare la sua lingua e cultura in relazione aperta con altre identità e culture gagè presenti nel territorio. E con la loro cultura rinventata pensare anche a delle forme di attività culturali,sociali ed economiche che possono garantire loro una buona vita di relazione come in epoche passate quando avevano loro arti e mestieri, ora in gran parte sussunti dall’industrializzazione materiali come di quelle immateriali dall’industria  cultura e dello spettacolo.
per ulteriori approfondimenti vedi sito: www.romanidenty.org
                                            
Stiamo progettando nel novembre 2016 come LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ PLURIVERSITA’ BOLOGNINA
UN SIMPOSIO D’AUTUNNO
SULLA CONDIZIONE ABITATIVA ESISTENZIALE E CULTURALE DEGLI AGGREGATI UMANI IN CITTA’  ROM E SINTI DI VIA ERBOSA CON LA RIVISTA ROMA DELLA COMUNITA’ ROMMANES  ITALIANA.
ED  UN CORSO DI AUTO-FORMAZIONE
PER DOCENTI DI DIFFERENTI  LIVELLI DALLA PRIMARIA ALLA SECONDARIA SUPERIORE SULLA LINGUA, CULTURA E VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI EUROPEE ROM E SINTI ITALIANE
PROMOSSO DALLA  LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ PLURIVERSITA’  BOLOGNINA (COMUNIMAPPE.BLOGSPOT.COM)
IN COOPERAZIONE EDUCATIVA TRASVERSALE
CON IL MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA (M.C.E – BOLOGNA) E DEL  CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA DI TUTTI E PER TUTTE (CESP-BOLOGNA)
NOTA BENE:
 L’ART. 6 DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA
la Repubblica tutela con apposite misure le minoranze linguistiche.
commento: In base al principio sancito all’art. 3 della nostra Costituzione, tutti i cittadini hanno pari dignità sociale  sono uguali davanti alla legge, qualunque sia la lingua che parlano. Poiché peraltro i cittadini che parlano una lingua diversa dall’italiano costituiscono un’esigua minoranza che potrebbe essere assorbita o neutralizzata dalla massa compatta degli altri cittadini parlanti, la Repubblica cioè lo Stato più tutte le altre autonomie locali si propongono con differenti misure di tutelarne l’esistenza.

TESTO RAGIONATO E CONDIVISO CON  DIMITRIS ARGIROPOLUS, MASSIMILIANO MITA E SALVATORE PANU
Autore del  testo: Pino de March

contatti: comunimappe@gmail.com

Lasciare l’isola alla volta della penisola
Lo scrittore gerosolimitano Amos Oz, affrontando i temi scottanti del fanatismo religioso e del sanguinoso conflitto tra israeliani e palestinesi, ci ha restituito indirettamente, in una assai bella immagine, una delle migliori definizioni di identità:

 «nessun uomo e nessuna donna è un’isola, siamo invece tutti penisole, per metà attaccate alla terraferma e per metà di fronte all’oceano, per metà legati alla tradizione e al paese e alla nazione e al sesso e alla lingua e a molte altre cose. Mentre l’altra metà chiede di essere lasciata sola, di fronte all’oceano. Ciò vale per gruppi sociali e culture e civiltà e nazioni […]. Nessuno […] è un’isola e nessuno […] potrà mai amalgamarsi completamente con l’altro. […] [L]’immaginare l’altro, il riconoscere la nostra comune natura di penisole possono rappresentare una parziale difesa dal gene fanatico, che tutti abbiamo insito in noi» (Contro il fanatismo, Milano, Feltrinelli, 2004, p. 54 sg.).Se rileggiamo la metafora di Oz in chiave di riflessione linguistica possiamo grosso modo ricavarne l’identikit di ogni lingua individuale calata in un determinato contesto: una lingua che deve tanto alla “terraferma” dei valori di riferimento esterni all’individuo, che può riconoscerli ma può anche contrapporvisi – i legami con la comunità politica, sociale e linguistica in cui nasce e si sviluppa, i richiami della tradizione, le norme impostegli dall’idioma nazionale ecc. –, quanto all’“oceano” dei tratti irriducibili che costituiscono il suo peculiare modo di esprimersi e di comunicare, diverso da quello di qualunque altro individuo. Una lingua individuale intesa in questo modo riunisce insieme, in una unità indissolubile, due istanze solo apparentemente inconciliabili; accomunate l’una e l’altra, per il ruolo fondamentale riconosciuto da entrambe al contesto sociale, dal rigetto delle vecchie e nuove teorie universaliste dell’essere umano. Una lingua del genere, realisticamente, non si può forse né insegnare né apprendere; attribuirle il valore di un limite, nel senso matematico del termine, ci aiuterebbe però a prendere il mare aperto senza sentirci sopraffatti dalla paura di esserci imbarcati, allontanandoci troppo dalla costa, in un viaggio senza ritorno. Con un po’ di fortuna, una volta tornati sulla nostra isola, saremo almeno riusciti a carpire qualche segreto alle vite che abitano una penisola.

Frammento di  M. Arcangeli Linguista, sociologo della comunicazione, critico letterario e scrittore, è professore ordinario di Linguistica italiana presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Cagliari, che attualmente presiede.


Laboratorio  culturale ed esistenziale in preparazione della festa di primavera agli orti del 21 marzo

Laboratorio  culturale ed esistenziale in preparazione della festa di primavera agli orti del 21 marzo


 (all’interno del semestre su relazioni umane tra generi, transgeneri, generazioni e genti)



La libera comune universita’  pluriversita”  bolognina 
organizza in cooperazione  con zona ortiva

VENERDI 13 MARZO 2015                                                                                                       ORE  18, 45                                                                                                                     ZONA ORTIVA -VIA ERBOSA 17-bolognina

LA SESSUALITA’ NELLA TERZA E QUARTA  ETA’  TRA NARRAZIONI  STEREOTIPI  E VISSUTI EROTICI

RELAZIONANO E DIALOGANO:

VANNIA VIRGILI – POETA E PSICOLOGA                                                                                     

CIRA SANTORO – drammaturga, blogger ed autrice testo:  “le arzille vecchiette dell’autobus 21 “. edito da -Minerva Edizione-  in libreria.                                                                       

PINO DE MARCH – poeta, psicologo relazionale e filosofo esistenzialista

 Il  laboratorio consiste nel raccontare la sessualità  nella terza e quarta età (60-100) attraverso 
la psicologia,  la filosofia e la letteratura                                                                                   

letture di poesia erotica

Alla fine un piccolo aperitivo di conclusione se ognuno porta con sè qualcosa da mangiare e bere

info:
 comunimappe@gmail.com                                                                     
www.comunimappe@blogspot.it                                                                                        

www.versitudine.net

 Seminario semestrale: Commofare e Mondi di vita comuni 3 lezione: I movimenti indo-latini in Abya Yala (*)

  note visione: il 25-2 è la data dipubblicazione non del seminario che si terrà il 27/2
 https://guanolema.files.wordpress.com/2009/09/chacana1.jpg?w=497

La Libera Comune Università Pluriversità Bolognina
 

Seminario semestrale: Commofare e Mondi di vita comuni

3 lezione: I movimenti indo-latini in Abya Yala (*)

Venerdì 27 FEBBRAIO 2015
Dalle ore 18.30  alle 20,30  

Le “timide luci” del mondo nuovo che in senso lato i movimenti dal basso  in America Latina tentano di costruire attraverso sguardi, analisi ed internità  di Gustavo Esteva e Raul Zibechi
Relatore Aldo Zanchetta interprete contemporaneo del pensiero di Ivan Illic e studioso dei movimenti sociali in America Latina
Accordatore Pino de March ricercatore sociale e componente della Accademia Comuni-mappe

