IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E L’MCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ – PLURIVERSITÀ BOLOGNINA
PROMUOVE
PORRAJMOS IN LINGUA ROMANES – DIVORAMENTO
O LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI
Mostra fotografica
dal 20 gennaio al 10 febbraio dalle ore 9 alle ore 12
presso l’I.P.S.I.A. Aldrovandi Rubbiani di Bologna, via Marconi 40
aperta alle classi di ogni ordine e grado.
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese
(è necessaria la prenotazione scrivendo a comunimappe@gmail.com).
Con questo percorso fotografico che comprende 40 immagini commentate ed altre duecento riproduzioni sul tema, vogliamo accompagnarvi in un viaggio infernale attraverso la persecuzione e lo sterminio nazi-fascista degli ‘zingari’, ma vogliamo anche testimoniare la resistenza orgogliosa di questo popolo che non rifugge l’integrazione e la convivenza con gli abitanti dei paesi che attraversa e che li ospita (i ‘gagè’, come loro li chiamano). Un popolo che non ha mai dichiarato guerra ai suoi vicini, ma che è stato capace di combattere e sacrificarsi al fianco delle forze della resistenza democratica antifascista per riconquistare per sé e per noi la libertà calpestata. Queste immagini, oltre ad interpellare la nostra memoria comune di tutte le vittime del nazifascismo, ci ricordano che, come per la Repubblica italiana, le radici della nuova Europa democratica sono da ricercare nella guerra di resistenza che tanti hanno combattuto in nome del diritto di tutti e di ciascuno a vivere in una società aperta e solidale, in cui siano riconosciute le molteplici minoranze etno-linguistiche e sia finalmente sopita ogni forma di fobia verso le diverse umanità e culture, siano esse ebrei, rom, omosessuali, disabili, o altre. In questo senso, possiamo affermare con forza che anche il popolo romanes ha saputo dare il proprio significativo contributo alla realizzazione di questa Europa che deve ancora venire.
Ringraziamo l’associazione CIPES (Centro di Iniziativa Politica e Sociale) di Milano per averci prestato il loro materiale.
PORRAJMOS: LO STERMINIO DIMENTICATO DEL POPOLO ROM E SINTI
“Alzatevi Rom (uomini liberi)
è arrivato il momento, venite con me
e con tutti gli uomini liberi del mondo.
O Rom, o giovani!
Io pure avevo una grande famiglia
La nera legione l’ha massacrata.
Perché?
Le strade zingare ci sono aperte
E’ il momento: alzati rom
Noi scatteremo e agiremo.
O zingari, o giovani!”
Djelem, djelem di Zarko Jovanovic, rom serbo
PORRAJMOS: (divoramento) un vocabolo che nella lingua romanì indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò, con la complicità degli altri fascismi d’Europa, nei confronti del popolo romanes. “O’ Porrajmos”, al pari della più nota Shoah, è diretta conseguenza dell’ideologia razzista nazi-fascista. Fin da subito i nazisti nel Terzo Reich si preoccuparono di isolare gli zingari dal “corpo sano” della società per recluderli nei campi di concentramento, così nel 1938 fu emanata la legge che definisce i provvedimenti da prendere per la gestione della “razza zingara”, mentre lo sterminio del popolo romanes fu avviato da Himmler, come parte della “soluzione finale”, il 16 dicembre del 1942 con l’ordine di deportare ad Auschwitz “tutti gli zingari”.
L’approccio razziale venne ripreso dal regime fascista italiano, in cui la questione “zingari” si inquadrava all’interno della legge razziale del 1938. I rastrellamenti cominciarono subito, ma la prima disposizione specifica è del 1940 e prevedeva la reclusione di tutti “gli zingari” italiani e stranieri in campi ad hoc. La situazione, poi, mutò in peggio dopo l’8 settembre del 1943, quando con la Repubblica Sociale i detenuti dei campi furono deportati verso i lager tedeschi.
Proprio come gli ebrei, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto “razza inferiore” destinata, secondo l’aberrante ideologia nazista non alla sudditanza al Terzo Reich, ma alla morte. Ma proprio questa definizione è il nodo del problema, perché per molto tempo dopo la fine della guerra, allo sterminio nazista degli zingari non è stata riconosciuta la motivazione razziale, ma lo si è considerato conseguenza, in un certo senso anche ovvia, di quelle misure di prevenzione della criminalità che naturalmente si acuiscono in tempo di guerra. Una tesi smentita, ma che trova fondamento anche nella constatazione che, almeno nella prima fase del governo nazista, esso non fece altro che applicare ed ampliare le disposizioni già presenti in tantissimi stati europei che già nei primi anni del ‘900 avevano tentato di schedare e controllare le minoranze zigane, ritenute un elemento disgregatore della supposta e ben ordinata comunità ‘organica’.
In realtà, i provvedimenti presi dal Reich tedesco nella metà degli anni Trenta servirono solo a preparare un “più coerente” piano di sterminio. Gli zingari, infatti, furono dichiarati “asociali” e poi furono perseguitati, imprigionati, seviziati, sterilizzati in massa, utilizzati come cavie per esperimenti medici, gasati nelle camere a gas dei campi di sterminio proprio in quanto zingari e quindi, secondo l’ideologia nazista, geneticamente ladri, truffatori, nomadi, razza inferiore indegna di esistere. E chiunque si fosse unito in matrimonio con un appartenente al popolo rom, fosse anche un ‘ariano o ariana’,doveva divorziare e in caso contrario subire le stesse conseguenze di persecuzioni e sterminio riservato agli ‘zjgari’ come agli ebrei.
Almeno cinquecentomila morirono nei campi di concentramento, ma probabilmente furono molti di più, considerando quelli non censiti o uccisi nei rastrellamenti delle campagne. Nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944 oltre ventimila tra Rom e Sinti vennero condotti nelle camere a gas.
In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars. Si trattava di cittadini italiani, ma anche di altre nazionalità; un gran numero erano Rom slavi, fuggiti in Italia dalle persecuzioni in patria. Molti di loro riuscirono a fuggire e si unirono alle bande partigiane.
(Note da Giovanna Boursier, Zigeuner, lo sterminio dimenticato, Sinnos editrice 1996)
Per prenotare la visita alla mostra scrivere a comunimappe@gmail.com
L’ingresso alla mostra è gratuito, vi chiediamo solo di lasciare un contributo per contribuire alle spese
Cesp Bologna via San Carlo, 42
www.cespbo.it MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com