cromofobia
filmato animato
qui sopra due testi visivi cromofobia e shoa:
il primo concettuale ed il secondo poetico che raccontano le pulsioni di morte e gli automatismi di annientamento mono-cromatico nazi-fascista dell’esistenza e la resistenza delle pulsioni di vita come riaffermazione dell’esistenza nelle sue molteplice forme cromatiche.
Comunicato stampa inaugurazione della mostra: “Porrajmos: lo sterminio dimenticato degli zingari”
3ª LEZIONE INTERATTIVA GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30 -CENTRO CIVICO MARCO POLO-VIA MARCO POLO 51-BOLOGNA-lameROM E SINTI TRA PERSECUZIONI, DEPORTAZIONI E STERMINIO NAZI-FASCISTA PORRAJMOS – DIVORAMENTO (parlata rom)
3ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30 -CENTRO CIVICO MARCO POLO-VIA MARCO POLO 51-BOLOGNA-lame
ROM E SINTI TRA PERSECUZIONI, DEPORTAZIONI E STERMINIO NAZI-FASCISTA PORRAJMOS – DIVORAMENTO (parlata rom) SAMUDARIPEN – UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO (parlata rom-sinti) E NELLA RESISTENZA COME CIRICLE’ – UCCELLI E PASSERI ALLA MACCHIA PARTIGIANI (parlata rom e sinti)
Mario Abiezzi, Sergio Andena e Carlo Cuomo del CIPES (Centro Iniziativa Politica e Sociale) di Milano.
Esperienze dirette di due mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della città metropolitana di Bologna
Lettura di alcune pagine del libro “Circo capovolto” con l’autrice Milena Magnani.
AI CIRICLE’ O PASSERI ALLA MACCHIA O PARTIGIANI
I viaggi fra i boschi
e i fuochi dell’accampamento
li amo più di qualsiasi cosa.
Miei piccoli uccelli
vi mangerei i becchi
Avete cantato tanto bene
e avete conquistato il mio cuore.
Miei uccelli incantevoli
chi vi ascolterà ancora
quando noi zingari non saremo più nel bosco?
Tutti, venite tutti
a cantarmi il vostro canto.
PAPUSZA-POETA ZINGARA PARTIGIANA POLACCA
LO STERMINIO DEGLI ‘ZINGARI’ ì PORRAJMOS – DIVORAMENTO (nella parlata rom) SAMUDARIPEN – UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO (nella parlata rom-sinti)
PORRAJMOS (=BARO XAIMOS, DIVORAMENTO) nella parlata Rom e
SAMUDARIPEN (UCCISIONI DI TUTTI O GENOCIDIO) nella parlata RomSinti.
(1) I due termini si compensano e si completano a vicenda in una visoni totale dell’olocausto. I Rom hanno voluto sottolineare con un termine crudo l’orrenda carneficina (il maccellamento di .carne umana),operata dai carnefici. I Sinti hanno inteso mettere in risalto il massacro, l’annientamento e quindi il genocidio di un popolo. La voce della parte lesa SAMUDARIPEN e la condanna dei carnefici PORRAJMOS. (Nella lingua romanes abbiamo differenti parlate o variazioni linguistiche di essa ROM E SINTI e altre ancora. Gli ‘zingari’ o i ROM hanno subito grandi perdite a causa delle politiche razziali naziste (leggi razziali di Norimberga) o di politiche fasciste nei vari stati europei occupati o alleati dei nazisti (leggi razziali italiane).
In Polonia perse la vita il 75% di loro.
In Boemia, Moravia, Estonia, Lituania furono quasi tutti sterminati, mentre solo la metà della popolazione ‘zingara’ o Rom della Lettonia sopravisse.
La loro eliminazione fu pressoché totale in Croazia, Ucraina e Bielorussia. Gli ‘zingari’ o Rom in Belgio e Lussemburgo furono tutti annientati nel campo di sterminio di Auschwitz –Bierkenau. Gravi perdite ebbero anche in Germania, Austria e Francia. Interi clan sono scomparsi nelle camere a gas, anche i cosiddetti zingari puri e i Sinti lalleri, che Himmler in un primo momento intendeva risparmiare. In tutti i paesi occupati dalla Germania nazista dell’Est come dell’Ovest, non mancò la collaborazione attiva dei fascisti locali nella identificazione, cattura degli ‘zingari’ e la consegna alla deportazione nazista. Fu un vero genocidio che costò la vita a 500.000 Rom e Sinti.
Nota
(1))parlo di parlate rom differenti in quanto la lingua romanes o romanì è stata per lungo tempo una lingua con molte varianti di tradizione orale. Pur avendo delle basi comuni per comune origine linguistica e provenienza geografica dall’India settentrionale, le parlate rom si differenziano per vissuti e si contaminano dei dialetti e delle lingue dei paesi di attraversamento. Solo all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso molti tra i clan rom si sono incontrati in un Congresso internazionale a Londra e lì hanno concordato una lingua standard comune ai Rom, anche se a questo Congresso abbiamo partecipato la stragrande maggioranza dei Rom ed una esigua minoranza di Rom Sinti, per questo ancora oggi i Rom Sinti non si riconoscono pienamente in questa lingua internazionale standard ufficiale e a questa polemicamente ne contrappongono una propria, ma le differenze restano minime.
(2) abbiamo usato l’espressione’zingari’ nel testo per indicare i Rom e Sinti, pur ritenendo oggi questo termine ‘zingari’ inappropriato e per alcuni versi dispregiativo, ma l’insistenza nel riproporlo ha solo la funzione storico-culturale del modo con cui vennero nominati le popolazioni Rom e Rom Sinti da sempre tra la gente comune. Anche se questo termine ha avuto molti significati che evocano libertà e spontaneità di vita, per alcuni versi come il ‘buon selvaggio’ di Rousseau nelle filosofie e pedagogie illuministe ma anche nelle culture romantiche europee.
