S’AVVIA IL CORSO DI AUTO-FORMAZIONE   2016-17

S’AVVIA IL CORSO DI AUTO-FORMAZIONE   2016-17
SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)

IL CESP (CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA) E LMCE (MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA)
IN COOPERAZIONE CON LA LIBERA COMUNE UNIVERSITÀ  – PLURIVERSITÀ  BOLOGNINA 
PROMUOVE
CORSO DI FORMAZIONE SULLA LINGUA, SULLA CULTURA E SULLA VITA QUOTIDIANA DELLE GENTI ITALIANE ED EUROPEE DI ORIGINE SINTI E ROM(ROMANì)

PER UNA EMERGENTE  COOPERAZIONE EDUCATIVA DELL’EUROPA MEDITERRANEA – CITTA’  METROPOLITANA BOLOGNA
 2ª LEZIONE INTERATTIVA
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 
Il valore simbolico della lingua e della cultura costituente identità  individuale e macro-individuale delle minoranze italiane ed europee Rom e Sinti, come per i migranti provenienti dal resto del mondo e presupposto di interazione, inclusione e cooperazione sociale. Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanès;
presenta e relaziona Pino de March, responsabile del corso formazione medesimo, libero ricercatore di psicologia delle relazioni neo-umane  su ‘lingue, culture ed identità individuali o macro-individuali come elementi costitutivi, dinamici e connotativi dei molteplici gruppi etno-linguistici umani; cooperano all’auto-formazione inter-culturale  i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della citta metropolitana di Bologna.
        CALENDARIO DEL CORSO                                                                                                     ANNO SCOLASTICO 2016-2017
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
giovedì 17 novembre 2016 dalle ore 16,30 alle 18,30
venerdì 16 dicembre 2016    dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 19 gennaio    2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 febbraio 2017 dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 16 marzo 2017     dalle ore 16,30 alle 18,30
giovedì 20 aprile 2017        dalle ore 16,30 alle 18,30
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO  IN VIA MARCO POLO 53 – NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)

