MARZO E LE DONNE


Comune Accademia 


PROSSIMI EVENTI (HUB – via Serra, 2 – Bologna) :

Mercoledì 20 marzo (18 – 20)
Donne e poesia 
vita poetica di una poeta donna tra le donne e tra le minorità sociali

Giornata mondiale della poesia con Serenella Gatti Linares (accorda Antonietta Laterza)




Venerdì 22 marzo (19 – 22)

 Ipazia d’alessandria

Incipit: sull’avventura della coscienza (tratto da “Sogni di Ipazia”)

1° atto:  sull’atomo (tratto da “Sogni di Ipazia”)

2° atto: sul messaggio, sul suono, sull’artista  (“tratto da sogni di Ipazia”)

letture a cura del laboratorio poesia e canto sociale

3° atto: Film “Agorà – Ipazia d’alessandria 





Mercoledì 27 marzo (18 – 20)
Relazioni possibili tra generi: alfabeto naturale o carnale 


Nella serata presentazione del libro di poesie di Antonietta Laterza

“Peper mona puppis” poesie erotiche


Alfabeto carnale
ossee consonanti
liquide vocali
vibrazioni
Immagini di visioni autocoscienti
Lungo una strada di vita
auotproduzioni di frammenti ricombinanti carne lettere e suoni
Antonietta Laterza conversa con Pino de March 

di frammentati
ritrovati
erotici alfabeti
sottratti 
alle mute urlate banalizzate trasgressioni dominanti  
click!
L’alfabeto carnale  che si incontra nei testi poetici di Antonietta Laterza
Pepper Mona Puppis
ovvero piccante gnocca (adriatica veneziana signora) escatologica
click!
e tira fuori la
luce
dentro me.
click !
capezzoli
vibranti
click!
di alfabeti in contro tendenza
sotto-testi corpi velati mostrati offerti  sacrificati macellati timbrati esposti
zapping sui tele-schermi e lungo le strade
click!
come uno scoglio
vorrei vedere il mare
click !
sugli altari  muri del vuoto senso  barocco
retoriche secolari  di pubblicità invadente vacuità  novecentesca   
click!
eppure a volte
mi vedo bella
tra i tuoi tubi cromati
click!
Onde quantiche
Capezzoli vibranti
natiche sporgenti
Click!
Un ritrovato toccante alfabeto delle trasgressioni trasgredite
click!
intese vitali
a trasformare
conformismi trasgressivi
 dilatati spalmati prodotti
dai dispositivi spettacolari
ovunque c’è testualità e corpi da marcare e sensare.
Click!
Click!
La foto digitale
Trasfigura
I confini
Del
mio corpo
Click!
è un succedersi di frammentati atti erotici indignati
che esplorano dentro alla catastrofe di senso e di desiderio asservito complice postmoderno
possibili lente esplorazioni corporee del godimento nella insostenibile velocità del desiderio messa in produzione nel tardocapitalismo
click!
Ricerca di un desiderio desiderato
 soggiacente sotto le stratificate colate di immagini murate liquide elettroniche 
click!
Culi
Seni
Gambe
Occhi
catturano sguardi inn-affettivi ossessionati
dalle superfici fisse e mobili
o nei percorsi liberamente coatti della vita immobile e veloce
passeggeri nevrotici stonati depressi
corrono verso nessundove
nessundove si vive intensamente
ancora  click!
click!
capezzoli
vibranti
click!
ombelico
pube
brune superfici
adesso scatto:
click!
autentica Antonietta
precarie esistenze
in cerca di vuoti essenze del superfluo
per affermare attraverso virtualità artificialità
desiderio di vitalità pulsante fluente 
dai social nework
 generazione cq
click!
mi sento attraente
errante, incredibile
come un fulmine
a ciel sereno
click!
filiere e distretti di desideranti oggetti prodotti clonati brevettati
si ammassano nelle nostre città di vetro
clik!
piccola schiava che
mi porta fra la gente
che ci guarda
senza capire
click!
Ma chi ti ha inventato?
Uno/a strizzacervelli
Fuggito/a da Auschwitz?????
Click!
segni singolari di desideri desiderati imprevisti ed imprevedibili
click!
come ti vorrei trasparente
come un desiderio.
Come la libertà.
click!
lo specchio mio interiore
cela
nel pudore
un contatto
con la mia vagina
sempre + vicina
adesso mi riflette
con nitida
veemenza: click!
ti ho stanata!
Click!
Defrag-mmenti di un carme impetuoso
Click!
Tempeste di mari cerebr-o-rmonali
Di Antonietta Laterza
Click!
Alla ricerca di un kamasutra mediterraneo

Conversazione immaginaria e poetica con l’autrice -Pino de March 



SULLA DEMOCRAZIA DIRETTA








Più che un’indicazione di governo con il voto gli italiani hanno espresso la volontà di autogovernarsi. Come se il potere pubblico sia stato tolto a chi lo possedeva (i partiti) per consegnarlo al controllo diretto e a coloro che di questo controllo si sono fatti portavoce.

Nella nuova realtà creatasi dopo il voto in Italia sembra ci siano le condizioni per sperimentare una qualche forma di democrazia diretta. Mai come questa volta tante persone comuni sono state elette in parlamento, nonostante una legge elettorale dove è totale il controllo dei partiti sui candidati, anzi forse proprio in risposta ad essa, sia il pd (non per vocazione ma per marketing) che 5 Stelle hanno promosso la selezione dei candidati a partire dai territori.

Come ulteriore evoluzione, la rete potrebbe permettere la realizzazione di un canale per quel rapporto, quella corrispondenza, tra società e nuovi eletti nelle camere.  Già adesso è possibile facilmente entrare in contatto con loro tramite i profili pubblici.