‘Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra’. Claudio Lolli poeta e musica
RATVALE JASVA
Occhi neri si gelavano
Tomas Farkas con in suoi ‘zingari’ nell’estate del 1944, bloccò un contrattacco nazista a Banska Bystica.
In Albaniasi unirono alle bande partigiane. In Polonia la poeta zingara Bronislawa Wais detta Papusza (Bambola) partecipò attivamente alla lotta anti-nazista. In Romania ed in Ucraina dove, secondo lo scrittore rumeno Petre Radrita, due bambini zingari di 9 e 13 anni, Jonel e Maria, che operavano come staffette partigiane,furono catturati dai fascisti e barbaramente torturati, ma anche queste violenze risultarono inutile, affinché essi rivelassero nomi dei loro compagni ed informazioni sulla resistenza, e per questo silenzio furono impiccati nelle pubbliche piazze.
2ª LEZIONE INTERATTIVA Il valore simbolico della lingua e della cultura costituente (identità) o riconoscimento di esistenza individuale e macro-individuale o comunitaria
MOSTRA FOTOGRAFICA SUL PORRAJMOS – DIVORAMENTO O STERMINIO DEL POPOLO ROM E SINTI
IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E L’MCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ – PLURIVERSITÀ BOLOGNINA
PROMUOVE
PORRAJMOS IN LINGUA ROMANES – DIVORAMENTO
O LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI
Mostra fotografica
dal 20 gennaio al 10 febbraio dalle ore 9 alle ore 12
presso l’I.P.S.I.A. Aldrovandi Rubbiani di Bologna, via Marconi 40
aperta alle classi di ogni ordine e grado.
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese
(è necessaria la prenotazione scrivendo a comunimappe@gmail.com).
Con questo percorso fotografico che comprende 40 immagini commentate ed altre duecento riproduzioni sul tema, vogliamo accompagnarvi in un viaggio infernale attraverso la persecuzione e lo sterminio nazi-fascista degli ‘zingari’, ma vogliamo anche testimoniare la resistenza orgogliosa di questo popolo che non rifugge l’integrazione e la convivenza con gli abitanti dei paesi che attraversa e che li ospita (i ‘gagè’, come loro li chiamano). Un popolo che non ha mai dichiarato guerra ai suoi vicini, ma che è stato capace di combattere e sacrificarsi al fianco delle forze della resistenza democratica antifascista per riconquistare per sé e per noi la libertà calpestata. Queste immagini, oltre ad interpellare la nostra memoria comune di tutte le vittime del nazifascismo, ci ricordano che, come per la Repubblica italiana, le radici della nuova Europa democratica sono da ricercare nella guerra di resistenza che tanti hanno combattuto in nome del diritto di tutti e di ciascuno a vivere in una società aperta e solidale, in cui siano riconosciute le molteplici minoranze etno-linguistiche e sia finalmente sopita ogni forma di fobia verso le diverse umanità e culture, siano esse ebrei, rom, omosessuali, disabili, o altre. In questo senso, possiamo affermare con forza che anche il popolo romanes ha saputo dare il proprio significativo contributo alla realizzazione di questa Europa che deve ancora venire.
Ringraziamo l’associazione CIPES (Centro di Iniziativa Politica e Sociale) di Milano per averci prestato il loro materiale.
PORRAJMOS: LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI
“Alzatevi Rom (uomini liberi)
è arrivato il momento, venite con me
e con tutti gli uomini liberi del mondo.
O Rom, o giovani!
Io pure avevo una grande famiglia
La nera legione l’ha massacrata.
Perché?
Le strade zingare ci sono aperte
E’ il momento: alzati rom
Noi scatteremo e agiremo.
O zingari, o giovani!”
Djelem, djelem di Zarko Jovanovic, rom serbo
PORRAJMOS: (divoramento) un vocabolo che nella lingua romanì indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò, con la complicità degli altri fascismi d’Europa, nei confronti del popolo romanes. “O’ Porrajmos”, al pari della più nota Shoah, è diretta conseguenza dell’ideologia razzista nazi-fascista. Fin da subito i nazisti nel Terzo Reich si preoccuparono di isolare gli zingari dal “corpo sano” della società per recluderli nei campi di concentramento, così nel 1938 fu emanata la legge che definisce i provvedimenti da prendere per la gestione della “razza zingara”, mentre lo sterminio del popolo romanes fu avviato da Himmler, come parte della “soluzione finale”, il 16 dicembre del 1942 con l’ordine di deportare ad Auschwitz “tutti gli zingari”.
L’approccio razziale venne ripreso dal regime fascista italiano, in cui la questione “zingari” si inquadrava all’interno della legge razziale del 1938. I rastrellamenti cominciarono subito, ma la prima disposizione specifica è del 1940 e prevedeva la reclusione di tutti “gli zingari” italiani e stranieri in campi ad hoc. La situazione, poi, mutò in peggio dopo l’8 settembre del 1943, quando con la Repubblica Sociale i detenuti dei campi furono deportati verso i lager tedeschi.
Proprio come gli ebrei, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto “razza inferiore” destinata, secondo l’aberrante ideologia nazista non alla sudditanza al Terzo Reich, ma alla morte. Ma proprio questa definizione è il nodo del problema, perché per molto tempo dopo la fine della guerra, allo sterminio nazista degli zingari non è stata riconosciuta la motivazione razziale, ma lo si è considerato conseguenza, in un certo senso anche ovvia, di quelle misure di prevenzione della criminalità che naturalmente si acuiscono in tempo di guerra. Una tesi smentita, ma che trova fondamento anche nella constatazione che, almeno nella prima fase del governo nazista, esso non fece altro che applicare ed ampliare le disposizioni già presenti in tantissimi stati europei che già nei primi anni del ‘900 avevano tentato di schedare e controllare le minoranze zigane, ritenute un elemento disgregatore della supposta e ben ordinata comunità ‘organica’.
