Tra i progetti della Comune Accademia vi è anche quello di dar vita ad un Osservatorio che si propone di monitorare i comportamenti degli attori politici in quegli atti riconducibili al tema della democrazia partecipata.
Lo scenario di queste ultime settimane, già manifestatosi in forme diffuse (dalle primarie alle quirinalie), ha dato vita a scampoli di democrazia specificatamente caratterizzati dalla partecipazione tramite votazioni on line e nel diffuso opinionismo della rete, oltre che nell’appuntamento elettorale di febbraio.
Alcuni contributi al dibattito, proposti dall’Osservatorio, sono presenti nel sito e percorrono il periodo tra le elezioni di febbraio e oggi.
Di questo e altro si parlerà venerdì 10 maggio h.20
presso HUB – via Serra, Bologna, Bolognina.
Dibattito – Invito / aperto a tutti i comunardi e loro vicinato –
Pino De March – commenta Simon Weil,
dal testo “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”
Simon Weil, con il suo manifesto per la soppressione dei partiti politici (intendendo con essi tutte le istituzioni reificanti ed alienanti le forme della vita del Novecento) proponeva la creazione “di spazi condivisi di ricerca ed azione che dovrebbero essere mantenuti sempre in uno stato costituente di fluidità “(mantenere una lingua e una prassi attiva ispirata semanticamente al participio presente – o del partecipare presente – mai farsi catturare dalle paura nei partecipi passati).
Animano il dibattito
– Paolo Bosco – su democrazia partecipata e partecipazione alle scelte.
– Marco Trotta – su democrazia partecipata e alfabetizzazione dei movimenti nella società digitale.
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A seguire appunti per approfondire:
Il Concetto di Democrazia Partecipata preso nella sua più ampia accezione indica tutte le democrazie possibili, in tutte le diverse forme, non tanto per rappresentarle in contrapposizione le une con le altre, ma in cooperazione. Partecipare significa esserci e la democrazia non può esimersi dal sollecitare ad esserci, a partecipare. Vista da questa prospettiva la democrazia partecipata comprende quella rappresentativa, infatti con l’andare a votare si partecipa ad una scelta. Ed una delle critiche più accese contro la democrazia rappresentativa è proprio quella di chiamare ad una partecipazione sporadica e distante nel tempo, tanto da non creare un legame tra eletto ed elettore tale da garantire una continuità, una vera partecipazione.
Forme di democrazia tendenti ad ampliare il grado di partecipazione si sono avuti per tutto il Novecento. Anzi si può dire che nell’ultimo secolo abbiamo assistito ad una varietà infinita di forme di democrazia; valutare queste forme significa inserirle in una scala di merito che misuri il grado di partecipazione che realizzano. A seconda della frequenza con cui si viene chiamati ad esprimersi, si definisce l’efficacia delle forme di partecipazione e si può parlare di democrazia partecipata riuscita.
Per una sintesi generale della questione Democrazia Partecipata si potrebbe ripercorrere la storia della democrazia nata nel XX° Sec. come un cammino nelle varie architetture istituzionali e delle forme democratiche abbozzate. La sintesi di tutto il processo è riducibile ai due estremi della questione (massimo e minimo di partecipazione) con le forme del Presidenzialismo e del Parlamentarismo. Nella prima forma si elegge il capo a cui si demanda di fare tutto (o quasi). Nel parlamentarismo si è obbligati a trovare delle maggioranze (che poi siano variabili o fisse cambia parte del contesto ma non lo stravolge nel suo principio).
Anche nella lotta tra Napolitano e Rodotà si può intravedere questo binomio e le aree politiche e sociali che le due figure rappresentavano.
Frammenti dal manifesto di Simon Weil
– “La democrazia, il potere della maggioranza, non sono un bene, sono mezzi in vista di un bene.”
– “… per Rousseau la ragione sceglie sempre la giustizia, la passione sta all’origine di qualunque crimine. Inoltre la ragione si ripropone negli individui in maniera uguale, le passioni differiscono da persona a persona. L’unione degli individui di una comunità (nazione, popolo) se basata sulla ragione può creare una unità (forza, potere) che faccia trionfare verità e giustizia, se basata sulle passioni (si intende quelle collettive) non darà che ingiustizia e falsità. Un volere ingiusto, anche se sottoscritto da una maggioranza, rimane un volere ingiusto.
– “… a determinate condizioni il volere del popolo [ha] maggiori possibilità di qualsiasi altro volere di essere conforme alla giustizia.”
– “Quando in un paese esistono i partiti, ne risulta prima o poi uno stato delle cose tale che diventa impossibile intervenire efficacemente negli affari pubblici senza entrare a far parte di un partito e stare al gioco. Chiunque si interessi alla cosa pubblica desidera interessarsene efficacemente. Così, chiunque abbia un’inclinazione a interessarsi al bene pubblico o rinuncia a pensarci e si rivolge ad altro, o passa dal laminatoio dei partiti.”
– “Si deve ammettere che il meccanismo di oppressione spirituale e mentale proprio dei partiti è stato introdotto nella storia dalla chiesa cattolica, nella sua lotta contro l’eresia.”
– “Ne è risultata, dopo un certo intervallo, la nostra democrazia fondata sul gioco dei partiti, ognuno dei quali è una piccola chiesa profana armata della minaccia della scomunica.”
– [senza partiti] “Gli elettori si assocerebbero e si dissocerebbero secondo il gioco naturale e mobile delle affinità”
– “Siamo arrivati al punto da non pensare quasi più, in nessun ambito, se non prendendo posizione pro o contro un’opinione e cercando argomenti che, secondo i casi, la confutino o la supportino.”