LA TERZA FESTA ZIGANA (8 GIUGNO 2019)
La festa è promossa dalla contrada solidale dell’Unione Rom, Sinti e Gagè che nasce da una pluriennale cooperazione culturale e sociale tra Amirs ,ora Mirs-Mediatori interculturali Rom e Sinti, Cesp-Centro studi per la scuola pubblica(area cobas-scuola), Comunimappe-Libera comune università pluriversità bolognina
La festa si dà in primis come momento conviviale per ricreare legami umani, culturali e sociali tra gli appartenenti alle comunità territoriali romanì (Rom, Sinti ed altri gruppi minori) e i gagè, o i non rom (europei, italiani e migranti)residenti nella nostra città , in secondo come benefit (raccolta fondi)per sostenere le disparate attività comuni quali: laboratori interculturali nelle scuole, memorie di stermini dimenticati –porrajmos e di altre minoranze, conoscenza delle variegate culture romanes, intermediazione e relazione tra giovani,donne ed adulti romanì e con le istituzioni pubbliche e il mondo associativo solidale dei gagè) promosse dalla nuova associazione MIRS(Mediatori interculturali Rom e Sinti)che raccoglie l’esperienza di AMIRS
.Ed in terza istanza per sostenere le attività di ricerc-azione sugli emergenti paradigmi trans-individuali e trans-educazionali di comunimappe – libera comune università pluriversità bolognina(vedi nostra trama attiva e progettuale in fondo a queste pagine.
DALLE ORE 15 PARAMICIA: laboratori per bambini-e e ragazzi-e Rom,Sinti e Gagè autogestiti da DADA LUPE – CANTASTORIE
SI PARTE DA LETTURE DI RACCONTI E FAVOLE ROMANES E POI IN PICCOLI GRUPPI, PARTENDO DA QUESTE TRACCE SE NE RINVENTANO DI NUOVE. E SI PROSEGUE CON DEI GIOCHI.
PARAMICIE ROMANES: Sono l’insieme di storie e di narrazioni, racconti affabulanti di vita vissuta dal clan ( o famiglia allargata uniti da vincoli di parentela,solidarietà e mestiere), di sfide, di viaggi, d’amore, di natura,di animali, di fortuna e di sfortuna e di resilienza ecc., con contenuti ed espliciti intenti di generare coraggio, non come semplice non paura, ma come pervicace non sottomissione, raccontati dagli anziani ai bambin-i-e e ragazz-i-e romanì, per rafforzare i valori fondanti ed importanti della loro comunità. Forme d’educazione mitica ed emozionale. Per infondere autostima nell’affrontare la vita, che non è sempre così facile e liscia per un romanì, soprattutto al fine di accrescerla là ove quotidianamente viene demolita dall’ostilità e dalle difficoltà che incontra nell’inserirsi in una società dei gagia che nonostante le dichiarazioni d’inclusione resta fredda, indifferente o diffidente. Ora nelle comunità aperte urbane si sperimenta e si reinventa una romanipè ,cioè una capacità di trasformazione dei fondamentali romanì (mantenimento dei vincoli di solidarietà ma anche trasformazione di alcuni aspetti tradizionalisti e patriarcali -già in atto in molte famiglie urbanizzate che si manifesta apertamente (non più come “fughina”) ma come libertà di scelta dei giovani e delle donne di affermazione di una autonoma vita dentro e fuori la propria comunità nativa ).