In realtà, i provvedimenti presi dal Reich tedesco nella metà degli anni Trenta servirono solo a preparare un “più coerente” piano di sterminio. Gli zingari, infatti, furono dichiarati “asociali” e poi furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati in massa, utilizzati come cavie per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio proprio in quanto zingari e quindi, secondo l’ideologia nazista, geneticamente ladri, truffatori, nomadi, razza inferiore indegna di esistere. E chiunque si fosse unito in matrimonio con un appartenente al popolo rom, fosse anche un ‘ariano o ariana’,doveva divorziare e in caso contrario subire le stesse conseguenze di persecuzioni e sterminio riservato agli ‘zjgari’ come agli ebrei.
Almeno cinquecentomila morirono nei campi di concentramento, ma probabilmente furono molti di più, considerando quelli non censiti o uccisi nei rastrellamenti delle campagne. Nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944 oltre ventimila tra Rom e Sinti vennero condotti nelle camere a gas.
In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars. Si trattava di cittadini italiani, ma anche di altre nazionalità; un gran numero erano Rom slavi, fuggiti in Italia dalle persecuzioni in patria. Molti di loro riuscirono a fuggire e si unirono alle bande partigiane.
(Note da Giovanna Boursier, Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice 1996)
Per prenotare la visita alla mostra scrivere a comunimappe@gmail.com
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese
Cesp Bologna via San Carlo, 42
www.cespbo.it MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
S’AVVIA IL CORSO DI AUTO-FORMAZIONE 2016-17
IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E L’MCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
CORSO DI FORMAZIONE SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)
PAGINA FACEBOOK:
Libera comune università pluirversità bolognina
Cesp Bologna via San Carlo, 42
|
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
|
Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanì
Il nodo dell’idendità etnica-culturale dopo le guerre etiniche ex-jugoslavia o in altre parti del mondo e l’emergere di nuove singolarità culturali e linguistiche critiche (o dividualità post-etniche) e pratiche comunicative inter-culturali (dalla negritudine alla versitudine)
Relaziona giuseppe (pino) psicologo delle relazioni neo-umane.
i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della citta’metropolitana di Bologna.
Giorgio Mancinelli, etnomusicologo e giornalista etno-culturale, corrispondente e fotografo di tradizoni etno-muiscali-culturali del popolo rom e di altri popoli del sud del mondo.programmatore Rai 2 e Rai 3, conduttore di trasmissioni sulle tradizioni etno-culturali nomadi a Radio Svizzera italiana e Radio Vaticana,
Salvatore Panu, musicista e musicologo e fondatore della Scuola popolare Ivan Illich di Bologna-bolognina.
Conversazioni ed esecuzioni musicali con Dragran Nicolic e Aghiran, ballerino appartenente al popolo Rom di Bologna cittàmetropolitana
Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni autori di ‘confini dimanti’ ed. Ombre Rosse,Verona.
Coordina Matteo Vescovi e Pino de march
N.B. questo evento finale si realizzerà, non al centro civico Marco Polo come il corso, ma alla zona ortiva –via erbosa 17-accanto all’area campo Sinti
FINALITA’ INTERCULTURALI E SOCIALI DEL CORSO
Insegnanti che operano per realizzare una scuola in cui sia promossa la libertà espressiva, sia dato spazio alla creatività; siano realizzati processi circolari di apprendimento-insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Tutto il periodo ha visto un continuo e intenso scambio di stimoli e di condizionamenti positivi e reciproci tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Si rafforzava l’idea di una ragione sociale della scuola pubblica. La scuola divenne così oggetto di investimenti emancipativi da parte dei ceti sociali popolari alla ricerca di eguaglianza, protagonismo, diritti. Sulla scuola si riversarono energie e sguardi utopici finalizzati ad una trasformazione democratica e ad un inveramento di giustizia sociale.
Alcuni personaggi famosi di etnia rom e sinta.
Banderas Antonio: attore di origini kalé
Brynner Yul: attore, rom da parte del nonno materno. Acquistò il titolo di Presidente Onorario dei Rom
Caine Michael: attore di etnia rom romanichael
Cansino Antonio: ballerino creatore del flamenco moderno, kalé spagnolo
Chaplin Charles: attore, rom romanichael da parte di madre
Ciganer Cécilia: meglio nota come ex-moglie di Nicolas Sarkozy. Suo padre è rom
Cortés Joaquìn: ballerino di flamenco, kalé spagnolo
Giménez Malla Ceferino: kalé spagnolo beatificato nel 1997
Hayworth Rita: attice, nipote del ballerino di flamenco kalé Antonio Cansino
Hoskins Bob: attore americano di origine sinta
Ibrahimovic Zlatan: calciatore, rom bosniaco da parte paterna
Krogh August: scienziato e premio nobel per la medicina, di etnia rom
Kubitschek De Oliveira Juscelino: ex presidente del Brasile, di origine rom
Müller Gerhard: ex calciatore e vincitore Pallone d’Oro. Ha origini rom e sinte
Olasunmibo Ogunmakin Joy: nome d’arte Ayo. Cantantautrice tedesca con madre rom romena. Nel 2008 ha vinto l’European Border Breakers Awards
Orfei Liana: artista circense e attrice, sinta italiana
Orfei Moira: artista circense e attrice, sinta italiana
Presley Elvis: cantante di padre sinto e madre romanichael
Reinhardt Jean-Baptiste: musicista jazz conosciuto col nome di Django Reinhardt. Sinto eftavagarya
Spinelli Santino Alexian: professore universitario e musicista rom abruzzese
Solario Antonio: pittore rom Abruzzese, detto “lo zingaro”, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo
SIMPOSIO D’AUTUNNO INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI
SIMPOSIO D’AUTUNNO
SABATO 12 NOVEMBRE
INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI
|
Renzo Simonati -penalista e avvocato difensore in differenti processi delle genti rom-an-est
Cesp Bologna via San Carlo, 42
|
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
|
PerchéSimposio e non invece Convegno come succede di solito quanto si organizzano eventi di questo tipo?