                                                            
                                                                                                                                                                       Presso Spazio HUB 57  interno COMMUNIA                                                                                   Via Serra 2/f -Bolognina- autobus 17, 11, 27 (traversa di Via Tiarini, accanto Teatro Testoni)
Entrata Libera con contenuti open free source      

(*)
 L’espressione Abya Yala che viene ritrovata e dissotterrata dai nativi stà ad  indicare il nome dato al Continente sud-americano da parte dai nativi  Kuna del Panama e Columbia prima dell’arrivo  degli esploratori e conquistatori europei. Il significato originale dell’espressione ‘Abya Yale’  è  – terreno linfa vitale-. 
Presentazione della lezione e dialoghi interattivi

Disperdere l’Uno dispotico democratico in molteplici singolarità come forme di vita esistenziali, materiali e sociali dal basso non separate e non parallele ma interne alle comunit
 
 A
Emergenza di forme di resistenza alla distruzione dei territori e delle forme millenarie ea
co-antropologiche e di moltepici forme di vita comunitaria aperte

Gustavo Esteva e Raul Zibechi sono  due intellettuali attivisti de-professionalizzati latino-americani, sono da considerare i due più importanti analisti delle molteplici risposte dal basso dei movimenti indo-latini e latino-americani, che sono da considerare le forme emergenti della socialità del mondo indigeno-campesinos e dei marginali urbani nella rinata Abya Yale;  essi si oppongono e resistono ormai da anni al pensiero unico neo-liberista e al dispotismo democratico. L’espressione Abya Yale che viene ritrovata e dissotterrata dai nativi sta ad  indicare il nome dato al Continente sud-americano da parte dai nativi  Kuna del Panama e Columbia prima dell’arrivo  degli esploratori e conquistatori europei. Il significato originale dell’espressione ‘Abya Yale’ è ‘terreno linfa vitale’ . Il Continente impropriamente definito latino-americano a partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso, attraverso variegate insorgenze popolari,  da quella zapatista  del Chiapas messicano e passando per altre sollevazioni popolari in Bolivia all’inizio del 2000 a Cochabamba, nell’altopiano  aymara e precisamente nella città di El Alto  e poi diffusasi in altri paesi del continente(Uruguay, Argentina, Venezuala ecc),  ha visto dispiegarsi una resistenza al pensiero unico capitalista e patriarcale attraverso molteplici esperienze di costruzione di “un mondo capace di contenere mondi diversi”. L’importanza di questi contributi analitici ed esperienze dal basso “risiede soprattutto nel dare una nuova ispirazione a quella che appare la più profonda crisi in cui siamo immersi “qella dell’immaginazione politica e sociale”: (i testi tra virgolette citati sono del gruppo ‘camminar domandando’ che potete trovare anche in internet).
Gustavo Esteva in uno dei suoi interventi del 10/4/2013 all’ex-M 24 (spazio autogestito via Fioravanti 24) soteneva che non siamo in presenza solo  di una classica crisi ” di quello che tecnicamente chiamiamo il modo di produzione capitalista, ma ad un crollo golobale di civiltà, poichè questo modo è avviato alla fine; si è trovato esausto, ha avuto bisogno di scappar via dall’economia reale, dall’economia produttiva, verso il settore finanziario. Questa fuga verso il settore finanziario ha creato innanzitutto un’illusione: l’illusione banale comune (condivisa dalle stesse classi sociali medio-basse) che il denaro possa produrre denaro”.
Ora prenderemmo in considerazioni altre affermazioni analitiche che Esteva espresse in quella dialogante assemblea dell’ex -m-24 di analisi della dominazione brutale del capitalismo ‘post-capitalista’  e  la voce dei  movimenti  indo-latini e  latino-americani collocati quest’ultimi in aree più metropolitane.
[…]
“gli enormi profitti specualativi del settore finanziario sono stati il frutto di un saccheggio sistematico dell’economia reale”
