di CITTADINANZA ATTIVA ED INCLUSIONE SOCIALE
SULLE CULTURE, LINGUE ED ESISTENZE ROM E SINTI
SULLE CULTURE, LINGUE ED ESISTENZE ROM E SINTI
CESP -CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA E L’MCE-MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA DI BOLOGNA
VIAGGIO A SUTKA DIVENUTA NEL TEMPO UN SOBBORGO COSMOPOLITA autogovernato dai ROM alla PERIFERIA DI SKOPJE – MK
6ª LEZIONE INTER-ATTIVA VIVERE DIVERSAMENTE IL CONFINE TRA NOI E LORO GIOVEDì 20 APRILE dalle 16,30 alle 19,30 al CENTRO CIVICO MARCO POLO – VIA MARCO POLO 51 –BOLOGNA <sala blu> conversazioneconl’autore Andrea Mochi Sismondi
6ª LEZIONE INTER-ATTIVA VIVERE DIVERSAMENTE IL CONFINE TRA NOI E LORO GIOVEDì 20 APRILE dalle 16,30 alle 19,30 al CENTRO CIVICO MARCO POLO – VIA MARCO POLO 51 –BOLOGNA <sala blu> conversazioneconl’autore Andrea Mochi Sismondi
VIAGGIO AI MARGINI D’EUROPA, OSPITE DEI ROM
PRESENTAZIONE LIBRO – CONFINI DIAMANTI edizione ombre corte-verona
accorda ed organizza Pino de March e Matteo Vescovi
accorda ed organizza Pino de March e Matteo Vescovi
VIVERE DIVERSAMENTE IL CONFINE TRA NOI E LORO
Quella curiosità che apre la mente degli umani a nuove conoscenze’ e che nello stesso tempo permette di mantenere una tensione creativa, conflittuale o perturbante, ma mai distruttiva o autodistruttiva tra polarità e opposte visioni o forme di vita, che si attraggono e si respingono sulla superficie del pianeta, con genti e mondi così divisi e diversi al primo impatto, ma che nella profondità dell’animo e da tempo si compenetrano, s’affratellano o si sorellano, e si nutrono da sempre di singolarità e di molteplici immaginali vite e società. ‘Quello che attrazione o curiosità e-muovono nei nostri protagonisti è ‘che volevano tornare il più presto possibile a Sutka’, la loro moderna Samarcanda..
Quella curiosità che apre la mente degli umani a nuove conoscenze’ e che nello stesso tempo permette di mantenere una tensione creativa, conflittuale o perturbante, ma mai distruttiva o autodistruttiva tra polarità e opposte visioni o forme di vita, che si attraggono e si respingono sulla superficie del pianeta, con genti e mondi così divisi e diversi al primo impatto, ma che nella profondità dell’animo e da tempo si compenetrano, s’affratellano o si sorellano, e si nutrono da sempre di singolarità e di molteplici immaginali vite e società. ‘Quello che attrazione o curiosità e-muovono nei nostri protagonisti è ‘che volevano tornare il più presto possibile a Sutka’, la loro moderna Samarcanda..