N.B. con il materiale prodotto si realizzerà un numero speciale di Inchiesta Edizioni Dedalo e estratti per la rivista Cooperazione Educativa del Movimento di cooperazione educativa edizioni Erickson.
Per iscrizioni: comunimappe@gmail  oppure cespbo@gmail.com oppure mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
PAGINA FACEBOOK: 
Libera comune università pluirversità bolognina
Il Cesp e l’MCE sono enti accreditati per la formazione e aggiornamento degli insegnanti. La partecipazione dà diritto, ai sensi degli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009, allESONERO DAL SERVIZIO. Ai partecipanti verrà rilasciato regolare attestato di partecipazione. Tale esonero si estende a tutte le scuole di ogni ordine e grado della Regione Emilia-Romagna..
Cesp Bologna via San Carlo, 42
MCE Bologna via Marco Polo, 51
mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
PROGETTIAMO INSIEME
Il progetto di formazione partecipata nasce dallesigenza di trovare terreni comuni di comunicazione e relazione, ma soprattutto di valorizzazione delle specifiche e molteplici forme culturali e linguistiche in cui siamo immersi.
Tutto parte da alcune mie esperienze personali legate a territori frequentati per nascita, socialità e studio in una Regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, ove sono presenti differenti minoranze etno-linguistiche (friulane, slovene e venete), da anni di docenza di comunicazione e relazione in una scuola superiore della nostra città Bologna, ove erano presenti studenti e studentesse di etnia Romanes (Sinti e Rom) e da alcuni anni come responsabile ‘commissione intercultura’ della medesima scuola, oltre che da riflessioni tratte da esperienze ed incontri nella nostra città con variegati mondi culturali paralleli ed intrecciati, mondi propri di minoranze etno-linguistiche italiane ed europee, territoriali e non territoriali.
Con il termine non territoriali non intendo persone appartenenti a minoranze straniere o extra-europee, ma mi riferisco a minoranze italiane ed europee, sia esse ebraiche o romanes (Rom e Sinti), che abitano ormai da secoli i territori europei anche se non diffusamente come gli sloveni in Friuli Venezia Giulia, o i tedeschi in Alto Adige, o i francesi di Valle dAosta con proprie istituzioni autonome, politiche, culturali educative ed istruttive, ma a macchia di leopardo, relegati in ghetti o campi e più recentemente anche in micro-aree o appartamenti privati o pubblici.
In una recente video-intervista realizzata da alcuni mediatori culturali e comunicativi della comunità ROM E SINTI di Bologna(tra cui Tomas sinti-bolognina), Dario Fo affermava che le culture nazionali ed europee devono molto alle culture nomadi Romanì e per questo le genti romanes dovrebbero essere orgogliose della loro cultura e operare insieme  per farla emergere e riconoscere in tutti gli ambiti di vita sociale e culturale, accettando anche che siano analizzati quegli aspetti negativi che li riguardano e questo significherebbe, come prima cosa, mettere in discussione non solo ciò che li discrimina anche dopo il porajimos- divoramento(o olocausto)nazi-fascista delle loro genti dallesterno con lo sterminio primae lesclusione e lisolamento poi, ma anche ciò che dallinterno li mantiene separati attraverso laccettazione della ghettizzazione come strategia di sopravvivenza indotta e motivata da condizioni di permanenti discriminazioni, che li hanno spinti a mantenere distanze e separazioni con i Gagi (cioè coloro che non appartengono alle loro comunità romanes), visti un po tutti come altro da sé.
Negli ultimi anni da entrambe le parti cominciano a emergere figure di mediatori culturali romanes e gagi che costruiscono terreni comuni di relazione, socializzazione e ricerca al fine di far emergere questo mondo variegato sociale e culturale spesso celato, dissimulato, osteggiato, che solo in rarissimi casi emerge e quasi sempre in forma inappropriata, esotica, romantica ed immaginaria nella letteratura come in altre arti , ma mai nella sua reale condizione di mondo di umani e di genti italiane ed europee con propri universi culturali che popolano da secoli le nostre estreme periferie.
In questo senso e cioè nella direzione di creare un terreno culturale comune, la scuola è sicuramente il luogo in cui è possibile lavorare avendo presenti le prossime generazioni di cittadine e cittadini italiani e europei.
Come docente, in servizio ormai alcuni anni fa (non ora che sono in pensione e non a riposo), mi sono trovato ad insegnare alle superiori a ragazzi e ragazze romanes (Rom e Sinti). A dire la verità le occasioni sono state rare anche perché normalmente la frequenza scolastica di questi alunni si dirada lungo il corso della scuola dellobbligo, fino a interrompersi per molti di loro alle medie inferiori e questo accade nonostante che l’obbligo e le esigenze di formazione culturale e professionale incentivino a continuare gli studi.
Inoltre, per tutto il periodo scolastico lidentità linguistico-culturale di questi miei studenti rimaneva celata, come la loro vita quotidiana, e tanto meno veniva esplicitata la loro appartenenza a comunità romanes. Tutto rimaneva coperto da segreti professionali e da segreti personali e mai accadeva che questi ragazzi e ragazze rivelassero la loro identità romanes, né ai docenti, né ai loro compagni e compagne di classe, temendone con ogni probabilità la discriminazione che vivevano ovunque andassero o abitassero fin dalla nascita.
In quegli anni di docenza di psicologia della comunicazione e relazione mi ero posto l’impegno di lottare contro le discriminazioni etno-culturali e i pregiudizi di ogni genere, sessuali o culturali, ma mai avevo fino in fondo analizzato il problema di come si sentiva a scuola un ragazzo o ragazza romanes Rom o Sinti, immerso in una cultura, storia e lingua che non gli appartiene, se non parzialmente.
La cultura, la lingua e la storia sociale romanì, Rom o Sinti, rimane per questi ragazzi e ragazze presente nella sfera della famiglia o della comunità d’appartenenza, ma mai accade che le didattiche scolastiche o i programmi preventivi dinizio anno includano o richiamino implicitamente o esplicitamente alla memoria culturale del docente lesigenza dintrodurre elementi della cultura, della lingua e della letteratura romanì, come accade per altre culture e minoranze territoriali (quelli delle regioni autonome), o non territoriali (ebraica, sarda o meridionale). E tanto meno si fa cenno nei libri di testo o negli appunti dei docenti che la lingua e la cultura Romanì appartengono di fatto alle lingue e culture europee, ed inoltre, che queste minoranze ormai da secoli sono presenti in Europa (fin dal XV secolo) come le altre minoranze con culture maggiori o minori, ma riconosciute.
Per evitare poi che le maggioranze etno-linguistiche dominanti nei territori continuino a ripetere, con lignoranza storica e culturale che spesso li caratterizza, che queste minoranze non territoriali Rom e Sinti non sono europee e tanto meno italiane.
E questa ignoranza è spesso dovuta alla mancanza di conoscenza personale, ma anche al fatto che nelle scuole italiane non sono presenti programmi che evidenzino la composizione plurilinguistica e pluri-culturale della cultura pluriversa europea ed italiana, che deve comprendere anche quella dei romanì, in quanto la cultura delle genti romanes ha influenzato di fatto molta della cultura Europea in svariati ambiti: la musica, larte, il teatro, il cinema, la letteratura, la poesia, le attività circensi e lo spettacolo in genere.
Inoltre, è importante che un bambino o bambina, ragazzo o ragazza romanes (Rom o Sinti), possa riconoscersi nelle variegate didattiche che vengono proposte a scuola. La sua specifica cultura dei  romanes deve essere riconosciuta come parte di questa Europa pluriculturale e plurilinguistica e dellimmenso patrimonio culturale dellumanità, e chi si riconosce in essa non deve essere identificato come appartenente ad un gruppo privo di cultura e portatore di disagio.
Dal quadro appena abbozzato, emerge con chiarezza che, mentre alcune minoranze italiane ed europee possono salvaguardare la propria lingua e cultura, perché viene loro attribuito dalle Costituzioni il potere di autogovernarsi attraverso proprie Autonomie Locali e a loro volta istituire scuole di ogni ordine e grado nella propria lingua di minoranza nei territori da loro abitati, altre minoranze etno-linguistiche, per scarsi mezzi o per dispersione abitativa, non riescono a fare altrettanto, anche se cominciano a emergere aggregazioni culturali indipendenti e autofinanziate delle federazioni di lingua Romanì italiane ed europee presenti nel territorio italiano. Esempi di questa attività possono essere la rivista Roma – Cultural Magazine e le pagine Facebook dei Sinti italiani. 
Alle minoranze dei romanes (Rom e Sinti) viene offerto dallattuale Sistema Scolastico Nazionale e locale, a causa di una restrittiva interpretazione dellart. 6 della Costituzione, la possibilità di non essere discriminati linguisticamente, permettendo e obbligando loro di frequentare le scuole italiane dalla primaria alle secondarie al pari di tutte e tutti coloro che risiedono nel territorio italiano, fossero pure migranti e stranieri.
Allinterno di queste istituzioni scolastiche, però, essi, che pure appartengono a pieno titolo alla cultura italiana e europea, non ritrovano nulla, neppure per cenni, della loro cultura e lingua, andando incontro ad un vero e proprio processo di assimilazione linguistico e culturale.
Da queste esperienze, riflessioni e letture specifiche ho via via maturato limportanza delle varie lingue e culture e la necessità che non si estinguano. Non solo perché, come dice un detto popolare, quando muore una lingua e una cultura è come scomparisse o bruciasse una foresta, ma per il ruolo che esse rappresentano per la formazione e l’evoluzione dell’identità degli appartenenti a quello specifico nucleo etno-linguistico.   Si tratta non solo di culture nazional-popolari dominanti politicamente e linguisticamente (italiano, francese ecc), ma di genti minori europee ed italiane, nel nostro caso Romanes (Rom Sinti), che spesso vivono, come altri migranti extra-europei, una forte marginalità sociale accompagnata ad una crescente ostilità da parte delle popolazioni di lunga stanzialità (quelli della stessa regione) o di nuova stanzialità frutto di migrazioni interne al paese (italiani di altre regioni), e che possono assumere laspetto di campagne mediatiche e politiche contro la presenza di Rom, Sinti o migranti nei territori della città, fino alle manifestazioni violente di gruppi di abitanti locali che possono giungere anche alla devastazione delle strutture abitative o delle infrastrutture delle aree che ospitano gente romanes, senza arrivare per il momento agli estremi della violenza esplicita e organizzata contro le persone, ch presentano in potenza tutte le caratteristiche del pogrom.
pogrom (il termine deriva dalle sollevazioni popolari contro le comunità ebraiche nella Russia zarista), o manifestazioni di varia natura vengono agite contro queste minoranze non territoriali (migranti non comunitari e Romanes comunitari) da forze politiche e sociali prevalentemente di orientamento populista, localista o nazionalista, che partendo dal pretesto di fenomeni isolati di violenza contro le persone o i patrimoni, promuovono mobilitazioni a carattere reattivo sociale non per comprendere e trovare soluzioni ai problemi che insorgono a seguito delle conflittualità relazionali che si radicano in una perdurante e sistematica condizione di emarginazione forzata, ma per operare generalizzazioni e discriminazioni contro tutti gli appartenenti a quel gruppo etno-linguistico, in modo razziale, identificando tutti e tutte, tout court come nemici e portatori di insicurezza.
Per rendere chiaro lo stigma che vivono queste popolazioni comunitarie europee non territoriali Rom e Sinti, voglio semplificare con un esempio i ricorrenti pregiudizi nella vox populi e in una parte dell’opinione pubblica mainstream (stampa, radio-televisioni) o new media: se a commettere un reato patrimoniale o personale è un Rom o Sinti (o zingaro nella vulgata popolare), sono tutti gli zingari a farlo, se invece è un comunitario a farlo, italiano o svedese che sia, è un singolo che lo fa. Per questi ultimi la responsabilità rimane personale.
Al contrario, ogni essere umano, come ogni gruppo etno-linguistico, deve essere considerato nella sua umana ambivalenza, in quanto portatore di possibilità di relazioni costruttive (buona-vita) o di pericolo e di relazioni distruttive (mala-vita). Per questo, nessun essere umano o gruppo etno-linguistico può essere identificato a priori come pericoloso, solo perché qualcuno dei suoi affini culturali o parentali conduce una mala-vita. Chi fa questa operazione di riduzione è un razzista ed un pericoloso portatore di discordia sociale ed umana. Come sosteneva un sociologo berlinese dinizio secolo George Simmel, scandalizzando i suoi contemporanei, non è delinquente il miserabile, ma la miseria in cui è costretto dal sistema di ingiustizia sociale a vivere o sopravvivere.
Dal blog: comunimappe.blogpot.com
COME ISCRIVERSI AL CORSO
Per liscrizione al corso inviare ladesione a COMUNIMAPPE, o MCE, o CESP Bologna, che in quanto enti formatori accreditati dal MIUR (Ministero dellIstruzione Università e Ricerca), provvederanno a fornire regolare attestato  ai fini della richiesta del permesso di assenza da lezioni o impegni scolastici, e attestato di partecipazione all’aggiornamento che non sarà obbligatorio come vuole la cosiddetta buona scuola, ma libero e sentitamente scelto.
E-mail:comunimappe@gmail.com oppure cespbo@gmail.com oppure  mcegruppoterritorialebologna@gmail.com
ARTICOLAZIONE DEL CORSO INTERCULTURALE SULLA STORIA, LINGUA E CULTURA ROMANI (ROM-SINTI)
ANNO SCOLASTICO 2016-2017                 
6 INCONTRI di 2 ore dal 17 novembre 2016 al 20 aprile 2017
PRESSO LA SALA BLU AL CENTRO CIVICO MARCO POLO L. BORGATTI IN VIA MARCO POLO 51. QUARTIERE NAVILE (AUTOBUS 11 A/B)
1ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 17 NOVEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Presentazione del corso da parte di Pino De March di comunimappe, Maria Bianca Cattabriga del MCE – Movimento di Cooperazione Educativa e Matteo Vescovi del Cesp – Centro Studi per la Scuola Pubblica.
Seguirà presentazione del volume di Spigolare parole, rubare sguardi. Conversazione con i Rom e Sinti. con lautore Dimitris Argiropolus.  A seguito, racconti e vissuti di due mediatori culturali Aghiran e Tomas, appartenenti al popolo Sinti e Rom.
 2ª LEZIONE INTERATTIVA
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2016 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Il valore simbolico della lingua e della cultura per lidentità delle minoranze italiane ed europee Rom e Sinti, come per i migranti provenienti dal resto del mondo.
Relazione e conversazione con Angelo Arlati, linguista culture Romanì
Il nodo dell’idendità etnica-culturale dopo le guerre etiniche ex-jugoslavia o in altre parti del mondo e l’emergere di nuove singolarità culturali e linguistiche critiche (o dividualità post-etniche) e pratiche comunicative inter-culturali (dalla negritudine alla versitudine)
Relaziona giuseppe (pino) psicologo delle relazioni neo-umane.
i mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della cittametropolitana di Bologna.
 3ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Persecuzione nazi-fascista, sterminio o porajmos e resistenza dei Rom e Sinti. Nascita delle costituzioni democratiche e delle legislazioni che tutelano lesistenza delle minoranze linguistiche e culturali.
Interverranno:
Mario Abibezzi, Sergio Andena e Carlo Cuomo del CIPES (Centro Iniziativa Politica e Sociale) di Milano.
Esperienze dirette di due mediatori culturali Tomas e Aghiran, appartenenti al popolo Sinti e Rom della città  metropolitana di Bologna
Lettura di alcune pagine del libro Circo capovolto  con lautrice Milena Magnani.
 4ª LEZIONE INTERATTIVA 2017
GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
La musica Rom e Sinti e la sua influenza sulla musica contemporanea.
Relaziona:
Giorgio Mancinelli, etnomusicologo e giornalista etno-culturale, corrispondente e fotografo di tradizoni etno-muiscali-culturali del popolo rom e di altri popoli del sud del mondo.programmatore Rai 2 e Rai 3, conduttore di trasmissioni sulle tradizioni etno-culturali nomadi a Radio Svizzera italiana e Radio Vaticana,
Salvatore Panu, musicista e musicologo e fondatore della Scuola popolare Ivan Illich di Bologna-bolognina.
Conversazioni ed esecuzioni musicali con Dragran Nicolic e Aghiran, ballerino appartenente al popolo Rom di Bologna cittàmetropolitana
5ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 16 MARZO 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
 La storia, la letteratura e la poesia Rom e Sinti e la sua influenza sulle letterature e culture contemporanee.
Fabien Bassetti, storico delle culture romanì e nomadi
Teresa Rossano – femminista e docente storia e  letteratura del Cesp presenta libro di Majgull Axelsson, Io non sono Mirian, edizioni Iperborea

Tomas, mediatore culturale rom-sinti, Pino De March, psicologo relazionali neo-umane e ricercatore attivo di poesia e letteratura  di strada, migrante e marginale e Alfredo Stori leggeranno testi e poesie del popolo rom.
 6ª LEZIONE INTERATTIVA
GIOVEDÌ 20 APRILE 2017 DALLE ORE 16,30 ALLE 18,30
Il teatro, il cinema, le arti, il circo e gli spettacoli viaggianti di strada.
  Relazione e conversazione con
Milena Magnani, autrice del libro Circo capovolto, edizioni Feltrinelli Fuori catalogo.
Andrea Mochi Sismondi e Fiorenza Menni autori di ‘confini dimanti’ ed. Ombre Rosse,Verona.

Coordina Matteo Vescovi e Pino de march

 FESTA INTERCULTURALE
SABATO 13 MAGGIO 2017 DALLE 15 ALLE 20 IN ZONA ORTIVA, VIA ERBOSA 17
 Teatro delle temperie di Andrea Lupo

E Serena Raggi Luna, artista che mescola diverse arti e culture – pittura olio-acrilico, indian ink, matita.
Organizzatori: Carlotta Grillini e Pino De March

N.B. questo evento finale si realizzerà, non al centro civico Marco Polo come il corso, ma alla zona ortiva via erbosa 17-accanto allarea campo Sinti