[..]
Abbiamo ora il paradosso di trovarsi in un mondo post-capitalista però con dinamiche precapitaliste. Per essere precisi, diciamo che ancora una gran parte dei profitti del capitale si ottiene in forma capitalista, con relazioni di produzione capitalistiche, ma le dinamiche del sistema non sono più lì.”
[…]
“E’ finito verso quello che possiamo chiamare accumulazione per via di spogliazione, di rapina. Il saccheggio si realizza ancora in una forma coloniale pre capitalistica. Questo è ciò che a suo tempo Marx  ha chiamato ‘accumulazione primitiva’. La forma principale di questo sistema di rapina è il saccheggio del territorio, complice una forma politica statale corrotta di dispotismo democratico con i poteri economici e politici transnazionali; un  modello di relazioni economiche e politiche che richiede violenza.”
[…]
Farò ora un esempio molto preciso di questo sistema di rapina e saccheggio del mio paese. Il governo messicano ha venduto a corporazioni private transnazionali, il 40% del territorio del Messico, concendole in concessioni per 50 anni principalmente per attività minerarie. E il governo stesso si è assunto l’obbligo di ripulire questo territorio dalla gente che vi abita. Ed è quello che sta facendo, cercando di spostare la gente, fondamentalmente indigeni(nativi), da queste terre date in concessione. Dal momento che la gente non lo permette e resite, il governo messicano ha organizzato una vera e propria ‘guerra’ con il pretesto del narcotraffico per spogliare la gente di quelli spazi di vita comunitaria, materiale ed esistenziale.”
[… ]
” lo schema post-capitalista richiede violenza e  l’eliminazione di tutte le forme democratiche. Viena alla luce il vero volto del sistema, che è quello del dispotismo democratico. Così la notizia della fine del capitalismo, che è morto, non è una buona notizia, perchè hanno preparato qualcosa di peggio da mettere al suo posto.”
Esteva poi arriva alla paradossale proposizione che “il regime capitalistico di oggi nel mondo non opera più sulla base della legge del valore e del lavoro astratto, ma con un’altra dinamica che lui chiama post-capitalista; (1)
 inoltre afferma che la parola crisi non è più sufficiente a comprendere questa nuova situazione che si è creata. Un colasso che trascina con sè l’intero pianeta. E questo significa per Esteva diverse altre cose. La prima è riconoscere la cosa più importante che si tratta di una civiltà patriarcale. Far capire che le strutture immaginarie e reali del patriarcato consolidato da migliaia di anni conosciuto come -dominio della natura e delle donne- è anche il presupposto delle società moderne capitaliste che hanno messo a valore, reificando e mercificando non solo le donne e la natura ma anche i corpi e le menti e così l’intera attività  umana materiale ed immateriale.
(1)approfondimento: il lavoro astratto capitalistico va inteso in senso marxiano come traformazione delle risorse nauturali e delle attività umane in merci e profitti, e come risultato del processo di accumulazione capitalistica primaria , reificazione e spogliazione senza socializzazione dei  profitti realizzati- in forma di -welfare state-, ciò che fanno invece i nuovi governi progressisti ora al ‘comando rappresentando’ in molti paesi del continente; però questi governi progressisti cominciano a  risultare insopportabili ai nuovi movimenti indo-latini perchè pur realizzando spese pubbliche, queste socializzazione del plus-valore prodotto si manifesta in forma minimale di welfare minimali e perdipiù perpetua forme neo-coloniali e capitaliste di spogliazione dei territori, con il mantenimento di forme di mono-cultura che non solo impoveriscono la fertilità dei territori ma trasformano radicalmente paesaggi, habitat e forme di relazione eco-antropologiche millenarie;  in questo momento i movimenti indo-latini richiederebbero invece forme nuove Commonfare- che loro chiamano – sviluppo sostenibile della pachamama -terra madre-, delle loro forme di comunità in divenire aperte alle nuove relazioni eco-antropologiche e eco-nomiche)