CORSO DI FORMAZIONE SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)
Cesp Bologna via San Carlo, 42
|
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
|
Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanì
Il nodo dell’idendità etnica-culturale dopo le guerre etiniche ex-jugoslavia o in altre parti del mondo e l’emergere di nuove singolarità culturali e linguistiche critiche (o dividualità post-etniche) e pratiche comunicative inter-culturali (dalla negritudine alla versitudine)
Relaziona giuseppe (pino) psicologo delle relazioni neo-umane.
i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della citta’metropolitana di Bologna.
Giorgio Mancinelli, etnomusicologo e giornalista etno-culturale, corrispondente e fotografo di tradizioni etno-muiscali-culturali del popolo rom e di altri popoli del sud del mondo,
programmatore per alcuni anni di Rai 2 e Rai 3, conduttore di trasmissioni sulle tradizioni etno-culturali nomadi a Radio Svizzera italiana e Radio Vaticana.
Salvatore Panu, musicista e musicologo e fondatore della Scuola popolare Ivan Illich di Bologna-bolognina.
Conversazioni ed esecuzioni musicali con Dragran Nicolic e Aghiran, ballerino appartenente al popolo Rom di Bologna cittàmetropolitana.
Forme di disciplinamento, annientamento, repressione controllo degli spettacoli viaggianti, delle attività differenti, della vita del popolo Rom:
Gabriele Roccheggiani (ricercatore del Dipartimento di Economia Società Politica dell’Università di Urbino) sull’intreccio tra persecuzione, tutela e emergenza. La “questione rom” tra discriminazione e diritti.
Milena Magnani, autrice del libro “Circo capovolto”, edizioni Feltrinelli Fuori catalogo.
Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni autori di ‘confini dimanti’ ed. Ombre Rosse,Verona.
Coordina Matteo Vescovi e Pino de march
E Serena Raggi Luna, artista che mescola diverse arti e culture – pittura olio-acrilico, indian ink, matita.
FINALITA’ INTERCULTURALI E SOCIALI DEL CORSO
Insegnanti che operano per realizzare una scuola in cui sia promossa la libertàespressiva, sia dato spazio alla creatività; siano realizzati processi circolari di apprendimento-insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Tutto il periodo ha visto un continuo e intenso scambio di stimoli e di condizionamenti positivi e reciproci tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Si rafforzava l’idea di una ragione sociale della scuola pubblica. La scuola divenne così oggetto di investimenti emancipativi da parte dei ceti sociali popolari alla ricerca di eguaglianza, protagonismo, diritti. Sulla scuola si riversarono energie e sguardi utopici finalizzati ad una trasformazione democratica e ad un inveramento di giustizia sociale.
La lista include personaggi famosi aventi origine rom e sinta da parte di uno dei due genitori.
Banderas Antonio: attore di origini kalé
Brynner Yul: attore, rom da parte del nonno materno. Acquistò il titolo di Presidente Onorario dei Rom
Caine Michael: attore di etnia rom romanichael
Cansino Antonio: ballerino creatore del flamenco moderno, kalé spagnolo
Chaplin Charles: attore, rom romanichael da parte di madre
Ciganer Cécilia: meglio nota come ex-moglie di Nicolas Sarkozy. Suo padre è rom
Cortés Joaquìn: ballerino di flamenco, kalé spagnolo
Giménez Malla Ceferino: kalé spagnolo beatificato nel 1997
Hayworth Rita: attice, nipote del ballerino di flamenco kalé Antonio Cansino
Hoskins Bob: attore americano di origine sinta
Ibrahimovic Zlatan: calciatore, rom bosniaco da parte paterna
Krogh August: scienziato e premio nobel per la medicina, di etnia rom
Kubitschek De Oliveira Juscelino: ex presidente del Brasile, di origine rom
Müller Gerhard: ex calciatore e vincitore Pallone d’Oro. Ha origini rom e sinte
Olasunmibo Ogunmakin Joy: nome d’arte Ayo. Cantantautrice tedesca con madre rom romena. Nel 2008 ha vinto l’European Border Breakers Awards
Orfei Liana: artista circense e attrice, sinta italiana
Orfei Moira: artista circense e attrice, sinta italiana
Presley Elvis: cantante di padre sinto e madre romanichael
Reinhardt Jean-Baptiste: musicista jazz conosciuto col nome di Django Reinhardt. Sinto eftavagarya
Spinelli Santino Alexian: professore universitario e musicista rom abruzzese
Solario Antonio: pittore rom Abruzzese, detto “lo zingaro”, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo
SIMPOSIO D’AUTUNNO – PRESENTAZIONE
SIMPOSIO D’AUTUNNO
SABATO 12 NOVEMBRE
INCONTRO E CONFRONTO INTER-CULTURALE SULLE CONDIZIONI ABITATIVE, ESISTENZIALI, SOCIO-SANITARIE, EDUCATIVE ED ISTRUTTIVE; SULLE DISCRIMINAZIONI SOCIALI ED ETNO-CULTURALI E SULLE PRECARIE ATTIVITÀ LAVORATIVE DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE ROM E SINTI
LA LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ PLURIVERSITA’ BOLOGNINA E BOLOGNINA IN CONGRESS
L’attività di ricerc-azione intrapresa riguarda l’analisi delle condizione socio-culturale ed i vissuti dell’aggregato umano Sinti della Bolognina situato in via erbosa 15(cittadini italiani e bolognesi ormai presenti da generazioni o con più precisione da secoli nei nostri territori, giusto per chiarire la campagna pregiudiziale o i progrom intentati nei loro confronti nell’ultima campagna elettorale da parte della coppia Borgonzoni-Salvini della Lega Nord.