Confini di amanti
E’ un racconto di viaggio fin dai primi passi turbati che Andrea con Fiorenza con il loro bambino di due anni in una carrozzina blu,timidamente muovono tra i vicoli di uno sconcertante sobborgo quello di Sutra Orizari (area di risaie un tempo), uno dei dieci comuni di Skopje, che i suoi abitanti chiamano per brevità ed affezione Sutka. La città è collocata ai margini dell’Europa,e là che i nostri viaggiatori sono finiti per caso, ma non sono dei turisti, e faranno di questa riscoperta città con le sue inusuali forme di vita un racconto trattato a registi diversi: antropologici, letterali e teatrali: ‘il primo impatto è stato comunque un forte imbarazzo che non ci ha permesso di rimanere più di mezz’ora, ma poi allontanandosi abbiamo sentito un dolore come di uno strappo.’ (dalla prefazione di Adriano Zamperini)
‘Tornati in Italia abbiamo cercato dei pretesti per tornare. Fiorenza ha trovato dei finanziamenti per un ipotetico evento teatrale ed io ho reperito una piccola borsa di studio per scrivere un ipotetico racconto di viaggio. Quello che volevamo era soltanto tornare a Sutka. L’intuizione dell’esistenza di forme di vita altra ci spingeva a tornare’. E nonostante quel sentirsi ‘storditi ed insieme affascinati dall’ambiente in cui sono stati proiettati da circostanze fortuite, i due protagonisti e il loro piccolo decidono di ritornare e ristabilirsi a Sutka. ‘Migrano nel luogo da dove solitamente si fugge.’ Nei mesi trascorsi con i Rom macedoni, Andrea trae un diario che poi diventerà questo libro.
Spaesamento e curiosità
Spaesamento e curiosità ci suggerisce la pre-lettura analitica e sociale di Adriano Zamperini ‘è sinceramente una cifra esistenziale che segna una tale esperienza, dove incontro dopo incontro, gli stereotipi sui Rom, nelle pieghe delle nostre menti democratiche, irrompono sulla scena’. ‘Lo spaesamento provato dai protagonisti è allora la traccia emozionale che segnala all’autore la possibilità di -vivere diversamente il confine tra noi e loro’. (prefazione di Adriano Zamperini)
‘ Va riconosciuto all’autore (ma anche a Fiorenza che lo accompagna e condivide con lui questa intensa esperienza di ricerca esistenziale e teatrale) di non aver taciuto delle paure rivelatesi poi infondate, dell’estraniazione relazionale e persino del senso del ridicolo vissuto con i Rom di Sutka. Come delle contraddizioni riscontrate nelle comunità ospitanti. Il rovesciamento che ne deriva, non sono più loro a doversi adattare a noi, ma noi che dobbiamo adattarci a loro, e questo svela tutta la fatica e pure la ricchezza dello scambio interculturale’. (prefazione di Adriano Zamperini)
E sarà la curiosità dei nostri protagonisti dopo il primo sconcerto a sospingerli, ad attraversare quel confine-pelle e a rimmaginarsi e riprogettarsi con fini amanti ed umani, sorpresi ed imbarazzati sì, dal totalmente ‘Altro’, ma non travolti,come accade sempre più spesso ‘in casa nostra ’ ad altri contemporanei, dalla paura e dalle ansie per quei percepiti caotici flussi di genti diverse, che ogni giorno rimescola e confonde di lingue e di colori le nostre strade e fortemente estrania chi si chiude all’esperienza di ciò che perturba; in special modo quei nuovi strani migranti in fuga da arcaiche persecuzioni politiche e religiose, fame e miserie e desertificazioni civili e naturali che le pluri-decennali umanitarie e democratiche guerre, che non osiamo chiamare invece, nostre petrolifere e neo-coloniali guerre con i collaterali squilibri geo-politici e flussi umanitari ‘ci invade’. Disorientamento e chiusure preconcette che fanno riemergere dal profondo di questa ‘ingenua e brava gente locale italiana’ che continua storicamente ad assolversi dalle proprie responsabilità , reattività e sopiti sentimenti d’ostilità ed in-consce xeno-fobie.
Curiosità come emozione evolutiva o psicologica che ci dispone o ci controbilancia di fronte ai mutamenti dirompenti dovuti ai non sempre lineari processi di trasformazione umani o culturali.