B
Dispersione dell’Uno democratico dispotico in molteplici forme di vita esistenziale, materiale e eco-antropologiche
Marco Calabria nella prefazione ad un altro testo “disperdere il potere” di Raul Zibechi così ci introduce nelle insorgenze e nelle nuove forme di organizzazione dal basso dei movimenti indo-latini: “non è l’elezione del primo presidente indigeno del Continente( cioè Evo Morales in Bolivia), il risultato più interessante ottenuto dai movimenti sociali indigeni”. Lo sguardo ‘interno’ ed ‘orizzontale’ di Zibechi  sugli avvenimenti boliviani del nuovo secolo scava molto più a fondo, alla ricerca della costruzione di poteri non statali, cioè non separati dalla società (e dalle comunità). La ricerca di Raul Zibechi sul campo investe soprattutto El Alto, una città di oltre 800.000 abitanti cresciuta ai margini settentrionali di La Paz, in pieno altopiano andino. Nella prima città aymara del continente, la ‘guerra’ del gas dell’ottobre 2013 è andata oltre ogni argine e la comunità indigena si è radicata, espansa  e cresciuta   per la prima volta in un territorio urbano. Sempre nella presentazione di Marco Calabria si parla di “un maestoso fiume in piena, l’ondata della ribellione aymara ha dissolto ogni istituzione -quello dello Stato e dello stesso movimento-(inteso nel senso  parallelo, progressista rivoluzionario alle comunità), disperdendo il potere-dominio in 500 ‘micro(auto)governi di quartiere e dispiegando tutta la potenza; la Potestas dell’Uno  viene dispersa in una molteplice dispiegata di potentia moltitudinaria, cioè la ‘capacità di fare’ dei cittadini’ autogestiti e autogovernati.
Potentia-in senso latino e spinoziano-deleuziano moderno di potenzialità della soggettività umana e sociale
Potestas- in senso latino e  hobbesiano moderno di dominio e di assoggettamento.
 E in questi momenti scrive Zibechi, che l’insurrezione mostra le zone d’ombra della società, in genere oscurate dall’inerzia imposta dalla dominiazione. Appaiono così le relazioni quotidiane -molecolari- della comunità; possiamo qui dire che Deleuze-Guattari avevano già intravvisto visto e all’opera in Europa questo divenire molecolare in alcuni movimenti anti-stituzionali post-68, e lo avevano enunciato in forma teorica in una loro opera minore -Una Tomba per Edipo-; questo agire molecolare l’avevano visto agire nelle aggregazioni sotterranee delle istituzioni totali -manicomi, carceri, scuole-università -caserme, famiglia ecc., e nelle dirompenti azioni di de-istituzionalizzazione e de-strutturazione del dominio ‘molare’ cristallizzato nelle molte forme di assoggettamento capitalistico-statale; questi processi di molecolarizzazione erano agite attraverso la costituzione di gruppi-soggetto-orizzontali-trasversali-de-ruolizzati e de-professionalizzati(psichiatria istituzionale, proletari in divisa, medicina del lavoro, gruppo di ricer-azione tra docenti e studenti, collettivi femministi, omosessuali, centri autogestiti di giovani proletari ecc. );  queste concatenazioni trasversali sono state sostenute con una trasparente complicità teorica per Deleuze e pratica per Guattari.
Per tornare di nuovo sull’azione molecolare e di relazioni comunitarie dei movimenti inodo-latini occorre fare attenzione,c i invita Zibechi, che “non esiste comunità, e questa è piuttosto una forma emergente che assumono i legami tra le persone in moviemento anche in contesti etnici quali quelli analizzati e vissuti”. Una forma non simmetrica(asimmetrica) a quello dello Stato e dei suoi apparati (simmetrici), differenti anche da quelle disegnate dalle strategie dei rivoluzionari pogressisti di mezzo mondo. La comunità è ma si fa.