Si tratta dunque di mettere in essere una intellettualità organica, sociale, popolare, che dialoghi con quei nuovi parlamentari che il 15 marzo si insedieranno. Oggi non è molto difficile fare leva su alcuni argomenti che limitino, per quanto possibile, la dipendenza dei parlamentari dai propri partiti di riferimento. Non si tratta di fare richieste o pressioni, ma chiedere loro il rispetto anzitutto del vincolo di lavorare per il bene e l’interesse generale. Certo sono parole generiche, ma chiare. Come chiare sono alcune parole della Costituzione. Come quelle che dicono: «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità.» (titolo IV, art. 50). Sempre della Costituzione non va dimenticato l’articolo 71 : «L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli». L’identificazione dell’interesse generale potrebbe avvenire regolando al meglio lo strumento referendario per poi utilizzarlo per temi come l’ambiente, la scuola, alcuni beni fondamentali che chiamiamo comuni etc.

Se le elezioni sono generalmente un gioco che dura poco, perché sostanzialmente si chiede di mettere una croce e poi tornarsene a casa, oggi ci sono le condizioni perché questo non avvenga, perché la parte attiva della società apra e mantenga viva la corrispondenza con i parlamentari. Quelli che vogliono starci, almeno. 

Ma serve un linguaggio chiaro e un sistema informativo libero, che non veda attori predominanti che attuano un sistematico inquinamento informativo. Serve una regolamentazione del flusso comunicativo tra i due estremi: gli eletti e gli elettori. Sia i parlamentari che la società attiva devono comunicare in maniera efficace, sta in questo punto preciso la possibilità che si accenda la funzionalità della democrazia diretta.

Deputati e senatori disposti a lavorare con questo spirito, attuando un comportamento pubblico e inter-diretto con la società, non sarebbero lasciati soli, isolati e dunque raggiungibili dalle sirene dei corruttori. La parte di parlamento pulita renderebbe più visibile quella parte lercia e portatrice di interessi di parte, di privilegi oramai insopportabili.

In regime di democrazia diretta bisogna limitarsi a provvedimenti strutturali, demandando l’ordinaria amministrazione al Governo. Governo che giustamente non può non avere la fiducia, ma che può anche non avere la pretesa di essere il protagonista unico della ristrutturazione dello Stato e dell’indirizzo economico generale. D’altra parte si dice “potere esecutivo”, cioè esecutore di provvedimenti che altri hanno costituito (il parlamento).

Lasciamo correre per un attimo la fantasia: come lo immaginate voi il dialogo costante tra chi “dentro” vota i provvedimenti e le leggi mentre “fuori” una vasta platea di associazioni, blog, appelli correlati da firme e quant’altro, modulano un vasto dibattito sociale?

Democrazia rappresentativa significa comunicazione di massa unidirezionale, dal vertice alla base, come ci insegna tutta  la storia del Novecento. Mentre democrazia diretta significa comunicazione orizzontale e finalizzata non a convincere ma a permettere di decidere. 

La democrazia diretta è certamente di difficile attuazione, per riuscire deve tener presente le elaborazioni che arrivano dai movimenti sociali, dai forum di discussione dove i temi vengono affrontati con il dialogo più che attraverso votazioni a maggioranza. Le tecnologie possono facilitare ma anche ostacolare un progetto di democrazia diretta, i quanto non sempre la regola “una testa un voto” è il migliore dei sistemi possibili:  chi organizza al meglio l’esposizione di un argomento, anche se può non essere la soluzione migliore, può avere il maggior consenso. Dunque l’abitudine a documentarsi dovrebbe diventare la norma principale.

Serve uno sforzo collettivo, con anche risorse organizzative prelevate dalle istituzioni rinnovate. Servono giornali, radio, organizzazioni sociali che lavorino per convocare assemblee pubbliche nel territorio e per creare inchieste da riversare poi su una piattaforma pubblica e progettata per rispondere alla richiesta di facilitare la partecipazione. Lo stesso sito di camera e senato potrebbe, sulla scorta dell’esperienza di radio parlamento, essere la sede dove si depurano, si sintetizzano nel rispetto delle differenze, i temi da trattare e da indirizzare ai parlamenti corredati dagli orientamenti emersi dal basso.

… ma tutto quanto detto fin qui è pura utopia. Naturalmente non interessa a nessuno attuare un simile progetto. Nemmeno a chi, a parole, lo sventola come una bandiera.
Non interessa a Grillo, alle prese con manovre per non farsi schiacciare dal variegato mondo che lui stesso ha messo insieme. Non interessa al pd, da sempre dedito a cucire una sua tela fatta di banche, apparati, consorzi, società per azioni camuffate da cooperative.

Quelle espresse sopra sono fantasie di intellettuali visionari che si immaginano mondi perfettibili (anche il nostro sito lo fa). Infatti questo articolo in buona parte è frutto di un “taglia e cuci” ottenuto prendendo in considerazione diversi articoli di autorevoli personalità del mondo della cultura.

Paolo Bosco

LA SCUOLA ALESSANDRINA DEL IV SEC.


                        Ipazia di Alessandria 


 L’ultima dei filosofi



Una conferenza a cura di Claudia Giordani


Alessandria d’Egitto, fine del IV secolo. L’insegnamento della filosofia, della matematica e dell’astronomia viene faticosamente continuato secondo la tradizione del glorioso Museo della città, fondato quasi 700 anni prima da Tolomeo I e più volte saccheggiato e danneggiato da rivolte interne e guerre esterne. Ipazia, una donna, è rettirice della scuola alessandrina. Un fatto singolare. Non c’è da stupirsi, infatti, che del suo straordinario insegnamento non siano rimasti che pochi indizi. Il suo genio, al pari della sua persona, fu cancellato con violenza e furia ideologica. In una situazione geo-politica che vede il potere dei patriarcati cristiani affermarsi progressivamente da oriente a occidente, che vede scuole di pensiero consolidate perdere il loro prestigio sotto la spinta dell’inarrestabile affermarsi dell’ortodossia cattolica, la figura di Ipazia brilla con la potenza di una luce che ancora vuole illuminare il mondo mentre le tenebre incombono.

I brani tratti dalle fonti antiche sono letti da Barbara Baldini
Conferenza e slides sulla figura di Ipazia di Alessandria. 
Oltre al contesto socio politico, vengono illustrate le principali innovazioni della scienza alessandrina.
– 15 marzo 2013

Dalle ore 19.00

via Luigi Serra – presso HUB – Bologna

– Durante la serata, come sempre aperitivo conviviale – 

PATRIMONIO IMMOBILIARE PUBBLICO

La difficoltà abitativa dovuta alla precarietà e allo sperpero del patrimonio immoiliare pubblico, spesso abbandonato e destinato al degrado, rivela le due facce della stessa medaglia. Da una parte redditi sempre più esili e dall’altra edifici vuoti, palazzi chiusi perché invenduti o in attesa di un compratore che trovi i margini per speculare: La caserma Sani di via Ferrarese a Bologna ne è un esempio.

Le questioni dell’abitare, del consumo di suolo, delle devastazioni ambientali e della privatizzazione/valorizzazione del patrimonio pubblico, al tempo della crisi, si intrecciano tra loro 
in modo indissolubile. Il modello di sviluppo che ha un orizzonte basato sul cemento, sull’azzeramento del welfare e sulle produzioni nocive non può essere ancora tollerato. Una politica di riduzione del danno, semmai praticabile, sarebbe poca cosa nella realtà attuale. Serve una voce collettiva che amplifichi un sentire comune, che dia vigore alla resistenza, di fatto ampia ma frammentata, di coloro che dicono no alla svendita del patrimonio immobiliare comune, no alla speculazione privata quando costruisce fuori dai bisogni reali.

IPAZIA E LE DONNE SAGGE O STREGHE

8 marzo 2013



Serata stellata e simposio filosofico-femminista e storico culturale 
Per continuare a “a  frugare tra le stelle”  con Ipazia e le donne sagge o streghe.


Dalle ore 19 alle 23

Nella sede di Comuni Mappe – presso HUB, via Luigi Serra, Bologna, Bolognina.

1° atto: conversazione  filosofica e storico culturale “sul pensiero  filosofico  neoplatonico e l’attività scientifica di Ipazia d’Alessandria”  
con  Pino de March e Glauco Miranda

2° atto: presentazione  “dell’immaginario e dell’esperienza delle donne sagge o streghe  in Europa” 
con Sandra Schiassi

3° atto: presentazione documento visivo sulla “genesi del movimento femminista degli anni 70 “ 
con Antonietta Laterza

Durante la serata cena sostenibile con vini dei “campi aperti” o “genuino clandestino”
Ipazia d’Alessandria un’insegnamento contro il fondamentalismo e la misogenia

L’8 marzo 415 dell’era nuova,  al tempo dell’imperatore fondamentista cristiano Teodosio, una scienziata ed una  filosofa della Scuola neoplatonica di Alessandria d’Egitto, viene rapita ed assassinata da fanatici monaci parabolani al servizio del vescovo Cirillo della città di Alessandria (oggi San Cirillo di Costantinopoli). Le fonti storiche ricordano la sua morte per l’efferatezza con cui è stata compiuta: le furono strappati gli occhi con gusci di conchiglie affilatissimi, per aver osato come donna ed astronoma frugato nei cieli –la casa di Dio-, fu scorticata e tagliata a pezzi perché il suo corpo-sapere fosse una volta per sempre disperso ed incomponibile, e alla fine bruciata per disperdere ogni traccia.