FINALITA’ INTERCULTURALI E SOCIALI DEL CORSO

La libera comune università pluriversità -bolognina -gruppo ricer-azione contrade solidali Rom-Sinti in cooperazione con CESP-Centro Studi per la Scuola Pubblica e l’MCE-Movimento di cooperazione educativa, lo promuovono. I docenti che parteciperanno al Simposio-corso d’auto-formazione potranno usufruire dell’esonero ministeriale a valenza regionale E.R.. Tale Simposio-Corso si progetta e si propone come auto-aggiornamento-autoformazione al fine di conoscere la vita, la lingua e le culture romanì e per favorirne la valorizzazione. Esse sono ormai da secoli lingue e culture delle nostre minoranze linguistiche italiane ed europee. Con il simposio-corso inoltre ci si impegna ad agire contro la dispersione scolastica dei bambini-e ragazzi-e romanì-rom e sinti e non solo; dispersione in parte dovuta alla poca considerazione attribuita alla scuola da parte dei genitori, ma questa non considerazione è trasversale anche a genitori territorializzati. Le cause principali però di tale dispersione sono da attribuire alle distanze che spesso questi bambini e ragazzi devono percorrere per andare a scuola data la collocazioni sempre più periferiche dei loro insediamenti abitativi provvisori o micro-aree stanziali [extra-urbane], a strategie politiche confuse, misure psico-pedagogiche e conoscenze inadeguate da parte del sistema politico e scolastico della vita,lingua e cultura di questi loro cittadini-studenti, vissuti come invisibili-culturali e per questo resi impotenti e e considerati solo come portatori di disagio di cui liberarsi il prima possibile. Spesso con ‘immeritate’ promozioni (1) vissute come ingiuste dagli altri compagni di classe; promozioni che finiscono per accrescere la loro marginalità di vuoti a perdute.
Conoscersi e riconoscersi invece come parte di quelle molteplici genti lingue e gruppi etno-linguistici che popolano l’Italia e l’Europa potrebbe essere una entusiasta scoperta di nuovi mondi;nuovi amici e nuovi cittadini
Esplori-amo-ci.
NOTA (1)
ho messo ‘Immeritate’ tra virgolette perchè il merito perchè questo concetto è sempre stato qualcosa di ambiguo, ma in questo tempo liquido e cinico e anaffettivo allude maggiormente ad un agonismo distruttivo e di sopraffazione e divoratore di sè e degli altri da sè, e non rimanda ad un agonismo maturo come affermazione o come sfida di costruzione di un sè autonomo e di relazioni alla pari e cooperaitive con altri sè autonomi e interdipendenti. Come diceva Che Guevara:’da soli non si è nessuno’
Pino de March per COMUNIMAPPE ED MCE e Matteo Vescovi per il Cesp
 PROVE DI RICERC-AZIONE DI STRADA DELLA LIBERA COMUNE UNIVERSITA’ – PLURIVERSITA’ BOLOGNINA E DI COOPERAZIONE TRA DUE ENTI FORMATORI CESP E MCE ENTRAMBI MOVIMENTI DI COOPERAZIONE EDUCATIVA, DI RICERCA E DI TRASFORMAZIONE CULTURALE E SOCIALE DAL BASSO DELLA SCUOLA PUBBLICA
 Prima di tutto si tratta di due percorsi paralleli ed intrecciati di partecipazione e trasformazione dal basso per rendere la scuola pubblica aperta a nuove istanze di partecipazione e a generare relazioni educative e conoscenze condivise da docenti e studenti.
Movimenti che hanno contribuito a democratizzare nel corso della seconda meta del Novecento il sistema scolastico nel suo insieme, come istituzione repubblicana laica ed autogovernata, con propri organi collegiali e da nuove soggettività: docenti, studenti e personale tutto che vi è compreso come parte di una comunità educativa.
La scuola è stata intesa dai padri e madri costituenti come una istituzione innanzitutto pubblica e aperta alla società e ai suoi bisogni di educazione, istruzione e formazione con lobiettivo di formare un cittadino-a e un lavoratore-trice consapevole delle sue libertà civili e sociali e animata degli stessi ideali di giustizia e libertà tra le genti e i generi sessuali che hanno motivato la resistenza contro la tirannide nazi-fascista, contro i privilegi aristocratici e le discriminazioni culturali e socio-economiche di una società elitaria e liberista-borghese.
Movimenti dal basso di docenti, studenti e personale coadiuvante le attività scolastiche-amministrative, tecniche ed ausiliarie, in netto contrasto con una scuola gerarchica autoritaria e chiusa alla società che il fascismo prima, ed una certa democrazia autoritaria dopo, avevano resa impermeabile alla socialità.
Il Cesp e il MCE, con la loro attività culturale, si sforzano di promuovere la crescita di una scuola partecipata anche nellattività’ di ricerca e produzione di nuove didattiche condivise, nei laboratori come nelle classi, con studenti e docenti che esperimentano nuovi apprendimenti e conoscenze e lezioni che diventano via via interattive, abbandonando la passività degli studenti e delle studentesse. Inoltre, si sono battuti contro le classi speciali e per riconoscere che nei silenziati ed esclusi portatori handicap fisico o psichico ci sono intelligenze emotive e cognitive divers-abili.
MCE  MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
LAssociazione della Pedagogia Popolare Italiana
Il Mce è nato in Italia nel 1951 sulla scia del pensiero pedagogico e sociale di Célestin ed Elise Freinet.