Curiosità, emozione evolutiva individuata da alcuni in forma non-psicologica come il ricercatore e formatore A. Bonizzato del Centro Superiore delle Comunicazioni Camploy di Verona, il quale attingendo ad esperienze trasversali e a diverse discipline struttura un ‘modello emotivo’umano, che ci permette di intra-vederla presente in noi da tempi remoti prima come animali e poi come umani,ma che preferisce definirla per chiarezza come ‘attrazione’,costantemente attiva, con intensità diverse pronta a relazionarci ad ambienti e a universi umani e culturali anche insoliti, ciò che come Sapiens direi abbiamo artefatto, di forme di vita e di ambienti attraversati nelle nostre nomadi e variate esistenze bio-culturali, per altri, curiosità come emozione psicologica emergente nella nostra inquieta contemporaneità che sola può controbilanciare lo sbigottimento, il frastorna mento e la reattività regressiva verso i sorprendenti mutamenti del nostro tempo e le inaspettate commistioni umane che la globalizzazione genera. ‘Curiosità che merita di essere aggiunta alle sei grandi emozioni, di questo n’è convito Paul Silvia, docente di psicologia all’Università della North Carolina a Greensboro(USA), curiosità per la specie, in quanto motiva la gente ad imparare’. Il bello ‘sta nella gratuità di questa emozione… il gusto di sapere e l’interesse verso il mondo ‘.( la Repubblica del 15-01-2010).
Contatti con dimensione ‘altre’
Lo psicologo sociale Zamperini che cura la presentazione del testo non nasconde quello strano sentire pregiudiziale della giovane coppia di ricercatori: ‘certo l’autore Andrea Mochi Sismondi con la sua compagna Fiorenza Menni, che hanno affidato per mesi ad una babysitter rom il loro piccolo bambino con tutto quel peso che li sovrasta e li abita, e non manca di ritagliare in modo netto la presenza altrui.’ ‘Come il proprio figlio così indifeso nelle braccia di qualcuno che è notoriamente un ladro di bambini? Gli archivi però dei tribunali penali indagati dai diversi ricercatori nel corso del Novecento non hanno mai trovato traccia o sentenze di condanna verso qualcuno o qualcuna che fosse Rom o Sinti. Che se ne fanno i Rom di un bambino rubato, loro che non hanno spesso modo di nutrire neppure la già propria numerosa prole? Così ironicamente commentava uno dei tanti ingenui e preconcetti pregiudizi sugli ‘zingari’ posti da una studentessa ad mediatore inter-culturale Sinti, durante la comune presentazione della mostra quest’anno sul Porrajmos all’Aldrovandi-Rubbiani, a cui si chiedeva di esprimere alla fine del percorso visivo un parere, un’emozione ma anche una propria immagine fosse pure negativa sui Rom e Sinti.
I protagonisti del racconto aggiunge Zamperi sanno anche ritrovare ‘le vie per un contatto liberato dalle camicie di forza cognitive del pietismo, capace di vedere solo figure, meglio dire proiezioni di miseria umana e d’infanzia abusata. L’esperienza col passare del tempo si fa ricerca progetto teatrale’ e – relazionale- compartecipazione attiva tra loro tre e gli artisti e le persone con cui si vivono due anni di un intensa immersione.
La scoperta della città Mentre Fiorenza è alle prove teatrali, Andrea si riempie gli occhi tra gli abitanti della città vecchia, i venditori del Bit Bazar con il figlio nel marsupio.
Sukta ‘non è un campo, non è un ghetto e non è neanche un quartiere come gli altri. E’ una comunità ci aveva detto l’operatrice umanitaria sui rifugiati che ci aveva portato per la prima volta a visitarla.
‘Eravamo affascinati dalla miriade di piccole case dalle forme inusuali e dalle persone, la cui apparente estroversione intuivamo custodisse profonde alterità. ..tra suoni di clacson, profumo delle ciambelle fritte in strada e i banchetti dei venditori di CD che diffondevano a gran volume le nuove compilation. Ci sentivamo dei corpi estranei prossimi all’espulsione.
Sutka è un sobborgo scompigliante di Skopje, capitale della Macedonia.
Creata nel 1963 dopo il sisma che aveva colpito Skopje, e duramente il quartiere di Topane abitato in prevalenza da Rom. L’amministrazione della città allora decide di trasferire quest’ultimi, in tutti i sensi, a Sutra Orizari che diventerà la nuova Sutka. Alla fine del secolo scorso a seguito delle guerre nell’ex-Jugoslavia a cui sono seguite feroci pulizie etniche che non hanno risparmiato i Rom, nella loro fuga e ricerca di uno spazio di convivenza si sono via via aggiunti alla popolazione già presente questa periferica Sutka. Rom provenienti dalla Serbia, dal Kossovo, dalla Bulgaria oltre ad altri Rom espulsi dall’Europa. Si è venuto così creando un micro-spazio cosmopolita Rom intreccio di genti provenienti da ogni angolo d’Europa e con differenti parlate romanes.Una ‘Gerusalemme’ ritrovata e liberata.
‘Qui i Rom governano se stessi e sono rappresentati da un proprio Sindaco. Il Sindaco Rom Erduan Iseini sostiene – che qui a Sutka ‘ abbiamo infranto il luogo comune che ci vuole randagi, mendicanti e ladri.’ Soprattutto abbiamo dimostrato che siamo capaci di vivere in una società moderna’.
A Sutka i Rom parlano un romanes standarizzato, che è la loro lingua ufficiale. Qui le istituzioni locali romanì hanno dato vita a questa standardizzazione della lingua Romanes- la langue- al fine di facilitare tra le genti Rom una comunicazione seppur verticale della loro comune storia e cultura, anche se non vengono né sottovalutate o interdette le molteplici parlate romanes – la parole-. Ha Sutka vivono circa 12 o 13 comunità romanes con varianti linguistiche Rom diverse.
Nelle varie istituzioni pubbliche o private si comunica nella lingua standarizzata scritta romanes. Questo avviene nella municipalità, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle biblioteche, nelle due televisioni,in un giornale e pure in una stazione di polizia.
‘Per essere come gli altri ci dice il Sindaco ci mancano solo le fabbriche, ma la maggioranza della sua gente vive di commercio’.
Il Sindaco ci dice che ‘Sutka è cresciuta troppo in fretta, sovraffollata e disoccupata ove queste estreme condizioni urbane e sociali producono miseria fisica e morale. Ci vengono a mancare i soldi per garantire una casa per tutti, un liceo ai figli e un letto d’ospedale ai nostri padri ‘ e madri aggiungerei.(tratto da interviste fatte dalla ‘la Repubblica e il Fatto Quotidiano’-
Tra gli intellettuali romanes di Sutka spicca la figura di Nezdet Mustafa, filosofo laureatosi all’Università di Skopje, che è tra i costituenti della Rom-TV –BIJANDIPE- Macedonia.
1994-96 Si trasferisce a Colonia nella RFT per una specializzazioni di Scienze Politiche- Organizzazione dei Servizi Sociali
2000 Diiventa Sindaco di Sutka, uno dei 10 comuni di Skopje auto-governato dai Rom.
E’ Presidente di Obedineta Parijaza Emancipacija Na Romanite-Partito Unito per l’emancipazione dei Rom.
2006-08 Prima parlamentare nel Parlamento Macedone e poi Ministro aggiunto per l’emancipazione dei Rom
Partecipa alle trasmissioni della Tv –SHUTEL – emittente in lingua standarizzata romanes per la valorizzazione culturale-linguistica e per l’emancipazione dei Rom, ma ospita forum nelle sue varianti parlate romanes.
Alcune parole chiave della lingua romanes di Sutka che troverete nei vari dialoghi del nostro racconto –confini diamanti
Romanè – alla maniera dei rom
Manusikanè – umanamente
Uzdibè – attesa o speranza
Kadenè o Dzì Kodikhibè – a presto vederci
APPROFONDIMENTI
Confini Diamanti. Viaggio ai margini d’Europa, ospiti dei rom
(Ombre Corte, maggio 2012)
(Ombre Corte, maggio 2012)
un libro di Andrea Mochi Sismondi
Šutka, in Macedonia, è l’unica Municipalità al mondo in cui i rom sono in maggioranza. Dopo un primo estraniante attraversamento, Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni vengono accolti a vivere nella comunità; insieme al loro bimbo ribaltano il rapporto: come migranti al contrario si fanno stranieri tra chi ovunque è straniero. Questa inversione permette loro di partecipare alle lunghe discussioni comunitarie, seguire i rituali, confrontare i paradigmi, cercare di capire, fino a essere sostanzialmente adottati da una famiglia rom. Davanti ai loro occhi si svela così quella human network che da Šutka si dirama in tutta Europa lungo le strade dei familiari partiti.
Il continuo sconfinamento esistenziale praticato su queste pagine indebolisce sicuramente l’ideologia delle culture come proprietà impermeabili. Ma, ancora più importante, sa meticciare il lettore, offrendogli l’opportunità di un role playing immaginativo. Chiamato a sua volta a immedesimarsi in questa giovane coppia, impegnata in un’interazione gomito a gomito con persone che, a dispetto dei principi morali che egli magnanimamente è solito riconoscersi, sarebbe prontamente disposto a schivare camminando lungo le strada di una qualunque città italiana.
Una sfida all’esistente come ineluttabile tracima dai bordi delle pagine di questo libro. (dalla Prefazione di Adriano Zamperini)
Un prezioso diario di viaggio, che tutto è meno che un reportage turistico. Il narratore, senza volerlo, scompare. Pur indugiando sui dettagli della propria esperienza e sui propri pensieri, esce di scena, riuscendo a restituire senza mediazioni l’immagine di una comunità sorpresa in una quotidianità ordinaria e senza storia. Leggere è come penetrare, non visti, nell’intimo di vite la cui eccezionalità consiste nel sovvertire ogni aspettativa fondata sullo stereotipo. (Alberto Burgio su Il Manifesto)
Il libro rovescia il punto di vista abituale dei discorsi sui rom (Vega Partesotti su La Repubblica)
Queste pagine non sono solo un succedersi di storie e tableaux di straordinaria vivezza, ma anche l’occasione di decostruire una serie di stereotipi rispetto al popolo “indesiderabile” per eccellenza. (Marco Rovelli su L’Unità)
Il libro conduce in modo vivido in un paesaggio complesso e segreto (perché abitualmente non facciamo lo sforzo di penetrarlo). Soprattutto mette in discussione il nostro sguardo su quel mondo e
sulle persone che ne fanno parte, in un rapporto fecondo tra noi e gli altri che serve per definire meglio i limiti, gli errori, gli orrori della nostra civilizzazione e la necessità di scoprire altre possibilità di relazione. (Massimo Marino su Il Corriere della Sera/Bologna)
Una descrizione che affronta i pregiudizi e li problematizza senza rovesciarli tessendo l’improbabile elogio di una comunità pura e intatta, scioglie invece alcune resistenze senza nascondere le tensioni. (Anna Stefi su Doppiozero)
È la ricerca continua di Mochi Sismondi a stare dentro e fuori i confini di un universo civile e umano differente dal nostro a conferire alla sua scrittura – semplice e rigorosa al tempo stesso – il carattere autentico di chi riesce a farsi testimone di un’esperienza di vita con uno sguardo “liminale” (Letizia Bernazza su Liminateatri)
Clicca qui per ascoltare la presentazione a Fahrenheit su Radio3
Queste pagine su Sutka – VIVERE DIVERSAMENTE IL CONFINE TRA NOI E LORO e sono state rielaborate e prodotte da Pino de March
Per contatti pino de march – comunimappe@gmail.com
Per informazioni su questo sito – comunimappe.blogspot.com