Per Zibechi “i movimenti hanno oggi due soli modi di fare politica partendo dai limiti, da ciò che non si è stati in grado di fare o dalla potenza, da ciò che potenzialmente si potrebbe fare ma si dispiega solo in certi momenti. L’insufficienza ‘politica’ dei movimenti, così come, all’opposto, la loro autonomia, dipende anche dalle forme con le quali si esprimono. Se l’organizzazione non deve essere necessariamente una struttura esterna (partiti o sindacati o forme organizzate  di ‘movimento’ parallele ad esso), ma ciò che già esiste nella vita quotidiana o internità ad essa(questa è una delle novità  dei movimenti emergenti indo-latini e latino-americani dal basso :Argentina,Bolivia, Chiapas( Messico)….
Zibechi non manca però di rilevare che non esistono società, nè spazi sociali senza Stato (nella complessa società moderna con i suoi nessi amministrativi direi anch’io). Quando si parla di poteri non statali, si fa dunque riferimento alla loro capacità di ‘disperdere’ lo Stato o almeno impedire che si ‘cristalizzi’. Per Marco Calabria che cura il testo -disperdere il potere – questo ha un interesse anche per i lettori italiani, il fatto che poteri non separati dalla società nascano in una situazione urbana,  la città di El Alto, popolata da gente di diversa composizione sociale (minatori, operai indigeni-capesinos ecc.) costretta a migrare a causa  terremoto sociale prodotto in Bolivia dal modello neo-liberista (uso delle terre anche  comuni per scopi agro-industriali o minerarie da parte di compagnie transnazionali)  . Si sottolinea criticamente anche che la rappresentanza(democratica) , sebbene ‘eletta’, come afferma anche Max Weber comporta sempre una relazione di dominio. Trasforma la persona in mezzi per produrre fini (comando sulle genti), aggiuge Zibechi. Allora ci si domanda esiste un’altra via possibile?  C’è un’alternativa secca tra il ‘comandare rappresentando’ e la semplicie organizzazione del percorso di una decisione comune come camminar domandando’ in mezzo alla tua gente?
E poi un’ altra domanda : il concetto  non identitario di comunità così come rinventato ed esperimentato  (come relazione tra persone autonome che condividono forme di vita esistenziale, materiale e sociale),in modi e contesti diversi, può valicare i confini storici e geografici?
Quello indigeno secondo Marco Calabra è certamente un ambiente particolare, dove il ‘noi’ ha un peso assai maggiore di quello  (del) nostro (‘io’), ma anche qui, ad esempio a Scanzano (aggregazioni dal basso contro il deposito scorie nucleari) o in Val di Susa (contro l’alta velocità), abbiamo visto processi in qualche modo paragonabili;
Ma qui  aggiungerei a parte alcune esempari lotte sopra ricordate,  il potere-dell’Uno democratico dispotico- ha disperso ormai da tempo  il nostro possibile noi-comunitario -il molteplice – -frammentandolo in una miriadi di ‘io’ deboli, narcisiti, conformisti, precari o in  ‘noi’ subalterni lobizzati, assoggettati. Questo non vuole dire che non si può esperimentare una tale  democrazia radicalissima,  ma per farlo bisogna essere consapevoli per prima cosa di questa interiorizzata frammentazione  culturale prodotta da una sotterranea ideologia individualistica neo-liberista che attraversa e conforma l’intero corpo sociale precarizzandolo  e confermandolo per target. Su questo Pasolini aveva colto questi segni di distruzione culturale e di afasia dei giovani nelle borgate romane con l’arrivo della televisione, e anche dell’emergere di una neo-lingua omologante; una devastazione che paragonava all’arrivo delle SS;  però quando denunciava  la tv come responsabile di tutto questo, si riferiva alla televisione pubblica di Bernabei, direttore in quel tempo della tv di Stato; in realtà aveva colto anticipatamente il ruolo passivizzante del medium freddo direbbe Mc Luhan, ma non ebbe modo di  esperimentare fino in fondo questo incubo, per la sua prematura scomparsa o assassinio politico;  in realtà questa apocalisse culturale non era tanto prodotta dalle tv statali ma da quel non ancora emerso biscione di tv commerciali che avrebbe alterato non solo il tessuto culturale ma anche quello politico. Si coglie immediatamente la differenza di clima e opinione pubblica viaggiando in Europa.