DALLE 18 ALLE 22
ALLA SALA INTERNA DELLA CASETTA AGLI ORTI: MOSTRA SUL PORRAJMOS O STERMINIO DIMENTICATO DEI ROMANI’ (Rom, Sinti ed altri gruppi minori) DALLE 18 ALLE 20
TOMAS FULLI PER MIRS: APERTURA FESTA
BREVE RACCONTO DELLE ATTIVITA’ INTERCULTURALI NELLE SCUOLE E NELLA CITTA’ CONTRO STIGMI E PREGIUDIZI ANTIZIGANI E DI MEMORIA ATTIVA SVOLTE IN COOPERAZIONE CON LA CONTRADA SOLIDALE DELL’UNIONE ROM, SINTI E GAGE’
RAFFAELE PETRONE E MATTEO VESCOVI DEL CESP:BREVE STORIA SULLA RICERCA DELLE FONTI PER RENDERE LA MOSTRA DOCUMENTO STORICO-CULTURALE FOTOGRAFICO SUL PORRAJMOS
PINO DE MARCH DI COMUNIMAPPE: 16 MAGGIO 1944: RIVOLTA DEI ROMANI’ AD AUSCHWITZ
ALLE ORE 20: Presentazione di Fabio Bassetti DEL FILM: LIBERTE’ Segue quella del portavoce del GRUPPO MUSICALE DJANGO GYPSY JAZZ
DALLE ORE 20: MUSICA E CENA ZIGANA (ONNIVORA, VEGETARIANA E VEGANA)
DALLE 22 ALLE 24: AGHIRAN CON MAESTRIA ANIMA DANZE E BALLI ZIGANI
“LIBERTE’”, Film sulla libertà di Tony Gatlif
Gli zingari durante la seconda guerra mondiale
(in Romani e in francese, + sottotitoli in francese) Il film, della durata di 1 ora e 45 minuti,
2016 – dopo molti anni si è deciso di costruire un monumento alla memoria dei caduti Rom e Sinti a Montreuil – Bellay (F)
Una scheda sintetica del film “Liberté” di Tony Gatlif che riflette il destino degli zingari in Francia durante la seconda guerra mondiale.
PREMESSA:
Per via di una ricognizione topografica per la costruzione di un asse stradale ad ampia circolazione, si scopre in un vasto campo erboso, delle basi di cemento volte a sostenere dei grandi capannoni, e una specie di cella semi-interrata con delle feritoie orizzontali ad altezza del suolo, non volte alla difesa e troppo sottili per passarci. Fortunatamente, prima dell’inizio dei lavori della strada che avrebbe definitivamente sepolto questo reperto, si diffondono le voci e qualcuno si ricorda ancora della previa esistenza di un grande campo di concentramento per Rom e Sinti ed altri gruppo romanì durante la seconda guerra mondiale, tenuto dalle zelanti autorità francesi anti-zigane e fasciste del governo di Vichy, governo collaborazionista con l’occupante nazi hitleriano. Oltre alla sede in cemento dove poggiavano i capannoni in legno, si scopre che la “trappola” semi-interrata serviva a racchiudere i bambini e le bambine più piccoli, per fare in modo che gli adulti non avessero più voglia di tentare le evasioni.
Viene rapidamente avvertito Tony Gatlif che assieme ad altri illustri umanisti francesi, organizzano in gran pompa magna una conferenza stampa e poi una cerimonia per evitare che venga cancellato questo scomodo reperto della recente storia xenofoba francese, riuscendo a far deviare il percorso originario della strada in costruzione..
Il 29 ottobre 2016, il Presidente della Repubblica, François
Hollande, ha inaugurato un memoriale in onore degli Zingari internato nel campo di concentramento di
Montreuil-Bellay, nel Maine-et-Loire, durante la seconda guerra
mondiale.
IL FILM:
Il regista, Tony Gatlif, si è ispirato alla storia di Toloche, uno zingaro
internato in questo campo di Montreuil-Bellay, per renderlo il personaggio
principale del suo film “Liberté” nel 2010. Il film evoca anche il
ruolo dei Giusti e della Resistenza come Yvette Lundy la cui lotta partigiana
ha ispirato il personagio. dell’impiegata del piccolo comune ed insegnante nel
film.
Il riassunto del film
Nel 1943, Theodore, veterinario e sindaco di un micro villaggio nella zona
occupata, raccolse un orfano P’tit Claude, arrivato assieme ad una famiglia di
zingari che ciclicamente passa annualmente a vendere i suoi servizi al
villaggio. Il sindaco e l’impiegata Miss Lundi, umanista e repubblicana,
convincono inizialmente gli zingari a fermarsi sul terreno di questo villaggio,
per via della repressione delle leggi francesi che non permettono più
l’esistenza di ambulanti sulle strade e nelle campagne. Con la buona
accoglienza dimostrata, i due impiegati comunali convincono anche gli adulti a
mandare i loro figli a scuola. Con loro, si unisce anche Taloche, un
quarantenne di Boemia con l’anima di un bambino
Taloche rappresenta “lo spirito libero dei viandanti” che appartengono in modo profondamente esistenziale alla terra e agli elementi che attraversano nei viaggi. A differenza della cultura cartesiana occidentale che si ostina a pensare ad una terra che gli “appartiene”…e che ha il diritto anche di rovinare.