Allindomani della guerra, nel momento di pensare alla ricostruzione, alcuni maestri quali G. Tamagnini, A. Fantini, A. Pettini, E. Codignola e più tardi B. Ciari, M. Lodi,    A. Manzi, A.Bernardini e tanti altri in Italia e allestero (P. Le Bohec), si unirono attorno allidea di una cooperazione solidale che diviene crescita e integrazione sociale. Non si è trattato solo della introduzione e utilizzazione di alcune tecniche di base, ma di dare vita a un movimento di ricerca che ponga al centro del processo educativo i soggetti, per costruire le condizioni di uneducazione popolare, in quanto garanzia di rinnovamento civile e democratico.
Con questi maestri è difficile per noi non continuare a sentire, ancora oggi, lesigenza di condividere progetti di cambiamento della scuola per essere responsabilmente attori del cambiamento come educatori/educatrici.
Il Mce si propone come gruppo, libero e autonomo di insegnanti che non vogliono smettere di pensarsi, oltre che trasmettitori, anche elaboratori di cultura, attenti alla valorizzazione delle culture di cui sono portatori i bambini/e; a creare in classe climi favorevoli allascolto e alla comunicazione autentica.
Insegnanti che operano per realizzare una scuola in cui sia promossa la libertà espressiva, sia dato spazio alla creatività; siano realizzati processi circolari di apprendimento-insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale.
Il Mce è unAssociazione professionale collegata alla Federation internationale de lEcole Moderne (ovvero il movimento delle scuole che si rifanno allattivismo e alla pedagogia popolare).
Puoi trovare il Mce in molte città dItalia, in varie proposte educative per i ragazzi/e e per i loro insegnanti, in diverse scuole che stanno attuando progetti di educazione nuova.
CESP – CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA
Il CESP, Centro Studi per la Scuola Pubblica, nasce nel 1999 per iniziativa di lavoratori della scuola di area Cobas.  
L’intento è quello di affiancare all’attività politica e sindacale uno spazio specificamente dedicato alla riflessione culturale e didattica sulla scuola, realizzata attraverso seminari, convegni, attività di aggiornamento e pubblicazioni.  
I principi di riferimento del CESP sono la difesa della scuola pubblica statale, l’opposizione alle diverse forme di privatizzazione, alle vecchie e nuove forme di mercificazione del sapere e ai processi di aziendalizzazione che stanno avanzando da alcuni anni a ritmi inediti e preoccupanti.   Parallelamente ad un circuito di iniziative coordinate a livello nazionale, anche localmente stanno crescendo articolazioni dell’Associazione che organizzano attività a livello provinciale e regionale.
Gli anni Settanta sono stati un decennio caratterizzato da un intenso dibattito sulla forma e sul ruolo della scuola pubblica. In quegli anni sono state varate leggi innovative e si sono manifestate proficue rivoluzioni didattiche. Gran parte delle innovazioni sono state prodotte dal basso, in centinaia di “officine” scolastiche dove insegnanti, bambine e bambini, studenti, comitati di genitori e di quartiere prendevano nelle loro mani le tradizioni della vita scolastica e le riplasmavano secondo le nuove sensibilità emerse dalla società civile.
Tutto il periodo ha visto un continuo e intenso scambio di stimoli e di condizionamenti positivi e reciproci tra la società e la scuola, entrambe in trasformazione. Si rafforzava l’idea di una ragione sociale della scuola pubblica. La scuola divenne così oggetto di investimenti emancipativi da parte dei ceti sociali popolari alla ricerca di eguaglianza, protagonismo, diritti. Sulla scuola si riversarono energie e sguardi utopici finalizzati ad una trasformazione democratica e ad un inveramento di giustizia sociale.
Questo intenso crogiolo ha plasmato la scuola degli anni successivi, anche se, una volta caduto lo stimolo proveniente dalla società, tutto si è nuovamente irrigidito. Così, mentre le nuove politiche di intervento – dagli anni Ottanta – ratificavano la generalizzazione del modello, nella scuola reale iniziava l’erosione dall’interno degli elementi più vitali.
Oggi che l’attacco, nel primo decennio del nuovo secolo, si è fatto diretto, distruttivo e carico di un’esplicita ideologia di restaurazione, risulta ancor più preziosa l’azione di raccolta, documentazione, verità e dibattito sulla scuola di quegli anni. Non per riproporne pedissequamente le pratiche, ma per fare tesoro e raccoglierne gli elementi profondi: l’opposizione ad una scuola come strumento di selezione sociale, la spinta verso una didattica collegata ai bisogni e alle aspirazioni dei giovani e delle giovani, l’impegno per l’elaborazione di un sapere critico collegato alle caratteristiche della nostra società.
Nasce da questo ragionamento la scelta di aprire il Centro di Documentazione sulla Scuola negli anni ’70. Un primo gruppo di materiali, offerti da insegnanti e famiglie, è stato raccolto attraverso una rete di conoscenze e il passaparola. Oggi abbiamo deciso di fare un passo in più, di dare ufficialità e solidità all’archivio, organizzando una rete di documentazione e di dibattito riferiti alle tematiche cruciali di quegli anni. Nella speranza che la lotta sociale per la difesa della scuola pubblica riceva aiuto anche da questo Centro di documentazione e dal lavoro che abbiamo intenzione di svolgere, tra memoria e storia.
Pino De March
comunimappe.blogspot.com