E sempre Marco Calabria si “domanda camminado”:il fatto che le juntas vicinales (spazi di auto-organizzazione e decicisione vicinale) di El Alto -che più piccole sono e più  forti sono – è un paradosso irripetibili ?.  Per fare un solo esempio italiano:  la possibilità che c’era all’inizio del secolo XXI di riunire le decine di forum sociali spuntati come funghi prima e dopo Genova(2001) in un Forum sociale italiano permanente avrebbe dato  al movimento più forza o maggiore visibilità? A questo proposito avanzerei una ulteriore domanda:  non è proprio questo processo concentrazionale di massa a Genova o dopo Genova da considerarsi la causa della dispersione del molteplice e la  riaffermazione di un ‘Uno democratico dispotico’?;  non perchè non si dovessero intrecciare relazioni tra i molteplici forum ma perchè l’egemonia esercitata da settori organizzati separati o paralleli al movimento diffuso ed autorganizzati nei territori ha determinato un soffocamento e una  centrifugazione di esso o di esse. Syriza in Grecia e Podemos oggi in Spagna dimostrano che l’indignazione diffusa ed autorgnizzata può anche esprimere livelli di “camminar domando e trasformando”. Un altra cosa importante da sottolineare è che a El Alto il principale protagonista ‘dell’occupazione’ (o dell’affermazione della dimensione anche materiale) è il lavoro informale. Zibechi scrive di non avervi rivelato divisione, perchè ‘i compiti vengono svolti in maniera comunitaria e non c’è separazione tra il lavoratore e ciò-che-fa’. In un ambiente urbano, non esisterebbe dunque relazione operaio-padrone ma solo forme di cooperazione e produzione autogestite, sebbene dipendenti dal mercato.
C’è da aggiungere che le forme di reciprocità e condivisione dei popoli nativi espressi in forma moderna nei movimenti indo-latini hanno trovato cittadinanza anche El ALto, con una diffusa proprietà urbana  in-divisa e forme di socializzazione del reddito autoprodotto.  Può essere un’esperienza interessante (non certo modello)  anche per chi cerca vie d’uscita dal precariato che travolge il lavoro o lavori nei paesi avvanzati si domanda Marco Calabria?  Le pagine di questi libri -disperdere il potere – di Raul Zibechi come -l’elogio dello zapatismo- di Gustavo Estevara raccontano il cuore  indigeno del Sud America o dell’Abya Yale dei nativi, e cercano di farci ascoltare le voci, raccontarci delle forme di vita auto-organizzate delle genti comuni e delle comunità, ma innanzitutto di condividere le loro esperienze non per imitarle ma per ispirarvisi.
Testi uitilizzati di  ricerc-azione sociale:
Gustavo Esteva: Crisi sociale ed alternative dal Basso-autoprodotto dal gruppo -camminar domandando- stampato in proprio
Raul Zibechi:Disperdere il potere -Edizione Carta-Intra Moenia-Napoli
Gustavo Esteva: Elogio dello Zapatismo-Fondazione Neno A^Zanchetta -Lucca libri Karma sas – 

il Testo -Disperdere l’uno dispotico democratico in molteplici forme di vita esistenziali, materiali e sociali dal basso non separate e non parallele ma interne alle comunità- è stato elaborato da Pino de March della Comune Accademia Comunimappe

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