Purtroppo la repressione di Vichy continua ad intensificarsi contro gli Zingari
che un giorno decidono di riprendere comunque la loro strada di sempre, pur
sapendo i rischi che corrono.
Questo film, a differenza di altri film di Tony Gatlif, non fu distribuito nelle sale italiane
Buona visione
Fabien Bassetti per gli amici gadgi
Fabinath Sapera per gli amici zingari rajasthani
473 nomi di zingari internati sono incisi sul memoriale, incluso quello di
Toloche.
Foto di Jacques Sigot.).
MEMORIE DI STERMINI E RIVOLTE ZIGANE (OGGI ROMANI’) DIMENTICATE
Era il 16 aprile 2015 e per la prima volta in Italia e a Bologna con una partecipata manifestazione nazionale dei Rom e dei Sinti si ricordava : il 16 maggio 1944 – giornata in memoria della rivolta dei Rom e Sinti nel lager di Birkenau – Auschwitz contro i nazisti che li detenevano come schiavi-prigionieri.
Tra gli invitati la Presidente della Camera Laura Boldrini, il giornalista Gad Lerner , gli artisti Moni Ovadia e Alessandro Bergonzoni, l’attore Ivano Marescotti. Presenti anche i senatori Sergio lo Giudice e il senatore Luigi Manconi (del PD),Presidente quest’ultimo della Commissione straordinaria per i diritti umani. Sergio del Giudice invece, senatore e presidente dell’ARCI-GAY e attivista per i diritti delle persone LGBT.
Quel giorno un folto corteo di Rom, Sinti e Gagè è partito da via Gobetti del Quartiere Navile, luogo dell’eccidio dei due Sinti (la notte del 1990- Rodolfo Bellinati e Patrizia della Santina, di 30 e e 34 anni, vennero trucidati, cono loro ferite gravemente una bimba sinta di 6 anni e una rom slava)da parte di nazi-poliziotti (i fratelli Savi) della A1 Bianca (la band dell’A-Uno bianca seminò una lunga scia di sangue e crimini tra il 1987 e il 1994, terrorizzando Bologna, la Romagna e le Marche, lasciando dietro di sé 24 morti ed oltre un centinaio di feriti); la meta di quel lungo corteo fu Piazza XX settembre.
Ed in quel giorno e in quella piazza (per la nostra città piazza della laicità, per via di quel XX settembre 1870, data che ricorda la breccia sulle mura di Porta Pia, la sconfitta dei soldati pontifici, la presa di Roma e la fine del potere temporale della Chiesa),il Presidente Davide Casadio della “Federazione nazionale Rom e Sinti insieme”, a sorpresa propose agli amministratori della città di “far diventare Bologna la capitale dei Rom e dei Sinti (perché proprio a Bologna si documenta per la prima volta,fin dal 1422, la presenza di genti nomadi in Italia accampati alla Montagnola, presentati quelle genti sconosciuti alle cronache del tempo come un gruppo di origine egiziana), ed inoltre di costruire un museo della cultura Rom e Sinti,per far conoscere la cultura e la storia delle nostre comunità,( ormai da secoli italo-europee, sicuramente i più europeizzati tra gli europei per quel loro lungo viaggiare tra molte città e villaggi europei).
Casadio poi aggiunge che “anche noi abbiamo una cultura ed essa assieme alle altre aiuteranno a sconfiggere la paura”.