Alcuni personaggi famosi di etnia rom e sinta.

La lista include personaggi famosi aventi origine rom e sinta da parte di uno dei due genitori.

/famosiBanderas Antonio:
 attore di origini kalé
Brynner Yul: attore, rom da parte del nonno materno. Acquistò il titolo di Presidente Onorario dei Rom
Caine Michael: attore di etnia rom romanichael
Cansino Antonio: ballerino creatore del flamenco moderno, kalé spagnolo
Chaplin Charles: attore, rom romanichael da parte di madre
Ciganer Cécilia: meglio nota come ex-moglie di Nicolas Sarkozy. Suo padre è rom
Cortés Joaquìn: ballerino di flamenco, kalé spagnolo
Giménez Malla Ceferino: kalé spagnolo beatificato nel 1997
Hayworth Rita: attice, nipote del ballerino di flamenco kalé Antonio Cansino
Hoskins Bob: attore americano di origine sinta
Ibrahimovic Zlatan: calciatore, rom bosniaco da parte paterna
Krogh August: scienziato e premio nobel per la medicina, di etnia rom
Kubitschek De Oliveira Juscelino: ex presidente del Brasile, di origine rom
Müller Gerhard: ex calciatore e vincitore Pallone d’Oro. Ha origini rom e sinte
Olasunmibo Ogunmakin Joy: nome d’arte Ayo. Cantantautrice tedesca con madre rom romena. Nel 2008 ha vinto l’European Border Breakers Awards
Orfei Liana: artista circense e attrice, sinta italiana
Orfei Moira: artista circense e attrice, sinta italiana
Presley Elvis: cantante di padre sinto e madre romanichael
Reinhardt Jean-Baptiste: musicista jazz conosciuto col nome di Django Reinhardt. Sinto eftavagarya
Spinelli Santino Alexian: professore universitario e musicista rom abruzzese
Solario Antonio: pittore rom Abruzzese, detto “lo zingaro”, vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo

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