Noi come costituenti Contrade Solidali – riteniamo invece che si deve procedere verso soluzioni radicali perché come si è visto in altre circostanze simili queste soluzioni – emergenziali e posticce –quali i campi – creano strani indotti(di mafia capitale o di samaritani criminali) costi alla fine molto superiore in termini sia finanziari che umani, per questo vorremmo assegnare un posto abitativo più dignitoso all’interno della Bolognina e un reddito di cittadinanza per Sinti come per tutti quelli che sono nel medesimo bisogno di case o altro, siano essi cittadini territoriali o non territoriali o migranti lavoratori e lavoratrici.
Pensavamo specificatamente per gli abitanti del campo –erbosa 15 –di procedere alla loro collocazione in a casette a schiera (di muratura o di legno) progetto realizzato già dal Comune di Faenza; la soluzione casette a schiera per i Sinti e Rom di Faenza, è nata dalle considerazioni e confronti tra amministratori, tecnici urbanistici comunali e responsabili comunità federate romanì, ritenendole più idonee ad una reale integrazione in moduli abitativi orizzontali che quelli verticali, perché queste abitazioni meglio aderiscono alle esigenze di una vita fatta di economie di sussistenza e di vissuti pregressi di semi-nomadismo, di stanzialità o in luoghi aperti ormai decennali nei campi.
contatti: comunimappe@gmail.com
Lasciare l’isola alla volta della penisola
Lo scrittore gerosolimitano Amos Oz, affrontando i temi scottanti del fanatismo religioso e del sanguinoso conflitto tra israeliani e palestinesi, ci ha restituito indirettamente, in una assai bella immagine, una delle migliori definizioni di identità:
Laboratorio culturale ed esistenziale in preparazione della festa di primavera agli orti del 21 marzo
Laboratorio culturale ed esistenziale in preparazione della festa di primavera agli orti del 21 marzo
(all’interno del semestre su relazioni umane tra generi, transgeneri, generazioni e genti)
La libera comune universita’ pluriversita” bolognina
organizza in cooperazione con zona ortiva
VENERDI 13 MARZO 2015 ORE 18, 45 ZONA ORTIVA -VIA ERBOSA 17-bolognina
LA SESSUALITA’ NELLA TERZA E QUARTA ETA’ TRA NARRAZIONI STEREOTIPI E VISSUTI EROTICI
RELAZIONANO E DIALOGANO:
VANNIA VIRGILI – POETA E PSICOLOGA
CIRA SANTORO – drammaturga, blogger ed autrice testo: “le arzille vecchiette dell’autobus 21 “. edito da -Minerva Edizione- in libreria.
PINO DE MARCH – poeta, psicologo relazionale e filosofo esistenzialista
Il laboratorio consiste nel raccontare la sessualità nella terza e quarta età (60-100) attraverso
la psicologia, la filosofia e la letteratura
letture di poesia erotica
Alla fine un piccolo aperitivo di conclusione se ognuno porta con sè qualcosa da mangiare e bere
info:
comunimappe@gmail.com
www.comunimappe@blogspot.it
www.versitudine.net
Seminario semestrale: Commofare e Mondi di vita comuni 3 lezione: I movimenti indo-latini in Abya Yala (*)
note visione: il 25-2 è la data dipubblicazione non del seminario che si terrà il 27/2
La Libera Comune Università Pluriversità Bolognina
Seminario semestrale: Commofare e Mondi di vita comuni
3 lezione: I movimenti indo-latini in Abya Yala (*)
Venerdì 27 FEBBRAIO 2015
Dalle ore 18.30 alle 20,30
Le “timide luci” del mondo nuovo che in senso lato i movimenti dal basso in America Latina tentano di costruire attraverso sguardi, analisi ed internità di Gustavo Esteva e Raul Zibechi
Relatore Aldo Zanchetta interprete contemporaneo del pensiero di Ivan Illic e studioso dei movimenti sociali in America Latina
Accordatore Pino de March ricercatore sociale e componente della Accademia Comuni-mappe
Presso Spazio HUB 57 interno COMMUNIA Via Serra 2/f -Bolognina- autobus 17, 11, 27 (traversa di Via Tiarini, accanto Teatro Testoni)
Entrata Libera con contenuti open free source
(*)
L’espressione Abya Yala che viene ritrovata e dissotterrata dai nativi stà ad indicare il nome dato al Continente sud-americano da parte dai nativi Kuna del Panama e Columbia prima dell’arrivo degli esploratori e conquistatori europei. Il significato originale dell’espressione ‘Abya Yale’ è – terreno linfa vitale-.
Presentazione della lezione e dialoghi interattivi
Disperdere l’Uno dispotico democratico in molteplici singolarità come forme di vita esistenziali, materiali e sociali dal basso non separate e non parallele ma interne alle comunit
A
Emergenza di forme di resistenza alla distruzione dei territori e delle forme millenarie ea
co-antropologiche e di moltepici forme di vita comunitaria aperte
Gustavo Esteva e Raul Zibechi sono due intellettuali attivisti de-professionalizzati latino-americani, sono da considerare i due più importanti analisti delle molteplici risposte dal basso dei movimenti indo-latini e latino-americani, che sono da considerare le forme emergenti della socialità del mondo indigeno-campesinos e dei marginali urbani nella rinata Abya Yale; essi si oppongono e resistono ormai da anni al pensiero unico neo-liberista e al dispotismo democratico. L’espressione Abya Yale che viene ritrovata e dissotterrata dai nativi sta ad indicare il nome dato al Continente sud-americano da parte dai nativi Kuna del Panama e Columbia prima dell’arrivo degli esploratori e conquistatori europei. Il significato originale dell’espressione ‘Abya Yale’ è ‘terreno linfa vitale’ . Il Continente impropriamente definito latino-americano a partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso, attraverso variegate insorgenze popolari, da quella zapatista del Chiapas messicano e passando per altre sollevazioni popolari in Bolivia all’inizio del 2000 a Cochabamba, nell’altopiano aymara e precisamente nella città di El Alto e poi diffusasi in altri paesi del continente(Uruguay, Argentina, Venezuala ecc), ha visto dispiegarsi una resistenza al pensiero unico capitalista e patriarcale attraverso molteplici esperienze di costruzione di “un mondo capace di contenere mondi diversi”. L’importanza di questi contributi analitici ed esperienze dal basso “risiede soprattutto nel dare una nuova ispirazione a quella che appare la più profonda crisi in cui siamo immersi “qella dell’immaginazione politica e sociale”: (i testi tra virgolette citati sono del gruppo ‘camminar domandando’ che potete trovare anche in internet).