Gli scopi della manifestazione erano quelli di sensibilizzare la città sul tema delle minoranze dimenticate e non riconosciute al pari di altre minoranze presenti in Italia (slovena, tedesca, francese ecc.),perché a dire delle maggioranze parlamentari succedute nel tempo, trattasi di minoranze prive di territorio, per via del loro prolungato nomadismo, ma soprattutto per una interpretazione restrittiva costituzionale, che ne impedirebbe riconoscimento e tutela istituzionale, che consisterebbe nell’istituzione di centri di cultura per promuovere e tutelare la cultura e la lingua romanes (trattasi di v1arianti linguistiche neo-indiane arricchite di lessici europei)nei luoghi di maggiore densità abitativa e residenziale(solo gruppi politici della sinistra parlamentare -sinistra italiana, rifondazione comunista ne sostengono questo riconoscimento non solo di generici diritto civili e sociali ma anche culturali ); seppur da decenni territorializzate nella nostra città, come in altre, vivono come invisibili e confinati o in campi sosta o in case popolari delle periferie.
Non mancarono in quel memorabile 16 maggio 2105 la solidarietà attiva dei centri sociali della città (TPO,LABAS,XM24,VAG61), di Coalizione Civica, Sel- Sinistra ecologia e libertà(la sinistra unita), dei sindacati di base (cobas o comitatidi base), ma anche della Cgil congiunta con Cisl ed Uil; per il portavoce di Sel e dei centri sociali: “la discesa in piazza va considerata come affermazione dei diritti all’esistenza di queste minoranze e per protestare contro l’ondata di odio indiscriminato che li riguarda, per ricordare le vittime della banda bolognese della “Uno Bianca” e per celebrare la rivolta degli internati Sinti e Rom nei campi nazisti.” Altre forze democratiche – istituzionali del campo progressista hanno aderito e partecipato alla manifestazione, il Sindaco Merola ha giustificato la sua non presenza per impegni istituzionali. Merola anticipatamente in un’intervista dichiara:”ci sono troppe chiacchiere infondate messe in giro in modo strumentale; non viene dato nessun regalo a queste persone. Sento parlare di 30 euro al giorno o corbellerie simili. Quello che bisogna evitare è di fare di ogni erba un fascio e di additare i “nomadi” come etnie che per forza ci fanno del male, è una cosa a cui bisogna stare molto attenti.”
Non mancarono in quel memorabile giorno anche indegne provocazione di Bologna sociale- Forza Nuova (neo-fascisti ), sostenuti da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega; tra loro ci furono chi contro-manifestò (Forza Italia e Fratelli d’Italia), ma tutti chiesero il divieto di corteo contro ‘il degrado”; quello che è più grave è la disumanità di questa ignobile espressione d’accomunare i Rom e Sinti ad “esseri degradati o causa di degrado delle città’.(solo i nazisti nel corso della storia europea considerarono gli ebrei e la loro cultura come degenerata; le due figure “degenerata e degradata” con cui si rappresentano le due comunità, ieri quella ebrea ed oggi quella rom-sinta , non si allontana di molto l’una dall’altra. La posizione del M5 è stata a dir poco complice, lasciando trapelare che anche loro non erano favorevoli al corteo, però … cercando un escamotage ‘civile o lavandosi le mani” attraverso le ambigue parole di Bugani: i colleghi della politica locale che intendono opporsi al corteo dovrebbero “sfruttare i luoghi istituzionali per dare forza alle proprie idee e non scendere alla bassezza delle contro-manifestazioni”. (come se impedire un corteo di una minoranza fosse da considerare un’idea da sostenere(come l’altra ‘idea’ cioè il fascismo) e non un crimine contro i diritti costituzionalmente riconosciuti a qualunque persona o minoranza, per di più resa invisibile, marginalizzata da secolari pregiudizi, storici stermini e perduranti discriminazioni).
Manifestazione 16 Maggio (Memoria Dimenticata 1944 – “rivolta dei gitani”) Sinti e Rom in Europa in Italia
(Memoria Dimenticata 1944 – “rivolta dei gitani”)
Sinti e Rom in Europa in Italia.
La manifestazione del 16 maggio a Bologna
ricorda e si ribella (All’odio e al
razzismo).
Il 16 maggio del 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz andava in scena
la dimenticata “rivolta dei gitani”. Ogni anno si ricordano le atrocità del
nazifascismo, ma in pochi ricordano quei 500.000 tra Sinti e Rom massacrati dal
Terzo Reich. (Memoria Dimenticata – “rivolta dei gitani”)
1-«Non vi daremo i nostri piccoli, perché li facciate uscire dai vostri camini.