 “…fu trucidata dai cristiani in  quanto  irriducibile alle pretese della nuova religione (fondamentalista cristiana) che chiedeva sottomissione, obbedienza cieca , rinuncia alla libertà di pensiero (alle donne in prima istanza e poi anche a tutti gli altri). Insieme a lei, in nome di Cristo e con il beneplacito dell’imperatore  romano (Teodosio) venne distrutta la biblioteca d’Alessandria,  la più grande del mondo antico, di cui Ipazia, era diventata Rettrice dopo la morte del padre, Il matematico Teone.”
“ I monaci parabolani non erano una setta di  fanatici cristiani . Era un’associazione creata dallo zio di Cirillo, Teofilo; nata con l’apparente scopo di aiutare le popolazioni in caso disastri naturali, ma che in realtà erano come le SS naziste o come le squadraccie fasciste: 600 monaci-assassini al servizio del  vescovo, che ammazzavano dietro ordine del loro capo, il vescovo patriarca d’Alessandria d’Egitto Cirillo.”
1 Note storiche culturali : materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il manifesto  10-4-2010                 
“Ipazia  insegnò filosofia neoplatonica a cristiani e pagani, fece numerose scoperte nel campo della matematica e fece conoscere ai suoi allievi le opere di Archimede, Diofanto ed Euclide. “Ipazia era una scienziata di grande levatura, ma non un’eccezione in Alessandria d’Egitto e in quell’epoca fu l’ultima filosofa-scienziata  della Scuola Alessandrina, della prima per caratteristiche università  al mondo (pluralità di saperi ricercati e trasmessi), un’università durata per quasi 800 anni….”
2 Nota storica culturale : materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il Manifesto  10-4-2010
“L’imperatore Teodosio aveva emanato un editto dopo l’altro, proibendo tutte le religioni che non fossero quella cristiana, pena la morte; dando l’ordine di bruciare tutti i tempii pagani, le sinagoghe ebraiche, di chiudere i Misteri Elusini e le Olimpiadi.  Prima di fare tutto questo,  Ambrogio vescovo di Milano, ispiratore e consigliere dei vari editti imperiali, gli aveva ordinato di bruciare i luoghi più pericolosi al mondo: le biblioteche! .  E quella di Alessandria per prima;  quella di Alessandria d’Egitto era una biblioteca rivoluzionaria; c’erano 700.000 volumi di cui 400.000 originali, ed una biblioteca aperta non solo agli studiosi  ma a tutta la gente, al popolo! “
“Ad alessandria d’Egitto … c’erano gli studi più avvanzati sul corpo umano, sulla botanica, fisica, chimica, astronomia, meccanica, filosofia, musica, e nella biblioteca, a disposizione di ogni studioso  o cittadino, c’era tutto lo sibile umano. Ipazia inoltre aveva creato anche strumenti utili, come l’aerometro, l’idroscopio,  l’astrolabio, per trasferire la teoria nella scienza sperimentale”
3 Note storiche culturali: materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il Manifesto  10-4-2010
L’impero romano decadente e la chiesa cattolica nascente
“ l’impero romano morente tentò di salvarsi afferrandosi alla chiesa cattolica nascente, ma per la sfortuna dell’umanità intera- proprio in quelli anni vissero ed operarono cinque abilissimi e spietati uomini politici, tutti accomunati da una misogenia radicale, quasi tutti futuri santi e padri della chiesa: Ambrogio a Milano, Agostino ad Ippona e Cartagine, Teofilo e Cirillo ad Alessandria, la terra più difficile da conquistare per la chiesa cattolica, città multietinica, multiculturale, multireligiosa, dove regnavano libertà inimmaginabili a quell’epoca, di conseguenza l’impero romano, che ormai seguiva fedelmente le scelte dettate dalla chiesa, tolse le indennità ed immunità all’unica comunità che poteva contrastare culturalmente Teofilo e Cirillo, la scuola di Ipazia. Il prefetto agusteo Oreste stimava molto la scienziata Ipazia, ed aveva intuito che Cirillo aveva la possibilità di annettersi l’intero Egitto in quanto poteva comandare 12000 monaci, più i fedelissimi  600 monaci-assassini, i parabolani. Chiese al reggente dell’imperatore romano d’Oriente, Antemio, in Costantinopoli,  di ridare subito indennità ed immunità ad Ipazia e alla sua scuola. Antemio capì e la attuò. …questa fu la goccia che fece traboccare il vaso del vescovo Cirillo:  ogni giorno cominciò a predicare contro quella donna  che non smetteva di dedicarsi ai numeri, alla musica e agli astrolabi: una strega!   E così Pietro il Lettore, il capo deio monaci-assassini, amico intimo del vescovo Cirillo….alla testa dei suoi sgerri aspettarono Ipazia (fuori dalla sua scuola),  l’afferrarono, la trascianarono nella nuova cattedrale cristiana del Cesareo.  Pietro  il Lettore, la denudò, le cavò gli occhi che gettò sull’altare di marmo bianco e poi la dette in pasto ai parabolani che la fecero a pezzi con dei gusci di conchilie affilate, poi misero i  suoi resti in alcuni sacchi di iuta e li trrascinarono per la città, fino al Cinerone, dove li bruciarono assieme alla spazzatura, urlando, chiamando Ipazia col nome con cui Agostino d’Ippona definiva le donne: “immondizie”.
Era l’8 marzo del 415 dell’era nuova “ma  non fu massacrata solo una grande scienziata.  Furono cacciati, esiliati ed uccisi anche quasi tutti gli ebrei, pagani, novaziani di Alessandria, furono fatti sparire tutti gli allievi di Ipazia, fu bruciata la biblioteca più grande del mondo antico assieme a tutte le altre di: Pella, Atene, Antiochia, Efeso, Pergamo. Ebbe inizio l’oscurantismo che fece precipitare il mon do nel buio.  Lo storico Gibbon in “declino e caduta dell’impero romano”, definì questa macchia “incacellabile” nel cristianesimo”.
4 Note storiche e culturali: materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il Manifesto  10-4-2010
Fondamentalismo e misogenia dei padri della chiesa
Fondamentalismo cristiano non è legato solo alla misogenia di un imperatore e di un vescovo, ma fu alimentato dalle scritture e pensieri di altri padri della chiesa:
S. Agostino, dottore della chiesa sostenne che:
 “la donna è un animale né saldo né costante; è maligna e mira a umiliare il marito, è piena di cattiveria e principio di ogni lite e guerra, via e cammino di tutte le iniquità; di lei si dubita che abbia un anima.”
S. Tommaso d’Aquino, dottore della chiesa e patrono delle Università Cattoliche oltre che inventore della seconda scolastica quella aristotelica,  non fu più leggero nei giudizii sulle donne di quello che è stato Agostino:
“la donna è un errore della natura, con la sua eccessiva secrezione di liquidi e la sua bassa temperatura essa è fisicamente e spiritualmente inferiore; è una specie di uomo mutilato, fallito , e mal riuscito; la piena realizzazione della specie umana è costituita solo dall’uomo.”
Di opinioni non discordi sulle donne un altro dottore della chiesa Sant’alberto Magno:
“il seme maschile fa nascere forme perfette, ossia, ma se per  qualche avversità esso si guasta, allora fa nascere femmine… perché nel coito c’è solo deformità, turpitudine, immondizia, ribrezzo. “
Ma tra tanto fondamentalismo e  misogenia cristiana si distingue il vescovo Sinesio, allievo di Ipazia, che documenta la sua persecuzione.
Sinesio una vita fondata sulla ragione
“A Sinesio dobbiamo innanzitutto riconoscenza per le lettere che lui scrisse ad Ipazia, fra i documenti più importanti che la storia ci ha tramandato sulla vita e sul pensiero della rande scienziata alessandrina; Sinesio fu allievo eccezionale di Ipazia, scelse di accettare la carica di vescovo di Cirene per motivi politici (per contrastare il fondamentalismo e la misogenia degli altri padri cristiani) … ma a Teofilo e a Cirillo disse che lui, non avrebbe mai rinunciato alla moglie e ai filgi, che non avrebbe mai tradito l’insegnamento più prezioso che Ipazia gli aveva trasmesso: la sua vita fondata sulla ragione! Che lui si abbracciava il cristianesimo, ma che mai nessuno gli avrebbe fatto credere alla fiaba della resurrezizone di Cristo!”
4: Note storiche e culturali: materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il Manifesto  10-4-2010
Le scuse di  Papa  Wojtila e  della chiesa contemporanea 
“Papa Wojtila chiese ‘scusa‘ solamente per ‘alcuni  figli della Chiesa‘ che commisero dei gravi errori. Papa Umberto VII e il suo braccio destro cardinal Bellarmino, che condannò al rogo Giordano Bruno e all’abiura Galileo, non erano dei figli della Chiesa, erano la Chiesa! Il Papa chiese perdono a Dio, non alle vittime di tanti roghi e genocidi, e solo per gli ‘errori’  commessi nel secondo millennio: quelli del primo, fra cui il massacro di Ipazia e di tutta la comunità pagana ed ebraica di Alessandria d’Egitto, per lui non contano.  E poi per quanto riguarda la pedofilia di cui è coinvolto il Vaticano, la risposta di Ratzinger : “è semplice chiacchericcio! Non  ci faremmo intimidire.”
5: Note storiche e culturali: materiale tratto  da un  intervista di Massimo di Teo ad Adriano Petta – su Alias il Manifesto  10-4-2010
                 
E  mai più nessuna donna avrebbe dovuto frugare tra le stelle”  (…. )
La sua morte cruenta neil corso dei secoli è diventata il simbolo delle persecuzioni religiose cristiane; e a queste persecuzioni seguirono altre, quelle delle donne sagge definite malvagiamente streghe nelle piazze e cattedrali d’Europa.                                        
Le streghe (o donne sagge)
“ la caccia alle streghe imperversò in tutta l’Europa cristiana  (cattolica e poi protestante) dal XIII al XVIII secolo. Iniziata nel 1258 con una bolla del Papa alessandro IV ,  si promulgò (senza sospensione temporanea  alcuna) fino al 1728 quando l’ultima volta in Europa una strega venne bruciata . cinque secoli che vedono il passaggio dal Medioevo all’età moderna, dal feudalesimo alle monarchie assolute, dall’aristotelismo scolastico all’illuminsimo; ma le persecuzioni contro le streghe, contro le donne sagge persiste identica. Mentre nelle corti italiane e quelle francesi, poi nei salotti, si disputa di arte, amore, cultura e libertà, nelle campagne si scatena la peresecuzione contro chi osa ribellarsi; coloro che, fedeli ad un patrimonio culturale antico, rifiutano l’ingerenza dell’autorità ecclesiastica sono arse vive a migliaia suile pubbliche piazze. E’ interessante notare che la Chiesa dei primi cristiani di fronte alle pratiche di magia e ai riti rivolti alle divinità pagane, non asume un atteggiamento di aperta persecuzione, bensì si limita a dichiarare falsi ed illusòri i prodigi stregoneschi ed eretico chi vi crede: ammettere l’esistenza di questi fenomeni, sia pure per combatterli, avrebbe significato dar loro una specie di avallo. Ma di fronte al loro persistere Sant’Agostino dichiara di credere nell’esistenza della stregoneria, pur considerando di natura psichica manifestazioni quali metamorfosi, levitazione… si giunge quindi alla bolla del 1258 con cui si considera eretico chi non crede all’effettiva esistenza dei fenomeni di stregoneria, ritenuti opera del demonio.  Ma occorre subito sottolineare  un punto: molto rara è la figura dello stregone: un vescovo italiano del 1600 arriverà a proclamare che ogni mago o negromante si trovano 10 000 streghe!  La stregoneria è considerata ed è un affare preminentemente di donne, non solo, ma si arriva perfino ad affermare che il nascere3 femmina predispone  a diventare strega. D’altra parte mettere in relazione il fenomeno della caccia alle streghe solo con la persecuzione messa in atto dalla Chiesa nel periodo summenzionato non consente di comprenderlo nella sua complessità
Le donne riconosciute come  sagge, depositarie di saperi  e temute come streghe
E’ necessario tornare indietro, agli albori della civiltà, poiché la strega, maga, diavolessa, saga, fattucchiera, la donna quale fonte di pericolo e depositaria di male, è un’immagine ricorrente in tutta la storia patriarcale.
Fin dai primordi le donne in qualità di raccoglitrice di erbe e bacche avevano imparato a riconoscre le piante medicinali e le qualità psicogene di alcune di esse, il cui uso può spiegare certe particolarità attribuite alle streghe in tutte le epoche: levitazione, mutabilità, metamorfismo.  La strega è un elemento importante in molte culture primitive; essa  è temuta non in quanto malefica ma perché depositaria di poteri oscuri e innafferabili. Questa funzione  magica assume diverse caratterizzazioni a seconda dei luoghi e dei momenti.
La maga poteva essere considerata emissaria di un culto barbaro, portavoce di una cultura di minoranza, sacerdotessa di una divinità caduta in disgrazia (dea madre del neolitico o Medea proveniva dalla Tessaglia; per i romani  le maghe erano sabine o marsiche). Racconti di streghe si trovano nel mondo germanico, nei racconti slavi, nelle saghe nordiche.
Ma la strega non è mai una figura isolata; attorno ad essa si raccolgono molte donne: le Menadi e le Baccanti sono sacerdotesse di un culto orgiastrico assai popolare in Grecia e nella Roma repubblicana e poi in quella imperiale. Il culto di Demetra come quella di della Magna Mater Cibele è la versione rispettivamente greca e romana di quelle  di una più antica divinità femminile che si ritrova all’origine di ogni civiltà (Istar, Iside ecc.), connesso con le fasi lunanri. La periodicità di queste fasi  infatti, fin dai tempi più remoti, era stata messa in relazione con i cicli della donna in base ai quali si era cominciato a scandire il tempo. Anche il succedersi delle stagioni veniva messo in relazione con il ritmico alternarsi delle fasi lunari: la luna era considerata una presenza benefica, indispensabile per la la crescita, in quanato essa fa germinare i semi, crescere le piante, partorire gli animali e le donne. Le donne si trovano pertanto sotto  la protezione della luna con la quale hanno in comune il potere di generare e di far crescere ogni cosa e persona.  La luna nei suoi diversi aspetti viene identificata con una divinità trina, molteplice che non si può definire univocamente (Ecate triformis). 
(ed anche qui la Chiesa  declinerà nella nuova  forma patriarcale maschile (padre, figlio e spirito santo)
Testo tratto da  Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
…..
I  Sabbath
I riti delle streghe –sabbath – venivano celebrati in date che il cristianesimo aveva fatto proprie  assumendole direttamente dalla tradizione dei culti lunari (1 maggio- Calendimaggio, 1 novembre ogni santi,  2 febbraio Caldelora, mezza estate Assunta); si svolgeranno nei boschi o sulle colline, con la partecipazione di grandi folle (vi sono testimonianze di 25 000 persone). L’atmosfera era di grande libertà ed ebbrezza: vi si svolgeranno banchetti, canti, danze frenetiche (la ridda del sabba era un ballo in tondo assai ritmato ch si danzava schiena a schiena). Nel sabba, folle provenienti da vari paesi si incotravano senza restrizioni: l’unica condizione era presentarsi senza armi e, per gli uomini farsi accompagnare da una donna. Questi riti costituivano anche una rivolta contro le restrizioni sessuali: la Chiesa proibiva i mattrimoni fra consanguinei fino al 6 grado, il signore feudale, per non perdere un servo, ostacolava le unioni con le forestiere. Durante i riti invece tutti potevano incontrarsi liberamente; le tenebre  e l’ebbrezza consentivano di abbandonare gli schemi legati alle convenzioni  sociali per unirsi segeundo i propri desideri. Tuttavia “mai una donna ne tornò incinta “. Si dice che anche le nobildonne vi partecipassero e ne attingessero cognizioni abortive e contraccettive.
Testo trattto da  Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
…..
Messe nere, donne sagge e persecuzioni  religiose
Messe nere
Dal XIV secolo in poi si diffonde l’uso delle messe nere, rito dissacratorio che segue punto per punto  l’andamento  della messa, per esorcizzare il Bene identificato con il Signore, l’autorità,  il padrone. Protagonista di questo dramma diabolico (rovesciato simbolicamente) è la donna, sacerdote, altare, ostia con cui si comunica tutto il popolo. Nella sua disperazione la donna-strega trova l’audacia, nella fedeltà a una tradizione antica la forza per schernire le manifestazioni del potere dominante, mantenendo in vita una tradizione femminile che cercava di opporsi all’invadenza di una civiltà decisamente  antiphisis (anticorporea ).  E così molte streghe saliranno al rogo con fierezza,  atesta alta, testimoni di valori antichi.
Testo tratto da  Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
I sabba
I sabba sono descritti nelle testimonianze degli oppositori (le uniche esistenti) come  luoghi dove avvengono ogni  sorta di delitti: sodomie, incesti, congiungimenti con il demonio, uccisioni di bambini….Queste accuse riprendono, stravolgendone il senso, alcuni elementi presenti nell’antico rituale  della luna: una delle rappresentazioni della dea era la scrofa che mangia la prole:  ad essa nell’antichità venivano offerti sacrifici umani;
testo tratto da Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
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Donne sagge  e il medico per il popolo Paracelso
La saga (donna saggia) per la sua conoscenza delle erbe e delle loro proprietà curative, era l’unico medico per il popolo (Paracelso dichiara di aver  imparato dalle streghe tutta la scienza); essa era l’unica disposta ad alleviare l’antica condanna “partorirai con dolore. Queste sue abilità le  verranno ritorte contro accusandola di preparare veleni e filtri per fatture e malocchi, e di derivare il suo sapere dall’accoppiamento col demonio (V. Conforti, streghe guaritrici).
Testo tratto da  Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
La caccia alle  streghe  dei giudici inquisitori  redattori del Malleus Maleficarum (martello delle streghe)
La gente che per ricorrere ai servigi delle streghe, si lascia facilmente convincere che sono loro le responsabili di ogni digrazia. La psicosi dilaga, come sempre quando si identifica il capro espiatorio dei mali che affliggono la società in una vittima che non può diffendersi .  le delazioni si susseguono a catena qunado l’autorità ecclesiastica promuove  la crociata contro l’eresia con la bolla “Summis desiderentes affectibus “  del 1484.   In quello stesso anno Innocenzo VIII incarica H. Kramer  e J. Sprengher , giudici inquisitori  di Germania, di compilare una relazione di stregoneria.  Questa sarà il tristemente noto  Malleus Maleficarum (il maglio delle streghe), antologia di ogni sorte di accuse fondate sul pregiudizio e l’ancestrale paura del diverso. La colpa ha carattere eminentemente sessuale: si insiste ossessivamente sui contatti carnali col demonio, su elementi osceni, sull’impurità nella natura femminile.
 Testo tratto da Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
Malleus Maleficarum  e l’Inquisizione cattolica-romana
Questo  è il codice a cui faranno riferimento tutti gli inquisitori. L’epidemia della caccia alle streghe dilaga, la peresecuzione politica accende la persecuzione. L’isteria collettiva oscilla tra i deliri allucinatori di quelle che si immaginano di essersi  congiunte col diavolo e il delirio omicida di francescani e domenicani che le sterminano col fuoco.  Nei territori in cui il diritto canonico resta forte, i pro0cessi di stregoneria si moltiplicano, dove i tribunali laici avocano a sé quelli affari essi diventano rari e spariscono.  Ad esempio questo succede in Francia per circa cento anni fra il 1450 e il 1550. In Spagnainvece durante il regno della pia Isabella (1506), il cardinael Ximenes comincia a bruciare le streghe, a Ginevra,allora governata dal vescovo, ne arde 500 in 3 mesi (1515).  Nel minuscolo vescovado di Bamberga in poco tempo mette al rogo 600 donne  e quello di Wurburg  900.  Il metodo è semplice: adoperare dapprima la tortura  creando col dolore e lo spavento testimoni falsi, poi estorcere all’accusata con sofferenze insopportabili, una confessione, e quindi credere a questa confessione anche contro l’evidnza dei fatti. Alcune  sono di9sposte a confesssare persino senza la tortutra: molte sono in preda ad una specie di esaltazione dettata dalla deisperazione per le condizioni di vita cui sono costrette ed anche dalle suggestioni di vedersi attribuire poteri soprannaturali, tanto più lontani dal loro effettivo annichilimento.  Nel 1518 l’inquisitore manda sul rogo 70 streghe nel Val Camonica, altrettante ne imprigiona; quelle sotto accusa ammontano a circa 5000 cioè a un quarto della popolazione complessiva della vallata.  A Brescia nel solo anno 1510 sono bruciate 70 donne, e 300  vengono arse vive a Como nel 1514.  L’Inghilterra puritana,  non essendo soggetta all’Inquisizione cattolica, raggiuge solo nel secolo XVII l’apice della caccia alle streghe.  Documenti dell’epoca deplorano la fatica che gli uomini dovevano fare per trovare una sposa; essi erano costretti ad andare molto lontano a cercarla, poiché non solo le donne e giovanette, ma anche le bambine erano sterminate.  In alcuni paesi non si trovavano più persone di sesso femminile  al di sotto dei sette anni!. … il cardinale J. B. Bousset, nella  Francia del ‘700, si diceva convinto che l’Europa fosse minacciata da un esercito di streghe di cui auspicaca il rogo.
Testo tratto da Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
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Filosofi moderni complici  dei tribunali ecclesiastici della caccia alle streghe

I filosofi contemporanei non fanno nulla per contrastare  la caccia alle streghem anzi l’approvano:  F. Bacone e Malenbranche sono fra questi.  Persino  l’illuminismo sarà molto lento nel far luce su questo fenomeno.
La stregoneria fu dunque un vero e proprio –sessuocido  (femminicidio diremmo oggi) : si ritiene che le sue vittime, in soli due secoli, abbiamo raggiunto il numero di 8 milioni di donne sagge  arse vive.
Testo  tratto da  Serena Castaldi e Liliana Caruso –l’altra metà della storia – casa editrice G. D’Anna –Messina-Firenze 1975.
Testo di ricerca attiva ed di elaborazione permanente  di Pino de March

RI/SOLUZIONE CIVILE

UNA – Lettera ad Ingroia e ai 4 lords della sinistra extra-parlamentare (cioè rimasta fuori dal parlamento per mancato quorum) come testimonianza di una preannunciata sconfitta della lista 4° stato – EDUN Elogio  alla generosa presenza attiva del M5S (ma nessuna complicità con la  diarchia rivoluzionaria di Grillo)


In un testo scritto il 13/12/12, era il giorno dopo la fatidica data (12/12/12) che i Maya avevano preconizzato come giorno della fine del mondo, ipotizzai il fallimento del progetto che stava delineando il magistrato e un variegato arcobaleno di sigle. Le cose per il mondo e per l’umanità  sono andate molto meglio  di quanto sono andate oggi (27 febbraio 2013 ) al 4° Stato di Ingrioia e dei suoi complici suicidi novecenteschi (suicidi per la terza volta).
La mia lettera con tono ironico mal celava la rabbia per le scelte fatte da Ingroia di risuscitare i 4 lords (come appellavo ironicamente  i quattro leader della sinistra exparlarlamentare: Ferrero per rifondazione comunista,  Diliberto per comunisti italiani,  Bonelli per i verdi e Di Pietro per  Italia dei valori) e di mettere all’angolo la diffusa rete di cittadinanza  attiva fatta di nodi (aggregazioni spontanaee) e di assemblee estese in tutto il territorio (in particolare “cambiare si può”) … e dei vari comitati dell’acqua come Bene Comune, dei No Tav, no Ponte, dei movimenti per i Beni Comuni della città,  della cultura ecc.
Per amor di verità fra questi solo Ferrero si era reso disponibile per fare un passo indietro, come chiedevano le assemblee diffuse e cittadine – e di lasciar passare i prescelti cittadini/e delle assemblee territoriali.
Poi le cose andarono diversamente perché la maggioranza del partito di R.C. decise  di seguire gli altri aristocratici leader della sinistra extra-parlamentare; e qui l’intervento di Ingroia fu deecisivo, con un colpo da mago scelse di costruire una lista a pettine: un cittadino comune / un aristocratico lords.
Dopo questa decisione le assemblee territoriali implosero e la maggioranza scelse il riflusso e  l’attesa fine delle elezioni 2013; altri, una piccola minoranza di realisti – lealisti – di sostenere Ingroia e pochi altri, come me,  scelsero di rimanere attivi nei nodi sopravissuti di A.L.B.A e di continuare a sostenere mobilitazioni e lotte contro la riprivatizzazione dell’acqua da parte delle amministrazioni locali e per il referendum che si farà a maggio a Bologna per una  ripensata scuola pubblica di tuttti e tutte (statale, comunale e regionale)  e contro il finaziamento ad una scuola paritaria e privata.
La presenza di Grillo e delle sue assemblee (preannunciata primavera italiana) non mi erano risultati indifferenti, condividevo molte delle proposte e della filosofia di cittadinanza attiva, attivazione attraverso i new media di una certa democrazia diretta e parteciapata, di prediligere i Beni Comuni  contro una visione liberista e di individualiasmo proprietario indifferente e cannibale delle comunità umane.
Una delle cose che mi tratteneva dal sostenere apertamente il movimento di Grillo era la verticalità  dell’organizzazione – diarchia – un certo dispotismo rivoluzionario, e la proprietà del logo del Movimento 5 stelle; diverso sarebbe stato il mio atteggiamento se al posto di trovarmi in Italia con M5S mi fossi trovato in Germania con il Piraten – dove tutta l’organizzazione è orizzontale assieme alle decisioni (lì siamo in presenza di una vera rete di iter dipendenza e di cittadianza attiva, responsabile di orgnaizzazione e decisione. Più interattiva, comunarda e libertaria). 
Ma la storia con i suoi eventi traumatici e con lo scherzo dell’omino gobbo (direbbe Benjamin), è  portatrice di verità  anche indigeste e di trasformazioni inaudite di cui non si può negare la presenza.
Quel 1/3 di gente comune, elettrice del 5 stelle, proveniente da varie aree politiche, ha determinato qualcosa di straordinario e di cui non si può far a meno di riconoscerne la valenza rivoluzionaria e civile (anche il movimernto di liberazione dal fascismo raccolse la gente migliore di ogni parte politica che non sopportava più quello spettacolo indecente, quelle guerre  e quella miseria e morte  diffusa che il fascismo aveva provocato); così oggi tutti noi non riusciamo più a sopportare Berlusconi e tute quelle forze che per anni non hanno saputo distinguersi eticamente e culturalmente.
Il 5 Stelle si deve emancipare dalla sua diarchia benefica e generatrice – per assumere quella responsabilità ed autonomia pirata.
Penso che i padri generatori non dovrebbero limitare la crescita dei loro figli e figlie e nemmeno la crescita autonoma della società: restino garanti del processo orizzontale e conflittale ma non soffochino la primavera sul nascere.
Va comunque riconosciuto il valore straordinario di Grillo. Come in tutte le piazze d’Italia non manca una statua a cavallo di Garibaldi non mancherà l’Italia di riconoscenza per Grillo giù da cavallo tra la gente comune. Grazie Garibaldi grazie Grillo; non è finito il tuo contributo all’Italia! Dei tuoi “giovani” cittadini in Parlamento e nel Paese sento che non potremmo farne più a meno,  neppure noi movimento diffuso di trasformazione per i Beni Comuni e per una società umana ecologica e sociale in un tempo di globalizzazione.
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Lettera aperta del 13/01 ad Igroia come testimonianza di una sconfitta preannunciata
Ad Ingroia e ai 4 lords della sinistra extra-parlamentare

« Ho partecipato a tutte le istanze assembleari di Cambiare si può– bologna – come alle molte altre di a.l.b.a (alleanza lavoro beni comuni ambiente), mi aspettavo una reale rivoluzione civile che nel suo significato manifesto o latente sta per… mettere la cittadinanza e le comunanze attive e volontarie emerse dalle lotte sociali nella condizione di emancipazione/liberazione attraverso quelle istanze dirette e partecipative che mirino a cambiamenti possibili-
« ad una desiderata autonomia e dignità... per uscire fuori dall’attuale sistema (dx, centro, sx) che tende ad infantilizzare, trasformando i cittadini in sudditi dipendenti clienti …
« sedurre – illudere e non istruire, informare, creare vere condizioni di vita attiva al fine di dare pieno valore a quella aspirata sovranità popolare
« ci aspettavamo da lei (Ingroia) una maggiore ascolto delle istanze di base ed invece ci siamo trovati nelle liste locali ancora degli alieni alla cittadinanza e alle nostre assemblee …
« come soggettività precarie liquide depresse oppresse e deluse sofferenti che aspiravano a nuovi livelli di responsabilità e a cambiamenti reali nelle condizioni di vita e sociale, ci aspettavamo un’altra cosa.
« ci siamo sentiti scippare e prosciugare le nostre istanze di base costruite in mesi di fatica ed impegno..
« non so cosa pensare della sua rivoluzione!!!
« la mia non è una lamentazione ma una denucia alla tradita fiducia in primis dal sistema dei micropartiti …
« proprorei per i 4 noti rappresentanti della sx … 4 seggi di senatori a vita come i lords inglesi (come riconoscimento definitivo) per farla finita una volta per tutte con queste istanze verticali.

« alle prossime elezioni orizzontali…

– uno dei comuni o della camera dei comuni- Pino De March