Gustavo Esteva in uno dei suoi interventi del 10/4/2013 all’ex-M 24 (spazio autogestito via Fioravanti 24) soteneva che non siamo in presenza solo di una classica crisi ” di quello che tecnicamente chiamiamo il modo di produzione capitalista, ma ad un crollo golobale di civiltà, poichè questo modo è avviato alla fine; si è trovato esausto, ha avuto bisogno di scappar via dall’economia reale, dall’economia produttiva, verso il settore finanziario. Questa fuga verso il settore finanziario ha creato innanzitutto un’illusione: l’illusione banale comune (condivisa dalle stesse classi sociali medio-basse) che il denaro possa produrre denaro”.
Ora prenderemmo in considerazioni altre affermazioni analitiche che Esteva espresse in quella dialogante assemblea dell’ex -m-24 di analisi della dominazione brutale del capitalismo ‘post-capitalista’ e la voce dei movimenti indo-latini e latino-americani collocati quest’ultimi in aree più metropolitane.
[…]
“gli enormi profitti specualativi del settore finanziario sono stati il frutto di un saccheggio sistematico dell’economia reale”
[..]
Abbiamo ora il paradosso di trovarsi in un mondo post-capitalista però con dinamiche precapitaliste. Per essere precisi, diciamo che ancora una gran parte dei profitti del capitale si ottiene in forma capitalista, con relazioni di produzione capitalistiche, ma le dinamiche del sistema non sono più lì.”
[…]
“E’ finito verso quello che possiamo chiamare accumulazione per via di spogliazione, di rapina. Il saccheggio si realizza ancora in una forma coloniale pre capitalistica. Questo è ciò che a suo tempo Marx ha chiamato ‘accumulazione primitiva’. La forma principale di questo sistema di rapina è il saccheggio del territorio, complice una forma politica statale corrotta di dispotismo democratico con i poteri economici e politici transnazionali; un modello di relazioni economiche e politiche che richiede violenza.”
[…]
Farò ora un esempio molto preciso di questo sistema di rapina e saccheggio del mio paese. Il governo messicano ha venduto a corporazioni private transnazionali, il 40% del territorio del Messico, concendole in concessioni per 50 anni principalmente per attività minerarie. E il governo stesso si è assunto l’obbligo di ripulire questo territorio dalla gente che vi abita. Ed è quello che sta facendo, cercando di spostare la gente, fondamentalmente indigeni(nativi), da queste terre date in concessione. Dal momento che la gente non lo permette e resite, il governo messicano ha organizzato una vera e propria ‘guerra’ con il pretesto del narcotraffico per spogliare la gente di quelli spazi di vita comunitaria, materiale ed esistenziale.”
[… ]
” lo schema post-capitalista richiede violenza e l’eliminazione di tutte le forme democratiche. Viena alla luce il vero volto del sistema, che è quello del dispotismo democratico. Così la notizia della fine del capitalismo, che è morto, non è una buona notizia, perchè hanno preparato qualcosa di peggio da mettere al suo posto.”
Esteva poi arriva alla paradossale proposizione che “il regime capitalistico di oggi nel mondo non opera più sulla base della legge del valore e del lavoro astratto, ma con un’altra dinamica che lui chiama post-capitalista; (1)
inoltre afferma che la parola crisi non è più sufficiente a comprendere questa nuova situazione che si è creata. Un colasso che trascina con sè l’intero pianeta. E questo significa per Esteva diverse altre cose. La prima è riconoscere la cosa più importante che si tratta di una civiltà patriarcale. Far capire che le strutture immaginarie e reali del patriarcato consolidato da migliaia di anni conosciuto come -dominio della natura e delle donne- è anche il presupposto delle società moderne capitaliste che hanno messo a valore, reificando e mercificando non solo le donne e la natura ma anche i corpi e le menti e così l’intera attività umana materiale ed immateriale.