I vostri medici ne hanno già straziati tanti, sperimentando la loro scienza
mostruosa su di loro. Le loro urla salivano fino al cielo, più in alto ancora
del fumo denso che usciva dai crematori, più in alto ancora delle nostre
preghiere.
2 -Non lasceremo alle vostre mani rapaci, ai vostri cuori tenebrosi, al vostro odio disumano la bellezza delle nostre vite, la santità dell’amore che unisce le nostre famiglie in un popolo povero, ma fiero». formata da nugoli di bambini pelle e ossa, donne e capifamiglia scalzi – ove si trovava la più potente e organizzata macchina di oppressione morte di tutti i tempi.
3- Le mamme stringevano al petto i bimbi più piccoli, mentre
combattevano; i ragazzini difendevano lo zigene-lager finché il sangue non li
copriva, rendendoli simili agli spiriti della vendetta delle leggende; braccia
scure brandivano armi rudimentali in un impeto instancabile, finché le SS si
ritirarono, esterrefatte davanti a quell’eroismo, a quel coraggio sovrumano che
affrontava le pallottole e le baionette con la carne nuda.
Era il 16 maggio 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz quando le SS
decisero di farla finita con il campo adibito alle famiglie zingare. Uno
sterminio patito da Sinti e Rom, che in molti preferiscono dimenticare, o
meglio far finta che non sia mai avvenuto. Quel giorno le SS ricevettero
l’ordine di smantellare il campo, ovvero di eliminare tutti gli internati.
Nessuno si sarebbe mai aspettato di assistere a una rivolta dei gitani reclusi
che, quel 16 maggio, uscirono dalle loro baracche in oltre quattromila, decisi
però a non farsi massacrare senza combattere. In teoria dovevano uscire e
seguire i nazisti fino alle camere a gas, ma quel giorno decisero di ribellarsi
raccogliendo pietre e spranghe e lanciandosi contro le SS. I nazisti poi gliela
fecero pagare riducendo alla fame il campo e uccidendo ben 2897 Sinti e
Rom , pochi mesi dopo nella stessa notte, il 2 agosto dello stesso anno. E’
questa la triste storia dei massacri commessi dai nazisti ai danni anche di non
ebrei, dimenticati per decenni e solo negli ultimi anni riscoperti anche grazie
al lavoro di storici e minoranze etniche. Secondo le ultime ricostruzioni si
presume con un margine minimo d’incertezza che i nazisti abbiano trucidato
qualcosa come 500.000 tra Rom, Sinti e Manush, ed è opportuno ricordare qui come
durante il processo di Norimberga i superstiti (romanì )non siano nemmeno stati
ammessi come parte civile.
Tutti Sinti e Rom e altri gruppi minori, in numero di
4.000 Rom internati nello zigeuner-lager di Auschwitz
decisero di opporsi ai loro aguzzini, che secondo programma erano venuti a
prelevarli, per condurli nelle camere a gas. Di fronte a un’umanità ridotta in
condizioni pietose – formata da nugoli di bambini pelle e ossa, donne e
capifamiglia scalzi – si trovava la più potente e organizzata macchina di
oppressione morte di tutti i tempi. Non furono solo gli uomini a decidere di
non piegare il capo di fronte ai carnefici in divisa; anche le manine ossute
dei bimbi e delle donne raccolsero pietre, mattoni, spranghe, rudimentali lame
e tutti insieme i Sinti e Rom di Auschwitz dissero: «No!».
«Non vi daremo i nostri piccoli, perché li facciate uscire dai vostri camini. I
vostri medici ne hanno già straziati tanti, sperimentando la loro scienza mostruosa
su di loro. Le loro urla salivano fino al cielo, più in alto ancora del fumo
denso che usciva dai crematori, più in alto ancora delle nostre preghiere. Non
annienterete le nostre famiglie, cui avete già tolto i doni preziosi della
libertà e della dignità. Non lasceremo alle vostre mani rapaci, ai vostri cuori
tenebrosi, al vostro odio disumano la bellezza delle nostre vite, la santità
dell’amore che unisce le nostre famiglie in un popolo povero, ma fiero».
Le mamme stringevano al petto i bimbi più piccoli, mentre combattevano; i
ragazzini difendevano lo zigeuner-lager finché il sangue non li copriva,
rendendoli simili agli spiriti della vendetta delle leggende; braccia scure
brandivano armi rudimentali in un impeto instancabile, finché le SS si ritirarono,
esterrefatte davanti a quell’eroismo, a quel coraggio sovrumano che affrontava
le pallottole e le baionette con la carne nuda. Le SS si ritirarono, portando
con sé molti cadaveri tedeschi. Solo il 2 agosto 1944 i nazisti – dopo aver
ridotto in fin di vita la popolazione Sinti e Rom prigioniera della
«fabbrica della morte», limitando al minimo il suo sostentamento alimentare –
riuscirono a liquidare lo zigeuner-lager. 2.897 eroi Rom furono assassinati in
una sola notte nelle camere a gas di Birkenau.
Davide Casadio Presidente Federazione Rom e sinti insieme in Italia
In terza istanza la ricerc-azione di comunimappe –libera comune università pluriversità bolognina sui mutati paradigmi educativi e relazionali quali: trans-educazioni, educazione diffusa ed incidentale e sulle articolazioni culturali e sociali di tali paradigmi:
- trans-individuale come approccio epistemologico-filosofico elaborato dal filosofo Simondon che considera ogni essere umano come una trama complessa e non scindibile tra individuale,culturale,sociale, naturale e macchinico. Significa anche rimettere in discussione sia l’individualismo proprietario capitalista che il collettivismo proprietario statalista, e ripensare ad una forma di economia e di socialità di un Comune agire tran-individuale che non può prescindere da una visione olistica (una forma comunalista o municipalista (M.Bookchin)di ecologia sociale che trami per sostenere la natura,una società dei liberi e degli uguali, la cultura con le sue molteplici espressioni e l’eco-nomia come auto-gestione politica ed economica dei diversi contesti intrecciati tra tra loro. Gli stessi padri costituenti americani mettevano in guardia sulle diseguaglianze che rappresentano grande un grande pericolo per la democrazia.
- trans-cultura le che riguarda le relazioni in divenire tra le variegate culture presenti nei territori (interazioni tra differenti specie umane native in Africa come in Asia ed Europa da almeno 300.000 anni per migrazioni di persone o per narrazioni (o passaparola)hanno permesso all’homo sapiens di generare un universo simbolico comune che riguarda tutti gli umani sulla terra seppur declinato in molteplici forme linguistiche culturali); a cui s’accompagna il contrasto educativo agli stigmi,pregiudizi, rom-fobie, trans-omo-fobie, xeno-fobie ecc.)nelle istituzioni educative e nella società.
- trans-umano o neo-umano consiste nelle relazioni tra umani, ambienti naturali ed artificiali e nuove tecnologie ; nuovi ambient tecno-culturali e sociali non sempre appaganti ed agiati, ingenerano disagi esistenziali e sociali tra le nuove generazioni, categorizzati nelle nostre scuole come BES – o persone che abbisognano di ulteriori – Bisogni educativi speciali; disagi che nascono da una pluralità di fattori: processi migratori, marginalizzazioni economiche e sociali delle famiglie, relazione alterate per esposizioni eccessive al digitale o ai social (“cervello aumentato e umano diminuito”, così il filosofo – psicoanalista Benasayag descrive tale condizione esistenziale );non vanno trascurate come cause di malessere il prevalere nelle scuole negli ultimi decenni d’approccio riduttivo (semplificato paragonabile ad un puro addestramento al fare attraverso didattiche modulari delle competenze), funzionale e competizionale (che come centralità competizione e competenze) sull’apprendimento cooperativo volto ad una visione complessa del ricercare,conoscere e vivere, con metodologie interdisciplinari e olistiche delle conoscenze miranti ad uno sviluppo umano completo; solo nuovi ambient educativi ove si sviluppano una cooperazione educativa circolare e non frontale, esperienze di ricerca e curiosità , attività singolari e condivise, pensieri critici, divergenti e creativi, educazioni risonanti all’affettività possono generare persone esperte, affettive e solidali con una notevole autonomia e capacità di relazionarsi agli altri, ed aspirare da trans-individui trans-educati alla realizzazione d’attività umane che ingenerano progresso comune,culturale,naturale. individuale e sociale, cura dei mondi di vita e delle dimensioni esistenziali.