(1)approfondimento: il lavoro astratto capitalistico va inteso in senso marxiano come traformazione delle risorse nauturali e delle attività umane in merci e profitti, e come risultato del processo di accumulazione capitalistica primaria , reificazione e spogliazione senza socializzazione dei profitti realizzati- in forma di -welfare state-, ciò che fanno invece i nuovi governi progressisti ora al ‘comando rappresentando’ in molti paesi del continente; però questi governi progressisti cominciano a risultare insopportabili ai nuovi movimenti indo-latini perchè pur realizzando spese pubbliche, queste socializzazione del plus-valore prodotto si manifesta in forma minimale di welfare minimali e perdipiù perpetua forme neo-coloniali e capitaliste di spogliazione dei territori, con il mantenimento di forme di mono-cultura che non solo impoveriscono la fertilità dei territori ma trasformano radicalmente paesaggi, habitat e forme di relazione eco-antropologiche millenarie; in questo momento i movimenti indo-latini richiederebbero invece forme nuove Commonfare- che loro chiamano – sviluppo sostenibile della pachamama -terra madre-, delle loro forme di comunità in divenire aperte alle nuove relazioni eco-antropologiche e eco-nomiche)
B
Dispersione dell’Uno democratico dispotico in molteplici forme di vita esistenziale, materiale e eco-antropologiche
Marco Calabria nella prefazione ad un altro testo “disperdere il potere” di Raul Zibechi così ci introduce nelle insorgenze e nelle nuove forme di organizzazione dal basso dei movimenti indo-latini: “non è l’elezione del primo presidente indigeno del Continente( cioè Evo Morales in Bolivia), il risultato più interessante ottenuto dai movimenti sociali indigeni”. Lo sguardo ‘interno’ ed ‘orizzontale’ di Zibechi sugli avvenimenti boliviani del nuovo secolo scava molto più a fondo, alla ricerca della costruzione di poteri non statali, cioè non separati dalla società (e dalle comunità). La ricerca di Raul Zibechi sul campo investe soprattutto El Alto, una città di oltre 800.000 abitanti cresciuta ai margini settentrionali di La Paz, in pieno altopiano andino. Nella prima città aymara del continente, la ‘guerra’ del gas dell’ottobre 2013 è andata oltre ogni argine e la comunità indigena si è radicata, espansa e cresciuta per la prima volta in un territorio urbano. Sempre nella presentazione di Marco Calabria si parla di “un maestoso fiume in piena, l’ondata della ribellione aymara ha dissolto ogni istituzione -quello dello Stato e dello stesso movimento-(inteso nel senso parallelo, progressista rivoluzionario alle comunità), disperdendo il potere-dominio in 500 ‘micro(auto)governi di quartiere e dispiegando tutta la potenza; la Potestas dell’Uno viene dispersa in una molteplice dispiegata di potentia moltitudinaria, cioè la ‘capacità di fare’ dei cittadini’ autogestiti e autogovernati.
Potentia-in senso latino e spinoziano-deleuziano moderno di potenzialità della soggettività umana e sociale
Potestas- in senso latino e hobbesiano moderno di dominio e di assoggettamento.
E in questi momenti scrive Zibechi, che l’insurrezione mostra le zone d’ombra della società, in genere oscurate dall’inerzia imposta dalla dominiazione. Appaiono così le relazioni quotidiane -molecolari- della comunità; possiamo qui dire che Deleuze-Guattari avevano già intravvisto visto e all’opera in Europa questo divenire molecolare in alcuni movimenti anti-stituzionali post-68, e lo avevano enunciato in forma teorica in una loro opera minore -Una Tomba per Edipo-; questo agire molecolare l’avevano visto agire nelle aggregazioni sotterranee delle istituzioni totali -manicomi, carceri, scuole-università -caserme, famiglia ecc., e nelle dirompenti azioni di de-istituzionalizzazione e de-strutturazione del dominio ‘molare’ cristallizzato nelle molte forme di assoggettamento capitalistico-statale; questi processi di molecolarizzazione erano agite attraverso la costituzione di gruppi-soggetto-orizzontali-trasversali-de-ruolizzati e de-professionalizzati(psichiatria istituzionale, proletari in divisa, medicina del lavoro, gruppo di ricer-azione tra docenti e studenti, collettivi femministi, omosessuali, centri autogestiti di giovani proletari ecc. ); queste concatenazioni trasversali sono state sostenute con una trasparente complicità teorica per Deleuze e pratica per Guattari.
Per tornare di nuovo sull’azione molecolare e di relazioni comunitarie dei movimenti inodo-latini occorre fare attenzione,c i invita Zibechi, che “non esiste comunità, e questa è piuttosto una forma emergente che assumono i legami tra le persone in moviemento anche in contesti etnici quali quelli analizzati e vissuti”. Una forma non simmetrica(asimmetrica) a quello dello Stato e dei suoi apparati (simmetrici), differenti anche da quelle disegnate dalle strategie dei rivoluzionari pogressisti di mezzo mondo. La comunità è ma si fa.
Per Zibechi “i movimenti hanno oggi due soli modi di fare politica partendo dai limiti, da ciò che non si è stati in grado di fare o dalla potenza, da ciò che potenzialmente si potrebbe fare ma si dispiega solo in certi momenti. L’insufficienza ‘politica’ dei movimenti, così come, all’opposto, la loro autonomia, dipende anche dalle forme con le quali si esprimono. Se l’organizzazione non deve essere necessariamente una struttura esterna (partiti o sindacati o forme organizzate di ‘movimento’ parallele ad esso), ma ciò che già esiste nella vita quotidiana o internità ad essa(questa è una delle novità dei movimenti emergenti indo-latini e latino-americani dal basso :Argentina,Bolivia, Chiapas( Messico)….
Zibechi non manca però di rilevare che non esistono società, nè spazi sociali senza Stato (nella complessa società moderna con i suoi nessi amministrativi direi anch’io). Quando si parla di poteri non statali, si fa dunque riferimento alla loro capacità di ‘disperdere’ lo Stato o almeno impedire che si ‘cristalizzi’. Per Marco Calabria che cura il testo -disperdere il potere – questo ha un interesse anche per i lettori italiani, il fatto che poteri non separati dalla società nascano in una situazione urbana, la città di El Alto, popolata da gente di diversa composizione sociale (minatori, operai indigeni-capesinos ecc.) costretta a migrare a causa terremoto sociale prodotto in Bolivia dal modello neo-liberista (uso delle terre anche comuni per scopi agro-industriali o minerarie da parte di compagnie transnazionali) . Si sottolinea criticamente anche che la rappresentanza(democratica) , sebbene ‘eletta’, come afferma anche Max Weber comporta sempre una relazione di dominio. Trasforma la persona in mezzi per produrre fini (comando sulle genti), aggiuge Zibechi. Allora ci si domanda esiste un’altra via possibile? C’è un’alternativa secca tra il ‘comandare rappresentando’ e la semplicie organizzazione del percorso di una decisione comune come camminar domandando’ in mezzo alla tua gente?
E poi un’ altra domanda : il concetto non identitario di comunità così come rinventato ed esperimentato (come relazione tra persone autonome che condividono forme di vita esistenziale, materiale e sociale),in modi e contesti diversi, può valicare i confini storici e geografici?
Quello indigeno secondo Marco Calabra è certamente un ambiente particolare, dove il ‘noi’ ha un peso assai maggiore di quello (del) nostro (‘io’), ma anche qui, ad esempio a Scanzano (aggregazioni dal basso contro il deposito scorie nucleari) o in Val di Susa (contro l’alta velocità), abbiamo visto processi in qualche modo paragonabili;
Ma qui aggiungerei a parte alcune esempari lotte sopra ricordate, il potere-dell’Uno democratico dispotico- ha disperso ormai da tempo il nostro possibile noi-comunitario -il molteplice – -frammentandolo in una miriadi di ‘io’ deboli, narcisiti, conformisti, precari o in ‘noi’ subalterni lobizzati, assoggettati. Questo non vuole dire che non si può esperimentare una tale democrazia radicalissima, ma per farlo bisogna essere consapevoli per prima cosa di questa interiorizzata frammentazione culturale prodotta da una sotterranea ideologia individualistica neo-liberista che attraversa e conforma l’intero corpo sociale precarizzandolo e confermandolo per target. Su questo Pasolini aveva colto questi segni di distruzione culturale e di afasia dei giovani nelle borgate romane con l’arrivo della televisione, e anche dell’emergere di una neo-lingua omologante; una devastazione che paragonava all’arrivo delle SS; però quando denunciava la tv come responsabile di tutto questo, si riferiva alla televisione pubblica di Bernabei, direttore in quel tempo della tv di Stato; in realtà aveva colto anticipatamente il ruolo passivizzante del medium freddo direbbe Mc Luhan, ma non ebbe modo di esperimentare fino in fondo questo incubo, per la sua prematura scomparsa o assassinio politico; in realtà questa apocalisse culturale non era tanto prodotta dalle tv statali ma da quel non ancora emerso biscione di tv commerciali che avrebbe alterato non solo il tessuto culturale ma anche quello politico. Si coglie immediatamente la differenza di clima e opinione pubblica viaggiando in Europa.
E sempre Marco Calabria si “domanda camminado”:il fatto che le juntas vicinales (spazi di auto-organizzazione e decicisione vicinale) di El Alto -che più piccole sono e più forti sono – è un paradosso irripetibili ?. Per fare un solo esempio italiano: la possibilità che c’era all’inizio del secolo XXI di riunire le decine di forum sociali spuntati come funghi prima e dopo Genova(2001) in un Forum sociale italiano permanente avrebbe dato al movimento più forza o maggiore visibilità? A questo proposito avanzerei una ulteriore domanda: non è proprio questo processo concentrazionale di massa a Genova o dopo Genova da considerarsi la causa della dispersione del molteplice e la riaffermazione di un ‘Uno democratico dispotico’?; non perchè non si dovessero intrecciare relazioni tra i molteplici forum ma perchè l’egemonia esercitata da settori organizzati separati o paralleli al movimento diffuso ed autorganizzati nei territori ha determinato un soffocamento e una centrifugazione di esso o di esse. Syriza in Grecia e Podemos oggi in Spagna dimostrano che l’indignazione diffusa ed autorgnizzata può anche esprimere livelli di “camminar domando e trasformando”. Un altra cosa importante da sottolineare è che a El Alto il principale protagonista ‘dell’occupazione’ (o dell’affermazione della dimensione anche materiale) è il lavoro informale. Zibechi scrive di non avervi rivelato divisione, perchè ‘i compiti vengono svolti in maniera comunitaria e non c’è separazione tra il lavoratore e ciò-che-fa’. In un ambiente urbano, non esisterebbe dunque relazione operaio-padrone ma solo forme di cooperazione e produzione autogestite, sebbene dipendenti dal mercato.
C’è da aggiungere che le forme di reciprocità e condivisione dei popoli nativi espressi in forma moderna nei movimenti indo-latini hanno trovato cittadinanza anche El ALto, con una diffusa proprietà urbana in-divisa e forme di socializzazione del reddito autoprodotto. Può essere un’esperienza interessante (non certo modello) anche per chi cerca vie d’uscita dal precariato che travolge il lavoro o lavori nei paesi avvanzati si domanda Marco Calabria? Le pagine di questi libri -disperdere il potere – di Raul Zibechi come -l’elogio dello zapatismo- di Gustavo Estevara raccontano il cuore indigeno del Sud America o dell’Abya Yale dei nativi, e cercano di farci ascoltare le voci, raccontarci delle forme di vita auto-organizzate delle genti comuni e delle comunità, ma innanzitutto di condividere le loro esperienze non per imitarle ma per ispirarvisi.
Testi uitilizzati di ricerc-azione sociale:
Gustavo Esteva: Crisi sociale ed alternative dal Basso-autoprodotto dal gruppo -camminar domandando- stampato in proprio
Raul Zibechi:Disperdere il potere -Edizione Carta-Intra Moenia-Napoli
Gustavo Esteva: Elogio dello Zapatismo-Fondazione Neno A^Zanchetta -Lucca libri Karma sas –
il Testo -Disperdere l’uno dispotico democratico in molteplici forme di vita esistenziali, materiali e sociali dal basso non separate e non parallele ma interne alle comunità- è stato elaborato da Pino de March della Comune Accademia Comunimappe
info: comunimappe@gmail.com
www.comunimappe.blogspot.it it
www.versitudine.net