- – trans-femminismo come vissuti di lotta e di vita per l’affermazione e la comprensione consapevole dei nuovi paradigmi relazionali di genere e di orientamento ad un’aperta sessualità e a relazioni affettive complesse; per contrastare l’ideologia conservatrice – no gender – che genera sospetti e menzogne tra gli educatori parentali, con accuse menzognere di manipolazione delle nuove generazioni da parte di una “inesistente teoria gender”che li spingerebbe alla depravazione dei generi e della sessualità “naturale”; il malinteso ‘gender’ trattasi invece di un’espressione che raggruppa gli studi di genere, studi che analizzano criticamente le oppressioni-repressioni che una visione etero-normativa per secoli ha imposto “con la forza coercitiva di ordine e legge ” nel nome dei padri”una spietata violenza macista e sessista” alla società, in primis alle donne e agli altri comparati mondi subalterni(“femminei”)di vita affettiva e sessuale (quello che oggi emerge in libertà come lgbtqi); il “no gender” forme queste, sì, ideologiche ed imperative di relazioni di genere ed affettive compresse in una dimensione riduttiva biologista e binaria di – maschile e femminile; secoli di negazione di un’assenza -sofferta o di un mondo sommerso che oggi si rivela nella sua libertà di viva ed autonoma espressione (di forme di vita e di vita )come una costellazione di pluralità maschili(omo), femminili(lesbo) ma anche di fluidità d’orientamento affettivo e sessuale(lgbtqi). Dall’ultimo nostro convivio sulle trans-educazioni emerge che a contrastare un’educazione aperta nelle scuole di educazione alla sessualità e all’affettività compresa nella sua pluralità divergente, i “i tradizionalisti no gender” per fare leva contro queste nuove educazioni alla conoscenza e ad un’affettività e sessualità consapevole non mobilitano solo le fasce tradizionaliste dei genitori ed educatori, ma si avvalgono anche di un ‘complice silenzio”, di chi concepisce la sessualità in termini puramente d’emancipazione sessuale binaria economica e giuridica, e non come processo di liberazione dal patriarcato e dal sessismo eterosessuale ben denunciato-praticato-espresso dai movimenti femministi o da altre filosofie o politiche critiche del binarismo sessuale ( l’unico binarismo concepibile è quello informatico). Per questo è importante agire sulle aree adulte progressiste per sottrarli alla passiva complicità con i negazionisti-tradizionalisti che negano,occultano e mistificano l’esistenza di singolari e plurime forme di vita con cui s’esprime la sessualità e l’affettività umana.
- Trans-ecologie intendendo con essa le varie ecologie che non possono riguardare solo gli aspetti della sostenibilità seppur importante di fronte ai nuovi cambiamenti climatici,ma anche le altre ecologie umane,culturali , sociali e mentali (vari mondi di vita in cui siamo immersi e che determinano il nostro comune ben-essere trans-individuale).
- Le relazioni umane in questa nostra visione trans-individuale si danno come non violente,empatiche e critiche non solo contro riproposti autoritarismi, sessismi, razzismi, classismi e militarismi, ma anche contro residuali istituzioni totali e pratiche coatte biologiche-psichiatriche (pubbliche e private)e loro strumentazioni coatte quali il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) che sono vere e proprie forme di tortura e di pratica distruttiva verso le persone che ne subiscono l’atto o gli atti.
- Nostra pratica utopica e concreta consiste nel rilanciare la cooperazione amicale culturale, educativa, politica, sociale,economica ecc. come attività costituente del Comune e delle relazioni aperte ed sintonia con i molteplici mondi di vita per contrastare la frammentazione sociale e culturale, il diffondersi della competizione e dell’inimicizia, dell’odio contro le persone e le comunità di prossimità o di lontananza,che non sono altro che arcaiche modalità violente, narcisiste, predatorie del Comune esistenziale e sociale BEN-ESSERE .
Pino de March ricercatore ed accordatore delle attività della comune ricerc-azione e cooperazione politica e culturale di comunimappe
INFO: